Sport

“Ho il rimpianto di non aver vinto a Sydney 2000 e partecipato ad Atlanta 1996”

Non è mai semplice coniugare sport, passione ed anche il lavoro a grandi livelli e per giunta rimanere nella storia delle gesta sportive a livello mondiale, ed è ovviamente un piacere ed un onore poter intervistare chi da protagonista ha centrato tali imprese. Ieri abbiamo fatto una chiacchierata con l’ultimo europeo che ha vinto la maratona di New York, prima di un lungo periodo dominato da atleti africani. Stiamo parlando di Giacomo Leone, soprannominato ‘Re Leone’ il quale dopo le memorabili vittorie di Orlando Pizzolato nel 1984 e 1985 e Gianni Poli nel 1986, ha scritto un’altra grande pagina vincendo nel 1996 la maratona di New York segnando il record italiano e fermando il cronometro a 2h.09:54’. Nativo di Francavilla ed amante della sua Puglia non solo ha vinto nella città della Statua della Libertà, ma nella sua carriera sportiva è sceso per ben sette volte sotto il muro delle 2 ore e dieci secondi, e sfiorato il podio alle Olimpiadi di Sydney del 2000. Ha dedicato una vita all’atletica nel corpo della Polizia di Stato, fresco di nuovo grado, dal 2016 è il presidente del Comitato Regionale Fidal Puglia.

Il tuo primo maestro e per buona parte della tua carriera è stato Piero Incalza, ma hai avuto anche Massimo Magnani. Da altri amici come Cosimo per tutti ‘Mimmo’ Caliandro ed Ottavio Andriani o altri atleti, avrai appreso lezioni di vita e ti saranno rimasti ricordi indelebili. Rinfrescaci la memoria.

La mia passione nasce da lontano dalle scuole media ed in particolare dalla scuola ‘Vitaliano Billotta’. Il mio maestro di vita e non solo d’atletica è Piero Incalza, rinomato tecnico di valore internazionale e fondatore della scuola di mezzofondisti nella Città degli Imperiali, da sempre si definiva un educatore più che allenatore ed inculcava il rispetto delle regole. Si correva non solo per vincere, ma per il piacere di correre e ci si allenava duramente sotto ogni condizione climatica avversa, a volte in stradine di campagna o percorsi molto difficili. Sono immensamente essere grato a Piero Incalza, considerato un precursore della maratona e sport prolungato; ho lavorato anche con Massimo Magnani, molto moderno ed esperto di lavori specifici, con lui al mio metodo ho apportato delle migliorie. Poi hai citato due miei grandi amici, il compianto Mimmo Caliandro ed Ottavio Andriani, tra noi non c’era competizione ma ci si aiutava a vicenda ed ognuno voleva e traeva insegnamento dall’altro. Gianni Poli? Siamo coetanei, però gli ho fatto sempre i complimenti ed ispirato a lui perché era un atleta del Mondo, un girovago che amava confrontarsi sempre nelle maratone all’estero”.

Il momento più importante e toccante per gli italiani che ti videro in tv è stato quando il 3 novembre del 1996 tagliavi il traguardo, con la canotta con i colori biancorossi, battevi i tuoi avversari e facevi sognare tutti gli italiani, orgoglio della tua terra pugliese ed italiano, vincevi la maratona di New York. Raccontaci. Ed un pensiero telegrafico su un altro campione immenso quale Stefano Baldini.

Quella vittoria nasce molto prima, con un decennio di allenamenti durissimi e gare di livello, iniziando già dall’anno prima ad abbattere il muro delle 2 ore  e dieci secondi. Poi arrivò quel momento, la notte l’avevo passata sveglio e sarei voluto scendere nella grande Città a correre per riscaldarmi. Quando poi è partita la ‘Maratona’ volevo arrivare al traguardo, ma non c’era più ansia, solo la voglia di correre più veloce di tutto. E così fu, superai i miei avversari ed arrivai al traguardo con naturalezza, come se non ci fosse un domani, fu una gioia immensa e ci misi ore per capacitarmi di quell’impresa. Non mi spiego ancora come non venni convocato ad Atlanta 96’, anche se avevo avuto un infortunio avevo pienamente recuperato ed ero pronto, ci tenevo ma non fui preso in considerazione per quell’Olimpiade. Stefano Baldini? Un altro grandissimo atleta e campione: non ha vinto quella maratona, ma ha vinto Europei, Mondiali di mezza maratona, i giochi Olimpici ad Atene nel 2004 ed in tantissime altre occasioni, arrivando anche terzo alla maratona di New York nel 97’ un anno dopo la mia vittoria”.

Rimpianti nella tua carriera da atleta?

Come già detto ci tenevo a partecipare ai giochi Olimpici di Atlanta ma mi sono rifatto nel 2000 a Sydney, arrivando quinto in una gara dove parteciparono grandissimi atleti. Vi svelo che tante volte ho ripensato a quella manifestazione dove avrei potuto essere tranquillamente tra i primi tre, ma negli ultimi due chilometri, ero contro vento ed in condizioni avverse che mi impedirono di andare a medaglia, ma a due chilometri dal podio ero ancora nel gruppetto di testa”.

Da difensore e tutore della Pubblica Sicurezza ed anche atleta, il tuo pensiero in merito anche alla luce ieri dell’anniversario del compleanno di un eroe non dimenticato, Paolo Borsellino.

Non posso che essere grato al Corpo della Polizia di Stato che ha contribuito alla mia formazione. Di recente sono diventato vice-ispettore. Ripeto far parte della Polizia di Stato è motivo di orgoglio e responsabilità verso tutti. Un corpo militare non può che contribuire alla crescita costante di un atleta a certi livelli e consente di formarti seguendo una certa disciplina. Su Paolo Borsellino, seppur non ho mai avuto la fortuna di conoscerlo, è un eroe, un esempio e tutti quanti dovremmo conoscere la sua storia. Ricordo con tristezza il giorno di quella strage, ero ad un meeting della Polizia di Stato, furono sospese le attività in quel momento per lo shock. Ripeto, dovremmo essere riconoscenti a chi ha dedicato la propria vita ed impegnarci tutti di più nel rispettare la legalità ed in fondamenti su cui si basa la nostra Repubblica italiana”.

Dal 2016 rivesti la massima carica del Comitato Regionale FIDAL, obiettivi e progetti in cantiere e segnalaci qualche giovane pugliese che si sta facendo apprezzare.

Non c’è un solo progetto, ma si lavora su più fronti; mi faccio comunque portavoce di questo messaggio tramite il vostro giornale perché mi piacerebbe far sorgere un impianto Indoor nella città di Bari. Poi quello di credere sempre nella valorizzazione dello sport e dell’atletica con le sue varie diramazioni. Farei un torto a qualche atleta, però se devo citarne proprio uno, penso al diciannovenne Carmelo Musci, di Bisceglie, che ha conquistato di recente il pass per andare al campionato europeo Under 23, lui si esibisce nel lancio del disco, farà molta strada”.  

M.Iusco


Pubblicato il 21 Gennaio 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio