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Giuseppe Galluzzo: “A Bari avrei voluto proseguire, un giorno con mister Drago forse ci ritroveremo”

Insieme a Gabriele detto ‘Lele’ Messina, la punta Giuseppe ‘Beppe’ Galluzzo ha formato la coppia gol della promozione del Bari dalla C alla B sotto la guida tecnica di mister Bruno Bolchi. Ben 15 i gol in biancorosso più tre in Coppa Italia, ma ha vestito anche le maglie di Lecco, Milan, Monza, Spal, Cremonese, Ancona, Spezia, Fidelis Andria, Crontone e con la Centese ha chiuso la carriera da calciatore. Oggi fa parte dello staff di Massimo Drago, da non confondere con l’ex portiere biancorosso Giulio Drago. Ai nostri microfoni Beppe Galluzzo ha parlato della sua carriera da calciatore e tecnico, ed ha concluso esprimendo il suo giudizio sul proseguo dei campionati in C.

Mister hai fatto il tuo esordio a soli 19 anni con la maglia del Milan segnando anche due gol in ‘A’, di cui uno al Catanzaro. La stagione successiva hai realizzato nove presenze salvo essere ceduto al termine di essa. I tuoi ricordi e se covi qualche rimpianto?

Sono arrivato al Milan dopo la trafila nel settore giovanile del Lecco e tre anni di C, da giovanissimo. A Lecco mi ero distinto e fatto una trentina di gol, poi arrivò la chiamata del Milan. Il primo anno in ‘A’ fu quello del caos del calcioscommesse ed ai giovani come me, venne dato spazio nella seconda parte di stagione, ma eravamo già a pieno regime con la prima squadra. L’esordio avvenne il 20 gennaio del 1980, a trenta minuti dalla fine subentrai a Stefano Chiodi. In porta il Milan, allenato da Massimo Giacobini aveva Albertosi, ed in panchina ristretta, con me c’era Fabio Capello ed il dodicesimo, Antonio Rigamonti. Mi ricordo che quando entrai fui preso dalla foga, e Salvatore Di Somma, giocatore simbolo degli irpini venne a prendermi per le orecchie, si intromise il mio compagno di squadra, Albertino Bigon a sedare una possibile rissa. Poi il 27 aprile, una gioia immensa perché arrivò il mio primo gol, in quello che consideravo un derby contro il Catanzaro, e per me calabrese doc e con tanti familiari ed amici allo stadio Comunale di Catanzaro, segnare il gol che aprì le marcature fu un’emozione unica. Con loro cito tre nomi molto affermati, Claudio Ranieri, Leonardo Menichini e Massimo Palanca. La maglia di Palanca? No, all’epoca non c’era questa consuetudine, le maglie erano già contate per noi. Feci comunque anche un gol in trasferta alla Lazio, ma il primo non si dimentica. L’anno dopo feci solo nove presenze, iniziavano ad affermarsi i vari Franco Baresi, Mauro Tassotti. Io fui una testa calda, non mi seppi comportare ed in un ambiente come quello del Milan non fu perdonato tale atteggiamento, probabile che se non avessi avuto quel tipo di comportamento avrei avuto un’altra chance”.

Prima di arrivare a Bari, sei stato capocannoniere con il Monza ed hai vinto il campionato di C oltre ad esserti distinto anche con la Spal andando in doppia cifra. Come si vincono i campionati di C?

Ero giovane ed avevo fame. Ero una testa calda, ma quando scendevo in campo dovevo far gol e volevo la vittoria. Fuori, si scherzava, in campo la battaglia. Feci 19 gol, ricordo di pregevole fattura contro il Mantova forse tra i più belli della mia carriera. Arrivammo secondi dietro l’Atalanta, in un campionato tosto. Il mio compagno di reparto era Loris Pradella, uno che l’anno dopo andò all’Udinese a giocare in A e con lui facemmo qualcosa come 34 gol. Bei ricordi, anche a Ferrara con la Spal, insieme a mister Gaetano Salvemini”. 

Sei approdato al Bari per un biennio incredibile, sotto la guida del tecnico Bruno Bolchi. Con chi hai legato maggiormente e soprattutto della prima annata 83/84 in C e quali sono i ricordi più belli?

Del gruppo dei baresi sono in stretto contatto con il capitano Totò Lopez, Giorgio De Trizio, Giovanni Loseto, un ragazzone d’oro ed altri amici. Sono stato solo due stagioni a Bari, ma ho lasciato un pezzo di cuore. Come non ricordare Lele Messina, con lui ci intendevamo ad occhi chiusi. Vincemmo campionato ed arrivammo alla semifinale contro il Verona di Maurizio Iorio, dove io all’andata e Messina al ritorno facemmo gol, ma non bastò. Segnai undici gol nella mia prima stagione in campionato, eravamo i favoriti e rispettammo i pronostici, ma non fu comunque semplice perché tutti giocavano col sangue agli occhi contro di noi. Grande mister Bolchi”.

