Cronaca

…ed Emiliano non perde l’occasione per attaccare Renzi

Non perde occasione il neo governatore pugliese, Michele Emiliano (Pd), per attaccare il premier nonché segretario nazionale del suo partito, Matteo Renzi. Questa volta a fornire l’occasione al governatore pugliese è il Congresso dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, apertosi ieri al teatro Petruzzelli di Bari. Infatti, durante una pausa Emiliano, parlando delle dimissioni del collega governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino (Pd), dalla Conferenza Stato-Regioni, ha affermato: “Se si pensa di costruire manovre finanziarie da parte del governo tagliando in modo irragionevole e senza connessione con la realtà i trasferimenti delle Regioni in materia sanitaria non c’è nulla di male a restituire gli ospedali al governo centrale e se li gestiscano loro”. E, continuando, ha aggiunto: “Aspettiamo la risposta del governo anche perché la legge di stabilità non ha ancora un testo e, quindi, litighiamo per nulla”. Con riferimento, inoltre, all’azione dimostrativa del governatore piemontese, Emiliano ha detto “Legittimamente il presidente Chiamparino ha chiesto che o si fa il decreto salva-regioni, che corregge un errore del governo dell’epoca, oppure il sistema complessivo delle Regioni collassa”. “Se lo scopo del gioco – ha proseguito il neo governatore pugliese –  é quello di far collassare il sistema complessivo delle Regioni perché non lo si condivide, a questo punto é meglio affrontare la via maestra e andare in Parlamento a chiedere la riformulazione del regionalismo previsto dalla Costituzione o l’eliminazione delle Regione. Lo si faccia però per la via maestra”. E, sempre a margine del Congresso dell’Anm, il Presidente della Regione Puglia, parlando dei magistrati in aspettativa che scendono in politica e dopo rientrano nel ruolo, ha affermato: “Prevedere l’ingresso in un’altra amministrazione, io lo farei. Fermo restando che la Costituzione probabilmente lo impedisce, penso sia giusto che una persona come me (ndr – da non dimenticare che Emiliano è anch’egli un magistrato in aspettativa dal 2004) che è in politica da 10-11 anni, rientri in un ruolo diverso”. “Si potrebbe, per rispettare la Costituzione – ha continuato Emiliano – prevedere questa opzione: chi, per rispetto della Magistratura alla quale appartiene, dovesse chiedere di andare in un’altra amministrazione in un grado analogo, secondo me farebbe una cosa assolutamente opportuna”. E su tale argomento ha concluso dicendo: “Se vi fosse questa possibilità, semmai dovessi rientrare in servizio, chiederei di non rientrare in magistratura, ma nel ruolo alternativo”. Con riferimento, invece, ai temi propri della Giustizia, e quindi del Congresso, il governatore pugliese ha detto: “ Oggi si avverte la necessità imprescindibile che il Parlamento agisca con ogni mezzo per garantire alla Magistratura, alle Forze dell’Ordine tutti gli strumenti idonei” per far fronte ai fenomeni criminali: mafia e corruzione prima di tutto. “Un sistema così complesso infatti deve collegarsi – ha detto ancora Emiliano – ad una visione organica che non ceda ad accordi parlamentari al ribasso. In tal senso ritengo che il punto di vista dell’Anm sulla riforma del processo penale debba essere sempre considerato e valutato con attenzione per numerose ragioni di merito, che non spetta a me riepilogare, e per una di metodo, che ritengo fondamentale: quando il Governo e il Parlamento, nel corretto svolgimento delle rispettive funzioni, decidono di portare avanti riforme che incidono sensibilmente sui meccanismi regolatori di grandi materie come il lavoro, la scuola, la giustizia, la sanità, è bene che lo facciano portando avanti un dialogo costruttivo e collaborativo con i settori interessati dalle novelle legislative, pur nel pieno rispetto delle prerogative e delle competenze di ciascuno”. In