Cultura e Spettacoli

Ho tifato per la Costa Rica, per l’Uruguay martedì

Intanto, alcune Considerazioni di carattere generale. Incominciamo con la tv italiettina, di stato, con il cosiddetto servizio pubblico di “rai”1. A quale, quanta spilorcia gogna gli alti boiardi di codesto, ognora chiacchierato, ente pubblico  hanno sottoposto, sottopongono, continueranno a sottoporre, fino alla fine dei campionati mondiali di “calcio”, i, pazientemente, incazzati, onesti Cittadini, i quali di esso, in fin dei conti, sono i  legali proprietari (ché “sborsatori” ad esso del canone), prima di far loro vedere in chiaro una partita! Una così indigesta, oscena, alluvionale abbuffata di “spot” pubblicitari da far venire la voglia, il ”piccio” ai telespettatori, moderatamente, amanti del “calcio”, che oggi viene praticato negli stadi del pianeta, di cambiare, irrevocabilmente, canale! Non ho alcuna intenzione di fare i “conti della serva” “sed”, se si cancellassero dal video programmi inutili, fatui, contrari ad ogni Decenza Etica, ché di indicibile idiozia,  e altrettali, altrettanti personaggi, si potrebbero liberare risorse ”pecuniarie” tali da alleggerire il probabile pesante disavanzo di bilancio dell’ente radiotelevisivo che, in tal modo, non avrebbe bisogno d’ingozzare i telespettatori, ansiosi di godersi uno spettacolo atteso, gradito, con una camionata di insulsaggini pubblicitarie. Ho sentito, urgente, la necessità di questa “mammazz”, si dice a bitonto, di questa  protesta; ho esternato, come altra volta ho fatto, un personale disappunto che Credo, fermamente, non sia, soltanto, mio, d’altra parte, sicuro che il potere, che si ramifica in una molteplicità di rivoli, farà spallucce al mio e all’altrui risentimento nei suoi riguardi e, persistendo nel suo incardinato mal fare, MI darà, ci darà il segnale che ci permette di cantare perché ci passi la rabbia. Il fatto che in democrazia, contrariamente al suo essere contestualizzato in regimi dispotici,  il potere non stronchi, anche fisicamente, i suoi oppositori, non significa, assolutamente, che si dimidi, che limiti le sue essenziali prerogative; significa, invece, che escogita altra “prassi” per essere, per apparire qualcosa di sciolto, di slegato da qualsivoglia condizionamento; qualcosa che può ciò che vuole; qualcosa che in ogni ora, momento, giorno, anno può fare i “ca…i” suoi, ad onta, nonostante il vocio, i “rumors” che salgono ad esso dal basso, che esso continua a guardare dall’alto in basso. Ancora, oggi, nel mondo si gioca “al calcio” o ai calci, alle gomitate, agli sgambetti, alle spallate, si va, insomma, a versare il sangue sui tappeti verdi degli stadi o a praticare uno sport che può, deve essere maschio, virile, pur da femminucce praticato, ma non criminale ? Ho, non sbiadita, la memoria dell’amichevole di calcio: italia – lussemburgo e del grave infortunio, a montolivo capitato, in conseguenza di un fallo da galeotto commesso da uno scarpone lussemburghese. Era una partita amichevole, eppure…! Riflettano i miei 25 Lettori  su cosa, oggi, possa succedere nelle partite che contano sia nei campionati nazionali, continentali, mondiali. Mi pare di poter asseverare che, oggi, i calciatori di tutte le squadre di “calcio” del pianeta hanno gli arti inferiori ricostruiti, più di una volta, da chirurghi ortopedici. Nel passato del “calcio giocato” gli infortuni erano rari, prima di tutto ché gli atleti non sottoponevano il loro corpo alle continue vessazioni, traumi del giocare partite “all’ultimo sangue” ogni due o tre giorni e, poi, ché un risultato positivo dava, magari, gloria “sed” non lauti sesterzi, come oggi. Per tali motivi le giocate, l’entrare in gioco, ripeto, erano di maschia leggerezza, non di delinquenziale pesantezza. Non ricordo giocatori che usavano scarponi o scarponate, se non trapattoni, il quale, in una partita amichevole: italia – brasile nello stadio Meazza di milano, costrinse Pelè ad uscire quasi subito dal terreno di gioco per qualche dura giocata, “tamen”, non paragonabile al premeditato andare con i tacchetti delle scarpe da gioco in faccia, sulle caviglie, sui ginocchi, di cui i calciatori fanno uso vicendevole, oggi, purtroppo. Purtroppo ? Sì, ché il “calcio” è diventato un ”business”: in esso, per esso, con esso girano troppi soldi, corruzione, malaffare, sotto la regia di transazionali organizzazioni mafiose. La “fifa” per