Cultura e Spettacoli

Epistola a un salumiere e non solo a lui

Signor salumiere,

come lei vede, ho premesso “Signore” al suo “negoziare” salumi, formaggi, latte, pasta, oli, vini e un fottio di altro, che nell’italietta di oggi si produce e si consuma, si vende e si compra, ma, dice Pasolini (di Cui lei, nutrito della sottocultura dei media, non ha, giammai, sentito parlare, ché la scuola, frequentata da lei e da migliaia di ragazzi ed ex ragazzi della sua età, per la parrucchite dei dirigenti, degli insegnanti in essa, si fa per dire, operanti, s’è guardata bene dal Presentare a lei quale Veritiero Profeta dell’”agro e nudo” livello di disgregazione dei rapporti sociali e della conseguente solitudine dell’uomo contemporaneo), tanto e tutto ciò non sono indicatori di “nessun progresso, ma solo di un enorme sviluppo che è consistito nel consumare beni superflui… Il benessere in Italia è stato una “Befana” che è arrivata all’improvviso e ha concesso tutto”. O signore salumiere, nello sceverarle il significato e l’importanza del sostantivo maschile ”Signore” e del verbo “Negoziare”, a lei Si Dipanerà, Si Rivelerà, Si Evidenzierà la Motivazione precipua della dedicazione a lei e non solo a lei della presente Epistola. Che è l’immedicabile Indignazione per la generale, plebea non percezione dei Valori della Cultura, del Bene Comune della “Polis”, Intesa come Comunità Teleologizzata alla Felicità dei Padroni del loro Destino, non degli irresponsabili schiavi dei renzi di turno, mendaci affabulatori. “Signore”, “Signora”, ant. “Segnore”, “Segnora”, dunque, è un appellativo di riguardo e di cortesia con cui gli Uomini e le Donne Educate (participio aggettivale che, raramente, oggi, potrebbe qualificare il 90% degli italiettini e, in special modo, dei bitontini) Si rivolgono, Si Riferiscono a un Prossimo o a una Prossima, conosciuti o sconosciuti, e che Si Premette al cognome, al nome e a eventuali titoli di Essi. Dunque, Tutti Coloro che noi chiamiamo, invochiamo, a cui chiediamo una informazione, un favore, dei cui bisogni ci informiamo, con cui dissentiamo, siamo, addirittura, in una situazione causidica, quale che sia il loro Modo di Apparirci, di Parlare, quale che sia la complessa loro Epifania, Meritano di Essere da noi Presunti “Signori” o “Segnori”. “Signore” deriva dal Latino “Senior”, Anziano; tutti sappiamo della Venerazione, di cui erano Circonfusi i Meno Giovani nella Classicità. In roma, ad esempio, si era vecchi dai 45 anni in poi. Ecco, il “veglio solo “, che Dante Situa nel 1° Canto del “Purgatorio”,”degno di tanta reverenza in vista, /che più non dee a padre alcun figliuolo.”. E’ Catone Minore, Difensore delle libertà repubblicane, insidiate da cesare, uccisoSi ad ustica per non vivere in regime di servitù nel 46 a.c., non ancora cinquantenne (ma per Dante la vecchiezza cominciava al 46°anno). Per la sconfinata Ammirazione nei riguardi di questo fiero Assertore della Libertà, che tutta l’Antichità e, in generale, il  medioevo Nutrì, Dante nel “Convivio” Proclamò Catone l’Uomo “più degno di significare Iddio”  e nella “Monarchia”  Considerò il suicidio di Catone l’ineffabile Sacrificio, da Lui Compiuto: ”per accendere nel mondo l’amore per la liberta”. I Vecchi, gli Anziani erano, per le Esperienze accumulate nei non pochi anni, responsabilmente, Vissuti, Ritenuti Dispensatori di Saggezza, Coloro che erano in grado di Insegnare Qualcosa ai loro interlocutori, Maestri, insomma. Avremmo dovuto o  dovremmo farlo noi, che ci sciacquiamo la bocca di essere gli eredi della Cultura Latina, Rendere “Maestro” Sinonimo di “Signore”, come i Parlanti di area, di Cultura Anglosassone fanno: ”Mister” (Maestro) è un appellativo premesso al nome, al cognome, ad eventuali altri titoli, equivalente all’italiano “Signore”. In Inghilterra, specialmente, ma anche nei Paesi Anglofoni, sia all’operatore ecologico sia al capo dello stato ci si Rivolge con il cordiale “Mister”, tutti gli altri titoli sono insignificanti orpelli, definizioni adombrate dalla Presunzione, in fondo una Certezza, che l’Invocato possa Qualcosa Insegnare, dal momento che è un Essere al Mondo, dal quale, Vivendo, Intensamente, avrà Tratto Porziuncole di Conoscenza, di Verità. Quanta robaccia abbiamo, acriticamente, pedissequamente, da periferici dell’impero, ieri inglese, oggi statunitense, nell’italietta trasferita dalla sottocultura anglosassone: robaccia di grugniti pseudomusicali, di comportamenti, di atteggiamenti, di tendenze, persino, che estremizzano rischi esiziali, mortali nel metterle in opra, pedagogie da cesso! Mai, la plebaglia piccolo – borghese italiettina ha sentito Risuonare nel suo “orecchiume” l’Armonia, la Bellezza di una Immensa Cultura, quella Anglosassone, InalveataSi nella Musica, nella Letteratura, nella Filosofia, nella Scienza, “sed etiam” nell’Affabilità dei rapporti quotidiani, Educata da quella Cultura. Noi italiettini, specialmente noi bitontini, o signore salumiere, non abbiamo nel nostro diseducato, abituale lessico, quando ci esteriorizziamo  al nostro Prossimo, il sostantivo “Signore”. Di tutti gli appellativi immaginabili facciamo uso, non  di “Signore”. A volte, nel lazio, specie, si liscia qualcuno in giacca e cravatta griffati e con un’automobile importante con l’accademico dottore, pur se, manifestamente, un delinquente che, mai, ha frequentato un’aula scolastica e si apostrofa con uno sprezzante “capo”, “maestro” (nel significato dimidiato di artigiano o “du mest” nel dialetto bitontino), “nonno”, per miserabile malanimo, Chi  Oppone, pur Stimato Professionista, al sinedrio degli omogeneizzati cibernetici un “Look Casual non firmato”, i non rari Anni suoi  Vissuti, Ricercando l’Abbondanza del Sapere,  senza complessi d’inferiorità a causa di un Corpo dimesso dagli acciacchi delle stagioni esistenziali  trascorse, una Cultura che non ha bisogno di essere certificata dalla pergamena, lasciata a casa e al muro fissata. Inoltre, signore salumiere, cos’è questa sua boria di dare a pioggia il “tu” a chicchessia ? IO e lei, se non siamo uguali nel reddito (lei  gestisce un accorsato negozio di leccornie; IO una modesta pensione, che MI fornisce di mala voglia il ministero della p.i. Pensionato, quindi, IO sono, sgradito con Milioni di Altri al democristiano renzi, come una mia Zia, Maestra, anch’essa  Pensionata, era con i suoi pari d’età a moro sgradita, che Li considerava “foglie morte”), non siamo, invece, uguali per il mio incessante Inseguire la Bellezza, la Scienza, la Dantesca Conoscenza, la Consapevolezza Politica che MI fa Essere un Cittadino Liberato e Libero, “statim”, distinguibile da un suddito, come lei, incapace di accorgersi, di spiegarsi perché, hobbesianamente, “homo homini lupus”. Il “tu”, che l’albagia degli sciocchi fa schizzare contro la Superiorità Sapienziale dei Saggi, è il topolino di cui si sgravò la montagna, anche scorsa dal sangue, del ’68 nel secolo scorso! E veniamo, finalmente, al suo ”negoziare”, che non è una Professione (Esercita, infatti, una Professione Chi Parla in favore di Qualcuno. Dal Verbo Greco :”Femì”, Parlare in unione con la preposizione “pro”, in favore di), in quanto lei parla, si attiva, esclusivamente, “pro domo sua”. Non