fine Emiliano ha dichiarato: “Auspico dunque una maggiore sintonia che renda condivisa una riforma che, pur nella sintesi delle singole posizioni, possa raggiungere un risultato equilibrato, efficace ed efficiente”. Emiliano ha, poi, terminato il suo discorso rivolgendo un pensiero a Piersanti Mattarella (fratello di Sergio, ora Presidente della Repubblica, presente alla cerimonia congressuale di Bari) ucciso il 6 gennaio 1980 dalla mafia quando era presidente della Regione Sicilia. In precedenza, dal palco del XXXII Congresso dell’Anm il presidente nazionale dell’Associazione, Rodolfo Sabelli, aveva sostenuto la necessità di estirpare dal Csm (Consiglio superiore della magistratura) la degenerazione delle correnti interne all’Organo di autogoverno dei giudici, soprattutto nella scelta dei capi degli uffici giudiziari. Infatti, proprio mentre Palazzo dei Marescialli si accinge a coprire centinaia di incarichi direttivi, il presidente Sabelli ha rilevato che pur essendo stati fatti dei “progressi” nella selezione dei capi degli Uffici giudiziari, prima con l’abbandono di criteri che privilegiavano l’anzianità, e da ultimo con la nuova circolare sulla dirigenza, ciò tuttavia non è sufficiente, trattandosi solo di “buone regole”. Per il presidente dell’Anm vanno respinte le degenerazioni delle correnti e, in particolare, “ogni tentazione di chiusura corporativa”. Non farlo – ha spiegato Sabelli – provocherebbe “un pericoloso ripiegamento verso forme di gestione clientelare” e offrirebbe “argomento e stimolo a proposte di destrutturazione dell’attuale sistema di governo autonomo”. Dal podio congressuale Sabelli ha chiesto anche “una sollecita approvazione di nuove norme” sui giudici che si candidano in politica. Paletti che, per Sabelli, dovrebbero essere più incisivi ner disciplinare le modalità di rientro nei ruoli della magistratura ed anche nel “limitare l’assunzione di responsabilità politiche in sede locale”. Sulla tensione tutt’ora presente tra magistratura e politica, il presidente dell’Anm dopo aver rilevato che non c’é più uno scontro aperto, come avvenuto in precedenza, ma la tensione tra politica e toghe resta tuttavia con una “dinamica meno accesa nella forma ma più complessa”. E Sabelli ha puntato l’indice contro chi con una “consapevole strategia di delegittimazione” ha raffigurato l’Anm come espressione di una “Corporazione volta alla difesa dei propri privilegi”. Il presidente dell’Anm non ha fatto alcun nome, ma è chiaro che si riferiva alle polemiche che ci sono state tra il premier Renzi e il sindacato delle toghe sulle recenti riforme che il Governo ha varato a riguarda dello status dei magistrati (dal taglio delle ferie alla nuova disciplina sulla responsabilità civile dei magistrati). “Interventi – ha detto Sabelli – discutibili nel merito, nel metodo e nei tempi, che hanno preceduto persino quelli delle riforme, tuttora irrealizzate, del processo e dell’organizzazione della Giustizia”. Novità che “unite a demagogiche semplificazioni, hanno aggravato il diffuso malcontento” dei magistrati, già sofferenti per “il peso dei carichi di lavoro, delle crescenti responsabilità e della carenza di risorse”. “La magistratura italiana non è un ceto elitario e oligarchico” ha rilevato ancora Sabelli, che ha avvertito: “la percezione delle Istituzioni dello Stato come gruppi di potere gelosi dei propri vantaggi costituisce in se stessa una tragedia del sistema democratico”, rivendicando all’intero vertice dell’Anm il merito di aver difeso “l’immagine e l’autorevolezza della magistratura associata, contro ogni tentativo di ridimensionamento del suo ruolo di rappresentanza e della sua stessa dignità”. In definitiva, una serie di spunti qualificati da cui partire per aprire il dibattito congressuale.

Giuseppe Palella

 

 


Pubblicato il 24 Ottobre 2015

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