Cultura e Spettacoli

E la processione delle teste mozze ebbe fine

Sul finire del 1681 tre capi banda, tali Gio Batta Albanese, Antonio Angone e Francesco Vignola, a capo di una ventina di masnadieri, si rendevano protagonisti di un “eccesso” nella tenuta del marchese Delocito, localizzabile in provincia di Bari. Che s’intende per ‘eccesso’, come riportato dai documenti dell’epoca? Si può pensare ad un’irruzione notturna, seguita da una rapina e chiusa da devastazioni. La gravità del fatto si arguisce dalla reazione del Preside della Sacra Regia Udienza di Trani il quale il 26 dicembre di quell’anno, nel dare avvio alle operazioni di cattura dei malfattori, faceva diffondere in tutta la provincia un bando in cui si prometteva un “premio di ducati cento per ogni testa recisa dei suddetti capibanda”. Fin qui nulla di che, rientrando la feroce disposizione nello spirito dei tempi. Ma c’è una cosa che fa specie : Il 3 gennaio lo stesso Preside emanava un secondo bando nel quale si precisava che l’Autorità non avrebbe accettato teste recise da parte di persone che non avessero potuto dimostrare d’aver fatto tutto il possibile per catturare vivi i ricercati. Il rifiuto era poi allargato alle persone non in grado di chiarire se il morto era stato un “delinquente dei luoghi”. Cos’era successo nell’intervallo fra i due bandi? Era successo che all’indomani della prima disposizione, ingolositi dai cento ducati, numerosi tristi si erano presentati alla Sacra Udienza di Trani con una testa recisa nascosta in un sacco, ciascuno affermando essere il proprio trofeo il capo di Gio Batta Albanese o di Antonio  Angone oppure di Francesco Vignola. Una cosa da mettere in allarme i Magistrati : Se i ricercati sono tre e le teste presentate una trentina, i conti non tornano, vuol dire che per la maggior parte quei cacciatori di taglie (o tutti?) sono in errore, oppure, peggio, in mala fede…  Nel Seicento non esisteva la fotografia. Un bando a carico di un criminale poteva solo indicarne nome e provenienza. Dopo di che, salvo riconoscimenti da parte di famigliari, ancora oggi le teste si somigliano tutte. Insomma, uomini anche peggiori di quelli che avevano guidato “l’eccesso” nella tenuta Delocito, non avevano esitato a far fuori vagabondi, pellegrini o gente ignota nel raggio di cinquanta leghe spacciandone le teste per quelle dei ricercati. Di fronte a questa ‘inflazione’ di macabri reperti la Regia Udienza si era vista costretta a stabilire un limite. Il risultato fu che la processione di teste mozze ebbe fine. Né si ebbe altra notizia dei tre capibanda. Non si può escludere che proprio questa sopravvenuta difficoltà a carico dei ‘bounthy killer’ di dimostrare la conoscenza di determinate persone e circostanze abbia giocato a favore dei ricercati.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 1 Marzo 2017

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