Cultura e Spettacoli

Griselda, il prezzo dell’amore

La novella di Griselda chiude il Decameron. Malgrado il lieto fine, conseguente al ravvedimento di Gualtieri, il protagonista maschile, la vicenda resta dolorosa, oltre che diseducativa. Altri tempi, si può obiettare, visto che parliamo del Trecento, ma si dia alla Griselda dell’era globale un marito talebano e si vedrà che sette secoli di cammino verso le conquiste del Novecentgo sono passati invano. La tragedia della povera fanciulla andata in sposa allo psicopatico barone di Saluzzo consente di riflettere su come avanzi di barbarie sopravvissuti ad oggi continuano a seminare danno. E siccome il teatro resta l’espressione artistica più deputata  a migliorare i costumi, possibilmente con un sorriso, una messa in scena della novella di Griselda trova sempre giustificazione. L’ultimo allestimento porta la firma di Antonella Ruggiero, il cui ‘Griselda’ è andato in scena fra sabato e domenica scorsi al Piccolo Teatro di Bari Eugenio D’Attoma. Scalza, i lunghi capelli sciolti, paludata di una veste trecentesca, un’interprete brava e versatile narra in un linguaggio contemporaneo la storia della povera fanciulla sottoposta alla “matta bestialità” del marito-padrone. La Ruggiero è immersa nel vuoto. A parte tre microriproduzioni di tele celebri disposte su cavalletti alle sue spalle (scenografia di Luigi Tagliente), attorno a sé non ha altro. Né musiche scandiscono le svolte del racconto. Malgrado questa ‘povertà’, Antonella Ruggiero cattura la platea da subito e la serra in pugno sino alla fine. – Prossimo appuntamento, sabato 26 e domenica 27 novembre con ‘La sciammerghe’, un testo di Eugenio D’Attoma e  rappresentato solo dopo la sua morte. La storia, ispirata a un fatto realmente accaduto nella Bari degli anni cinquanta, racconta di Antonietta Cavone, una popolana che, travolta dalla disperazione, si abbandona a un gesto estremo. La struttura drammaturgica ha uno svolgimento a ritroso : Siamo in Corte d’Assise, dove la Cavone è in veste d’imputata. Prima che la Corte si ritiri per deliberare, la donna viene invitata dal Presidente all’ultima dichiarazione. Prende così il via un racconto ambientato tra i bassi della città vecchia, dove una popolazione immiserita dalla guerra ma ancora capace di sognare deve vedersela con prepotenti e opportunisti. A vestire i panni di Antonietta Cavone è Nietta Tempesta, figura storica del Piccolo Teatro che qui dà vita ad una delle sue più intense interpretazioni. Una curiosità : il titolo dell’opera corrisponde ad un desueto termine dialettale nostrano col quale una volta si designava un tipo d’abito da cerimonia vicino al frac o alla marsina. Nella scena più brillante, infatti, il protagonista maschile veste appunto la sciammerghe.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Novembre 2016

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