questi campionati mondiali di “calcio” ha allertato i suoi organi di controllo  in quanto c’è il pericolo di partite truccate. Cosa, quanto, poi, costano i protagonisti, gli interpreti del gioco “calcio”! Dai tecnici,  dai calciatori vengono rastrellate tutte le risorse che arrivano nelle casse delle società calcistiche. Tranne l ‘argentino messi e qualche altro sedicente campione, oggi, si esibiscono, anche negli agoni calcistici mondiali, una minoranza di discreti calciatori, una turba, poi, di comparse e, nonostante, tutti quanti agiscano bene o male con i piedi, ad eccezione di pochi che usano la testa per guidare i loro piedi, pretendono di fare la vita da nababbi, con annate di miliardi in groppa. Risorse economiche, provenienti dagli “sponsor”, dai botteghini, dalle televisioni, “compratrici degli spettacoli (????) calcistici, dalle agenzie “scommettitrici” sui risultati delle gare di “calcio”, che potrebbero essere destinate ad arricchire, migliorare le strutture sportive dei vari paesi, a creare centri di educazione sportiva e non solo, ove bambini e adolescenti, sottratti alle strade, possano Crescere, consapevoli che nella Vita, come nello Sport ci sono Regole da Rispettare, che la Libertà è solo Scelta di Responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Invece, denari, molti denari che vanno a finire nelle mani irresponsabili di individui, come balotelli che si permette, grazie all’ingenua passionalità dei plebei “pantalone”, di sfasciare una “ferrari” dietro l’altra. Quindi, per pagare i casanova in mutande, le società calcistiche hanno bisogno di farli giocare in continuazione e di sottoporre i loro arti e muscoli a “stress” insopportabili e i casanova, per mantenersi le “ferrari e le “girls”, attorno a loro ronzanti, hanno bisogno di ingaggi stratosferici e di risultati sportivi (???) forieri di ricchi premi, anche a costo di rompersi in continuazione per giocate, al limite della schizofrenia, a vicenda con gli avversari di turno. E’ vero, oggi, tutto è globalizzato, anche le brutte mode! In tutte le partite di calcio dei mondiali non ho visto un calciatore non barbuto e non tatuato. Ma si può essere così, mentalmente involuti, da deturpare corpi giovani, talvolta di mirabile fattura, come la Natura comanda, con tatuaggi da galeotti, solo ché così fan tutti, ché così ditta la moda ? Quanta nostalgia delle facce pulite, sbarbate, dei Corpi intonsi: (a braccio) dei Boniperti, degli Schiaffino, dei Platini, dei Sivori, dei Pelè, dei Rivera, e quanta compassione per quel miserabile scugnizzo di nome insigne che si presenta in campo con tutti gli stereotipi del calciatore, nativo dei quartieri a rischio di Napoli, prono alla moda nell’illusione del riscatto dalla sua problematica scaturigine sociale: la cresta sulla capoccia, la barba sul viso, i tatuaggi, su gran parte del suo insignificante corpo, che usano coloro che avrebbero potuto essere i suoi compagni, se la Natura, per la di lui fortuna, non lo avesse dotato di piedi discreti. Non sono più, esageratamente, appassionato di “calcio”, come lo ero in gioventù. Posso esibire, però, alcune giustificazioni in merito. Il “calcio” del mio passato non era povero ma, gioiosamente, sobrio. MI affascinavano giocate, che erano dei veri e propri numeri di grande classe: i colpi di tacco, ad esempio, di Green, le rovesciate di Parola e di Piola, il doppio passo di Biavati, i lanci da quaranta metri agli attaccanti dei vari centrocampisti e, poiché, amatorialmente, ero portiere, MI esaltavo ai voli d’angelo di Moro, di Bugatti, di Ghezzi, e specialmente, alle uscite di pugno di Sentimenti IV, che erano dei veri e propri “assist” per le ripartenze dei suoi attaccanti. Oggi, sia sugli spalti, che in campo, al livello dilettantistico che professionistico, è guerra, è schizofrenia, livore, è brama di risultati, ché qualsiasi spettacolo, sia sportivo, che musicale, che teatrale, che televisivo, deve gonfiare a dismisura il portazecchino, sì che gli addetti ai lavori possano avere, possedere cose costose e di lusso. Balotelli, ad esempio, si fa trasportare dalle “ferrari”, Josè Mujica Cordano, invece, da un maggiolino anni settanta del secolo scorso. Infatti, Dice Josè Mujica  Cordano (il Presidente dell’Uruguay, che, ufficialmente, guadagna 12mila dollari al mese, ma se ne trattiene solo 1500 e il resto destina ad organizzazioni non governative e