è, neanche, un Mestiere, in quanto il Fare dell’”Artifex” (Artigiano) Presuppone Intelligenza Creativa, Usando le Mani. Pur essendo un verbo ricercato, “negoziare”, che deriva dal Latino “negotium” (attività remunerativa, occupazione, affare), non gode di buona fama, ad esempio, in Pirandello, che nella sua Novella “FUOCO ALLA PAGLIA, disegnando la situazione psicologica di Simone Lampo, un Personaggio in Essa, Lamenta che,  “sfiduciato del buon esito del negozio”, cioè della cultura degli uccelli, aveva finito di mangiarsi “gli uccellini a tutto pasto”. Sempre, nella medesima Novella s’incontra Nàzzaro che, alle insistite domande di Simone lampo, Sbotta, GridandoGli in faccia:  “Don Simò…sapete bene che a quest’ora non negozio più”. Pirandello, così, Continua: ”Quando aveva guadagnato quattro soldi, o strigliando due bestie o accudendo a qualche altra faccenda, purché spiccia, Nàzzaro diventava padrone del mondo.”. Sì,”padrone del mondo”: l’Espressione Metaforica, tipica del linguaggio parlato, ben Caratterizza la Capacità di Nàzzaro di saperSi Contentare di Poco. Capacità, di cui lei non gode, se è vero che intima, in continuazione, agli avventori del suo “negozio”, del luogo ove lei fa” business”, dopo averli serviti nelle richieste al desco di esse necessarie, l’acquisto di “altro”, che è un “mantra” comune  a tutti i suoi colleghi, quasi una breve formula magica per persuaderli ad acquistare “altro” cibo o “altra” merce, di cui non hanno bisogno o il cui acquisto non si possono permettere. C’è chi, come ME, che Resiste ai suoi folgoranti, truffaldini, invitanti giochi ipnotici, ”sed” perché MI deve costringere a dire: un ”NO” energico, o a giustificare il mio “NO”, elencando,” coram populo”, inesistenti patologie gastro intestinali o ad acquistare “altro”, secondo i suoi “desiderata”, per non fare la figura del pidocchioso?  Per finire, signore salumiere, le Trascrivo (Quanta Fatica inutile!) un Brano dal Capitolo VIII de ”I PROMESSI SPOSI” di Alessandro Manzoni, nella Speranza (che, comunque, Sento vana) che sappia coglierNe la vicinanza con i nostri casi, col suo rapportarsi, in generale, ai suoi clienti: “In mezzo a questo serra serra, non possiamo lasciar di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo che strepitava di notte in casa altrui, che si era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutte le apparenze di un oppressore, eppure, alla fine de’ fatti era l’oppresso. Don Abbondio sorpreso… mentre attendeva tranquillamente a’ fatti suoi, parrebbe la vittima, eppure in realtà era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo…”. Or dunque, a noi  venendo, è, forse lei, signor salumiere, la vittima, se qualcuno, stanco delle sue incessanti profferte di acquisto della sua mercanzia, la manda a quel paese, brutalmente,  sollecitandola a non rompere troppo il “cazzo” (sostantivo presente in tutti i dizionari italiani con la precisazione dei suoi significati nei vari contesti in cui viene usato) ? O è, forse, lei, ad onta di tutta la  superficiale solidarietà, che lei possa ricevere dai moltissimi che, pur incoronati di lauro, non sanno, neppure, che Don Lisander due secoli fa visse, ahiME’ tra una caterva di ominicchi, l’oppressore dal momento che, appena apre gli occhi al nuovo giorno, si propone di vendere, vendere e fare sesterzi, a spese dei portazecchini, quasi vuoti, degli “aficionados” o degli  occasionali entranti nel suo emporio ?

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it                  


Pubblicato il 30 Ottobre 2015

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