Cronaca

Desirèe Digeronimo annuncerà ufficialmente la propria candidatura a primo cittadino

Dopo l’ufficializzazione, qualche settimana fa, di Domenico Di Paola a candidato sindaco di Bari in nome e per conto della sua stessa associazione “Impegno civile per Bari”, domani potrebbe essere  Desirèe Digeronimo ad annunciare ufficialmente la propria candidatura a Primo cittadino per le prossime amministrative baresi. A dar manforte alla candidatura dell’ex pm della Procura di Bari, dallo scorso luglio in servizio a quella di Roma, ci sarebbero alcuni gruppi della cosiddetta società civile barese, con a capo l’associazione “Riconosciamo Bari”, che a successore di Michele Emiliano a Palazzo di Città vorrebbero un altro magistrato che verosimilmente conosce bene la mappa del crimine organizzato nel capoluogo e le trame di palazzo che ruotano intorno agli interessi del potere locale, a cominciare da quello sugli appalti e sull’urbanistica. Infatti, la Digeronimo è assurta agli onori della cronaca locale e nazionale, quando prestava servizio a Bari, per aver indagato su alcuni noti fatti di mala sanità in Puglia, ma soprattutto per aver mandato a processo il governatore Nichi Vendola ed il suo primo assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco. La principale associazione politico-culturale che invoca la candidatura a sindaco della Digeronimo, “Riconosciano Bari” per l’appunto, si definisce come “Un gruppo di cittadini che ha deciso di riprendere in mano le redini del proprio futuro individuale e collettivo”. Decisione, questa, che – a detta della stessa associazione – rappresenterebbe “Un impegno complesso e gravoso, ma anche una sfida affascinante, per riportare i cittadini ad avere un ruolo di primo piano nella gestione della cosa pubblica”. I temi su cui l’associazione “Riconosciamo Bari” punta i riflettori per le prossime amministrative sono “Commercio, pubblica amministrazione, welfare, mobilità, ambiente, turismo, cultura”. E paradossalmente non compaiono quelli della “sicurezza” e della “legalità” che sarebbero i temi sui quale, invece, il candidato sindaco che l’associazione propone avrebbe competenze specifiche e potrebbe, forse, attirare di più l’interesse dei baresi, che proprio su tali problemi si sentono particolarmente trascurati dalle Autorità locali che, a detta di molti baresi, anche su tematiche così fondamentali, per la percezione da parte dei cittadini delle Istituzioni e della presenza dello Stato, sono da tempo latitanti. Sta di fatto che se la ex pm della Procura barese dovesse domani, nel corso di un incontro pubblico organizzato da “Riconosciamo Bari”, sciogliere la riserva della sua possibile candidatura a sindaco, allora avremo già due nomi di sicuri candidati a Primo cittadino per la prossima primavera. Candidature che, al momento, non sembrerebbero essere sostenute da alcuno degli schieramenti tradizionali, né sono emanazione diretta delle forze politiche presenti a livello locale. Anche se c’è il forte sospetto che dietro tali nomi possano comunque celarsi manovre di alcuni settori della politica locale che, a pochi mesi dalla consultazione elettorale, mirano a generare confusione nell’elettorato locale, per frammentare eccessivamente il consenso al primo turno e rinviare, in tal modo, al ballottaggio l’elezione del Primo cittadino. Un rinvio che potrebbe favorire un eventuale candidato sindaco espressione della politica partitocratica, oppure costringere i contendenti del secondo turno a stringere accordi con le forze partitocratiche qualora uno dei due concorrenti, o entrambi, non fossero espressione diretta della partitocrazia. A Bari, da quando è in vigore l’elezione diretta del sindaco, non c’è stato alcuno dei due sindaci che si sono susseguiti, Simeone Di Cagno Abbrescia prima, ed Emiliano dopo, che inizialmente erano emanazione diretta di un partito. Successivamente, però, entrambi sono diventati parte integrante e sostanziale del sistema partitocratico. Infatti, Di Cagno Abbrescia è diventato parlamentare per il maggior partito del centrodestra ed Emiliano è addirittura diventato segretario regionale, e tutt’ora ne è presidente, del maggior partito del centrosinistra, pur avendo fatto, nel 2004, la sua prima campagna elettorale da candidato sindaco che si proponeva come espressione della cosiddetta società civile ed all’insegna dell’antipolitica. Quindi, la discesa in campo di personaggi attualmente fuori dai partiti e dalla politica tradizionale non significa necessariamente che, in caso di una loro vittoria elettorale, il sistema partitocratico resterebbe fuori dalle stanze del potere comunale. Anzi, a Bari i precedenti dimostrano esattamente il contrario. Ossia che gli schieramenti di partito si sono serviti di personaggi della società civile per vincere le elezioni, ma poi li hanno fagocitati a tutti gli effetti nel sistema partitocratico. Un modo per raggirare gran parte di quell’elettorato che evidentemente non ha più fiducia nei partiti e che puntualmente si illude, forse, di poter ritrovare trasparenza ed efficienza amministrativa nelle sorprese che un pseudo sistema bipolare ad elezione diretta consente di esprimere, contrariamente a quanto accadeva il precedente metodo elettorale proporzionale puro. Ma, a distanza di vent’anni dall’entrata in vigore del nuovo sistema di elezione dei sindaci, cominciano ad emergere sicuramente incongruenze e contraddizioni che, forse, sono un male peggiore di quello che in passato si voleva combattere.         

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 5 Dicembre 2013

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