Cultura e Spettacoli

Gli occhiali! Che croce, povero Mario

Fu cantante, attore, chitarrista e direttore d’orchestra. Mario Latilla era pugliese, essendo nato ad Andria il 3 marzo 1896. Laureatosi in Legge, esercitò brevemente l’attività forense, che abbandonò presto per assecondare un’inclinazione spontanea al canto lirico. Pur dotato di buona tecnica e una buona voce da tenore leggero, Mario Latilla aveva però un problema: Fortemente miope, non poteva fare a meno delle lenti. Non esistendo all’epoca lenti a contatto e non esistendo pure registi disposti a tollerare in scena un cantante occhialuto, Latilla dovette abbandonare il sogno del melodramma. Dopo aver brevemente riconsiderato l’idea di tornare a fare il procuratore, Latilla tornò in teatro, ma sotto altre vesti: quelle di direttore d’orchestra (polistrumentista autodidatta, aveva competenze sufficienti per dirigere un complesso da musica leggera). Nel 1925, assecondando la natura esuberante e versatile, salì finalmente da protagonista in palcoscenico mettendosi a capo di una compagnia d’avanspettacolo. Raggiunse la notorietà con numerose e fortunate incisioni: Violino tzigano, Tango della gelosia, Nostalgico slow, Evviva la torre di Pisa, Cara mamma… Impresario di sé stesso, fu il primo in Italia a ingaggiare le Bluebell Girls, il corpo di ballo britannico allora agli esordi e che nel dopoguerra sarebbe diventato l’elemento di punta del Lido di Parigi. Il successo lo fece diventare una star nei più celebrati locali della riviera romagnola come il Savioli di Riccione e l’Embassy di Rimini. Con l’avvento della guerra, Latilla portò spesso i suoi spettacoli nelle retrovie (particolare interessante, questi spettacoli erano divisi in due tempi, il primo dei quali era occupato dallo stesso Latilla e da un suo varietà, mentre il secondo vedeva in scena la compagnia di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo). Alla fine della guerra, poco a poco si allontanò dal palcoscenico dedicandosi al lancio delle promesse, cosa che in precedenza già aveva fatto spianando la strada a Virgilio Riento, i Fratelli DeRege, Pietro De Vico e Cosimo Di Ceglie. Principale oggetto delle sue cure nel dopoguerra fu il figlio Gino, che era nato a Bari il 7 novembre 1924. Tali sforzi furono più che ben ripagati da Gino, il quale negli anni cinquanta ricalcò, superandole, le orme del padre. Ma Gino Latilla si rivelò figlio ingrato se è vero che si disinteressò del padre quando questi, ormai gravemente ammalato di diabete si trovò nell’impossibilità di mantenersi. Costretto a vivere solo e in povertà in una camera in subaffitto alla periferia di Roma, aiutato dalla carità di un coinquilino, nel 1960 Mario Latilla si vide costretto a citare in giudizio sia il figlio che l’ex moglie, Luisa Petruzzi, accusando entrambi d’ingratitudine: Alla donna al momento del (pacifico) divorzio aveva lasciato una casa ammobiliata e un cofanetto di gioielli. Dal figlio da oltre sei mesi non riceveva più un assegno (comunque sempre rimasto al disotto delle 30mila lire). Che piega abbia preso la cosa non sappiamo dire. Mario Latilla si spense la mattina del 19 ottobre 1970 in una clinica romana, dove era stato ricoverato per un attacco di trombosi cerebrale. Aveva 74 anni.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 3 Marzo 2022

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