Cultura e Spettacoli

La Coscia di Pipino, il macabro trofeo

Il Muro di Cinta di Altamura nulla aveva a che fare con le Mura Megalitiche della stessa città

Nel IV secolo avanti Cristo Altamura era avvolta da un’imponente cinta muraria alta cinque metri e composta da grosse pietre quadre che si estendeva per una lunghezza di circa 3,6 km. Di queste Mura Megalitiche restano visibili oggi pochi ruderi conservati all’interno della città medievale (cioè all’interno di Palazzo De Angelis Viti, già Del Balzo) e alla base della parte meridionale del Muro di Cinta della città. Quest’ultima struttura difensiva, in parte elevata sul tracciato delle preesistenti Mura Megalitiche, fu costruita nel 1285 da Sparano da Bari. Elemento caratteristico delle mura è il bassorilievo raffigurante la “coscia di Pipino”, che trova posto nelle immediate vicinanze di Porta Matera. Noto come Giovanni Pipino di Altamura o come Giovanni Pipino II, il Pipino in questione fu conte di Altamura e Minervino Murge. Nato probabilmente nel primo quarto del Trecento, Pipino si rese protagonista di diverse azioni militari volte in apparenza al sostegno della traballante corona di Napoli, in realtà finalizzate all’accrescimento o al recupero dei possedimenti familiari. A tale scopo cercò in tutti i modi di sottomettere popolazioni assoldando banditi e malviventi, poi vessandole una volta soggiogate. Non bastasse, manifestò arroganza e insubordinazione persino nei confronti del re di Napoli Roberto d’Angiò. Tanto ardire finì col costargli caro. Nel 1356, mentre era assediato nel Castello di Matera da Filippo di Taranto, provò ad abbandonare la città uscendo “in camiscia con un capestro al collo”, cioè simulando d’essere un reo condotto al supplizio (a tenergli il sacco erano gli uomini suoi più fidati, alcuni travestiti da preti, carnefici e funzionari). Ma l’espediente che già aveva utilizzato con successo alcuni anni prima a Trani, nella circostanza non funzionò. Catturato, Pipino venne condotto nella sua Altamura, velocemente processato e affidato al boia. Secondo quanto riportato nelle cronache del tempo, Pipino fu impiccato con una corona di carta sulla testa per essersi fatto chiamare “re di Puglia”. Il suo corpo senza vita fu poi squartato ; secondo una macabra usanza del tempo le parti vennero  esposte come monito alla popolazione in quattro diversi punti della città. Uno di questi era “porta Matera”, dove fu esposta una delle sue cosce. In seguito, in memoria dell’avvenimento, fu realizzato un bassorilievo raffigurante la cosiddetta “coscia di Pipino”. Il bassorilievo in questione fu distrutto e ricostruito nel 1648 in seguito al rifacimento del Muro di Cinta della città, ed è tuttora visibile sul fianco destro di porta Matera (vedi immagine). Il Muro di Cinta è stato demolito quasi completamente nel corso del XIX secolo.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 7 Maggio 2024

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