Nella seconda ed ultima stagione in biancorosso che ricordo conservi e se c’è qualche rimpianto perché gente esperta come te e Totò Lopez, non siete stati confermati.

Nel secondo anno fu ceduto il mio amico Lele Messina, e la società puntò su Bergossi e Bivi, io rimasi come terza punta. Disputai ventiquattro partite di campionato segnando anche quattro gol, di cui una doppietta memorabile al Varese nel mitico Stadio della Vittoria che il mese scorso ha compiuto trent’anni dall’ultima partita. Partì titolare solo in quattro occasioni, ma quella volta contro il Varese, era un’altra di quelle in cui partendo dalla panchina fui risolutivo, eravamo sotto di un gol ed io nel giro di dieci minuti, feci prima il gol del pareggio e poi al novantesimo feci quello che valse la vittoria. Volevo giocare ed avere maggiore minutaggio ed andai via. Di Totò so che aveva parlato con la società ma poi le cose andarono diversamente, nel mio caso no non ci furono contatti. Io volevo andare a giocare ed avevo offerte dall’Empoli in A con Salvemini e dalla Cremonese, con Mondonico, ed accettai di scendere nuovamente di categoria. Col senno di poi, essendo molto legato a Bari, posso affermare che mi sarei giocato le mie carte anche nella massima serie”.

Lo hai già citato, Emiliano Mondonico. Hai scelto alla fine di andare alla Cremonese con un grande tecnico, il tuo ricordo in merito.

E’ un grande dispiacere averlo perso un paio di anni fa e mi aggiungo anzi al cordoglio, al barese Gigi Frisini che ho avuto modo di conoscere. Sono stato sempre uno che ha scelto col cuore, poco razionale, ed anche in quel caso, quando avevo la possibilità di ritrovare un mister che conoscevo, Gaetano Salvemini avuto alla Spal, e la possibilità di andare a Cremona seppur in B, scelsi di andare da Mondonico, lì disputai anche la mia ultima partita in B contro il Catania. Mondonico ci sapeva fare e lanciò il giovanissimo Attilio Lombardo ed in porta avevamo Michelangelo Rampulla”.

Il tuo percorso da allenatore, raccontaci in pillole. Che tipo di mentalità hai inculcato ai giovani ed oggi che ruolo ricopri?

Faccio parte come collaboratore tecnico e vice di mister Massimo Drago che ringrazio sempre ed è un ottimo tecnico, fiero di far parte del suo staff e magari un giorno ci sarà la possibilità di tornare a Bari. Detto ciò ho iniziato come ho smesso ad allenare, dall’Eccellenza a molta gavetta in C1e C2. Ho allenato a Siderna, gli Allievi della Reggina nell’anno che la Reggina conquistò la sua prima ‘A’. Più volte ho ottenuto salvezze sul fotofinish in situazioni difficili ed ereditate a campionato in corso. Sono stato anche a Gela. Lamezia, due anni a Matera, lavorando sempre molto sui giovani e dandogli la possibilità anche di sbagliare, questa era ed è la mia filosofia. In C ottenni una bella salvezza con il Lamezia con una delle squadre più giovani non solo del nostro girone ed in quella occasione mi portai molti giovani degli Allievi della Reggina. Ho detto che faccio parte dello staff di Drago ed abbiamo vissuto belle annate anche a Crotone. A Bari spesso siamo venuti a vincere, ma l’anno della fantastica remuntada fallita dei biancorossi, nonostante in campionato avessimo vinto, agli spareggi i biancorossi ci asfaltarono e presero a pallonate. Peccato poi, che non riuscirono a battere il Latina perché avrebbero per lo meno meritato la possibilità di giocarsi la finale. Bari merita altri palcoscenici”.

Un’ultima battuta sui playoff su base volontaria, la possibilità anche di vedere che a decidere il tutto possa essere un algoritmo e tutto quello di cui sta discutendo. Il tuo pensiero.

Onestamente penso che sia un gran caos, e più cerco di documentarmi e più mi sento confuso perché ogni giorno ci sono ipotesi diverse, pure dopo che è stato decretato per la ripartenza di A e B, in Lega Pro vige ancora molta incertezza ed i club di certo non aiutano. Se dovessero essere playoff spero che il Bari possa risalire, anche se 28 squadre sulla carta che dovrebbero parteciparvi, è davvero un gran caos, dico solo questo. Ripeto Bari è rimasta nel mio cuore e se mai la società un domani dovesse fare un pensierino a Massimo Drago, sarò felice con lui di tornare a Bari per scrivere un altro bel capitolo della mia vita”.

M.I.

 

 


Pubblicato il 6 Giugno 2020

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