Cronaca

Discarica Martucci: chiusura più vicina? Le associazioni sperano

Discarica Martucci, sempre peggio. Nel senso che, come paventano da tempo ambientalisti, associazioni e comitati a tutela dell’ampio territorio occupato dalla discarica tra Conversano, Polignano a Mare e Mola di Bari, negli ultimi tempi si registrano avvenimenti che vanno nella direzione opposta a quanto i gestori dell’impianto in contrada Martucci e Regione Puglia avevano sperato e programmato. E così, come fanno sapere dall’Associazione “Chiudiamo la discarica Martucci” col presidente Vittorio Farella, la riapertura delle vasche s’allontana sempre più e i tempi per la chiusura definitiva del sito sembrano avvicinarsi. Ma atteniamoci ai fatti, al di là delle vicende giudiziarie che si incrociano come sempre in questi casi all’infinito, tra sentenze, ordinanze e impugnazioni che s’aggrovigliano e attorcigliano. Creando sempre maggiore confusione. E allora per rimanere alle cose concrete, come detto ci sono segnali che vanno ormai tutti nella stessa direzione. A seguito delle delibere di Consiglio Comunale di Mola, n. 52 e 73 di fine 2021, il Ministero della Transizione Ecologica all’inizio di quest’anno ha commissionato un’inchiesta sul sito Martucci all’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, intesa a verificare “se i fatti ivi rappresentati siano suscettibili di integrare fattispecie di danno ambientale o minaccia di danno ambientale”. Il <report> finale è stato licenziato poco meno d’un mese fa (precisamente a metà settembre) e notificato ai Comuni di Conversano e Mola, alla Città Metropolitana, alla Regione Puglia e Prefettura nei primi giorni di questo mese di ottobre. Orbene, da questa relazione tecnica emerge che, per la prima volta, il Ministero dell’Ambiente risponde agli appelli ripetuti nel tempo delle comunità locali sul trasferimento del sito, anche sulla scorta del fatto che l’on. Vianello, gruppo Misto (ex M5S), il 30 maggio scorso aveva richiesto allo stesso MiTE di chiarire -sempre in riferimento al sito Martucci – la temuta “estrema pericolosità dell’intero impianto sotto il profilo ambientale e sanitario”. Ma scendiamo ancor più nel dettaglio. A leggere la relazione ISPRA sul lotto 3 rileva, ad esempio, che gli elaborati più risalenti nel tempo sono datati febbraio 2002, mentre la prima autorizzazione all’esercizio della discarica risale al 1996 e “non si hanno al momento dati circa il progetto originario.” E in una relazione tecnica del 2004, con riferimento alla rete di captazione delle acque meteoriche, si legge testualmente che “in fase di realizzazione della discarica, mentre il bacino di smaltimento è in cava, data la conformazione di luoghi, di non realizzare la rete di captazione come è avvenuto per gli stralci precedenti. Ergo, dal 1996 al 2009 circa, quando si è giunti al piano di campagna, tutta l’acqua meteorica sarebbe finita ad alimentare la produzione di percolato senza la conoscenza di impermeabilizzazione del fondo e le constatate rotture dei teli di protezione. Fatto preoccupante, insomma. Senza contare che per quanto riguarda i presidi ambientali, da progetto, nel sito erano presenti 5 pozzi spia e, si legge sempre nella relazione tecnica licenziata dal MiTE,  questi pozzi sono stati eseguiti in passato regolari attività di monitoraggio che portarono nel 2013 al sequestro dei lotti I e III a causa del rilevamento di superamenti di alcuni metalli (Fe, Mn, Pb) in alcuni di essi. Le attività di monitoraggio sono proseguite sino al 2014. A causa però dello stato di deterioramento nel tempo dei pozzi, non è mai stato possibile proseguire oltre, come non è stato possibile utilizzare con certezza gli esiti dei monitoraggi eseguiti negli anni passati al fine di definire lo stato di contaminazione nel suolo e nelle acque sotterranee a causa dell’inadeguatezza di tali pozzi alle norme di riferimento. Nel 2017, infatti, Arpa/Puglia ha eseguito un sopralluogo finalizzato alla verifica di fattibilità del campionamento dei pozzi. rilevando “lo stato di improcedibilità dei monitoraggi e la necessità di ripristinare i pozzi di monitoraggio della falda, al fine di caratterizzare le acque sotterranee e di eseguire gli interventi di messa in sicurezza della discarica. Insomma, la relazione contiene argomentazioni da far riflettere gli enti a livello locale (le associazioni le descrivono come ‘inquietanti e minacciose’) e le conclusioni dell’ISPRA sono in qualche modo consequenziali, sebbene non proprio coerenti. Certo, affermare che “allo stato attuale non è stata accertata la presenza di contaminazione del suolo e delle acque sotterranee” e che gli accertamenti Arpa, soprattutto quelli dal 2019 in qua, rivelano “elementi che potrebbero costituire un rischio per le matrici ambientali”, ma affidarsi poi alla semplice opportunità di “concludere in tempi brevi le attività di costruzione del terzo piezometro e procedere con una nuova campagna di monitoraggio” non è eccezionale. Ben altro secondo i comitati contro la discarica Martucci si poteva rimarcare, alla luce delle evidenze ricavate da varie indagini. A cominciare da quelle della Magistratura (relazione Boeri & C.) e da quelle ricavate dai lavori del Tavolo Tecnico. Di certo c’è che la Regione Puglia continua a tentennare, mentre la Magistratura Amministrativa pare proprio allungare i tempi di esecuzione in pristino. E invece la messa in sicurezza del sito inquinato richiede decisioni concrete e tempi certi, a tutela della salute e dell’ambiente.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 12 Ottobre 2022

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