a bisognosi e ha rinunciato agli splendori del palazzo presidenziale, per vivere in un modesta fattoria alla periferia di Montevideo) che la vita di ciascuno di noi deve essere guidata dal principio di sobrietà: ”Se compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli…. Se vuoi essere libero, devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per consumi cospicui che, però, ti tolgono il tempo di vivere”. Andare dietro alla cose, sembra dire il buon Josè, è entrare nella logica dell’accumulazione capitalistica che implica l’ossessione del consumatore a comprare di continuo, non senza indebitarsi, sino alla morte. Detto questo, solo per intellettuale Curiosità, sto guardando in questi giorni le partite dei mondiali, ma in una posizione di assoluta neutralità nei riguardi di tutte le squadre in campo. In tale disposizione psicologica MI accingevo, qualche giorno fa, ad assistere alla ripresa televisiva della partita italia – Costa Rica. Come prefazio del suo impegno di narratore della partita, il telecronista della “rai” fece qualche accenno alla situazione politica, sociale, culturale in Costa Rica e MI fece sobbalzare, scandalizzato, meravigliato, quando Disse che le piagge costaricane lambite dal pacifico sono fughe di golfi e baie che hanno permesso l’installazione, non in maniera invasiva, aggressiva per l’ambiente di infrastrutture turistiche (poniamo, invece, mente a ciò che noi italiettini siamo stati capaci di fare del “paradiso” del nostro ambiente naturale!). La nazione è stata classificata al primo posto per la felicità media della popolazione, ottimista e fiduciosa nel suo avvenire. E’ sede della Corte inter – americana dei Diritti Umani,  è sede dell’Università per la pace delle nazioni unite. Il tasso di alfabetizzazione della  popolazione è del 96%, l’obbligo scolastico fino ai 18 anni. Il 30% del territorio è destinato a parco naturale. Ottimo il servizio sanitario nazionale. Ma la notizia da incorniciare è che la Costa Rica ha rinunciato dal 1949 ad avere un esercito (Qualcuno ha sbottato, dicendo: ”Per forza è un protettorato degli “states!”. Perché l’italietta cos’è, se non la periferia dell’Impero degli obama di turno?) e ciò ha comportato: un alto tasso di sviluppo umano, una discreta dotazione di opere pubbliche, la preservazione del proprio patrimonio faunistico e floristico. Inoltre, l’assenza di un ceto militare ha determinato una notevole stabilità politica nel paese, a differenza di altri paesi centroamericani, senza colpi di stato militari negli ultimi decenni. Orbene, se una squadra di calcio è lo specchio del paese che rappresenta, i miei 25 Lettori facciano Attenzione a ciò che  ha Detto Pinto il CT della Costa Rica,  prima della partita con l’italietta: ”Ho una squadra fiduciosa, serena, ottimista, perciò penso sia possibile andare avanti, oltre il girone, dico”. Spero, quindi, di aver, ampiamente, spiegato ché MI sono strappato dalla mia sportiva, calcistica neutralità e ho tifato e tiferò, con condimento di pizze e birra, per la Costa Rica, tanto piccola territorialmente, “sed” tanto Grande, Umanamente. Noi, che stiamo alle pezze, che non siamo capaci di fare manutenzione ordinaria della Pompei, tratta fuori degli sbuffi mefitici del vesuvio, dei monumenti di rinomanza mondiale, abbiamo un esercito costoso di terra, di mare, di aria alla gavezza degli “states”, la Costa Rica, Rinunciando ai generali e alle loro “mene” golpistiche, che anche in italietta non sono mancate, è un Paese, come, forse, nessuno al mondo con una Popolazione in pace. Infatti, mentre nel nostro inno nazionale  l’autore si augura che gli italiettini si rimettano in testa l’ “elmo di Scipio”, il più autorevole rappresentante del feroce imperialismo romano, nell’Inno della Costa Rica l’ Autore del Testo Si augura che il suo Paese Prosperi con il lavoro e nella pace. Per quanto riguarda, poi, l’Uruguay, Riserberò il mio tifo alla Squadra, che Lo Rappresenta ai mondiali, per Onorare il suo Grandissimo Presidente, senza mancare, ahimè, di rispetto all’attuale presidente dei condòmini che affollano aggressivi, come topi in ristretto spazio, lo stivale circondato da tre mari, impietosamente, da essi, irreversibilmente, inquinati.   

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroeretino38@alice.it

 

 


Pubblicato il 24 Giugno 2014

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