Cultura e Spettacoli

I baresi non amano più come una volta anguilla e capitone

Clamoroso al….Cibali. I baresi non amano più come una volta anguilla e capitone rimpiazzati da carpaccio, sushi e pesce sfilettato. Sembrano questi i gusti dei concittadini alla vigilia elle festività natalizie, tappe obbligate o quasi per il consumo del pesce. Il Quotidiano di Bari ha intervistato due big baresi nella vendita del pesce, fornitori di assoluto prestigio e affidabilità. Inoltre entrambi hanno attività di ristorazione e con risultati  molto buoni. Partiamo da Domenico De Tullio, titolare a Poggiofranco del fortunato brand Marisqueria che associa vendita di pesce a fast food del mare (cucina a dir poco strepitosa): “Le abitudini dei baresi progressivamente stanno cambiando. Ovviamente non tocca a me dire se in meglio o peggio. Una cosa è certa: si mangia meno e in modo differente. Si fanno meno tavolate, ad esempio e spesso si passa il Natale fuori casa o città e questo incide nelle vendite del prodotto. Sono finiti i tempi dei banchetti con trenta commensali. In quanto ad anguilla e capitone, le loro vendite sono in evidente ribasso, forse anche per ragioni dietetiche. Le nuove generazioni, fatte eccezioni, di capitone neppure vogliono sentir parlare. Preferiscono il carpaccio, il sushi, la tartare di tonno. Vi è un calo persino nei frutti di mare ed è tutto dire. Noi vendiamo i ricci. Insomma, diciamo che sono cambiate significativamente le mode a tavola. Noi faremo asporto e da quanto vediamo è una carta vincente”. Parola a Giovanni De Benedictis che in pieno centro murattiano gestisce una corazzata del buon pesce, la Pescheria del Centro e in via Putignani ha un punto ristoro gettonato: “Stiamo vendendo  meno. Forse è dovuto al caro prezzi delle materie prime. Non dimentichiamo che il pesce ha subito dei rincari anche in virtù degli aumenti nel costo dei trasporti, della energia elettrica. Questa lievitazione fa in modo che i clienti al posto di comprare le quantità di una volta abbiamo ridotto ed anche drasticamente i consumi. Lo abbiamo visto di recente all’Immacolata. In più i gusti delle nuove generazioni sono mutati quasi radicalmente. Pochissimi ormai comprano anguilla e capitone, merce rara. Forse per paura di ingrassare, non saprei. Non si fanno le tavolate di una volta e si ha paura di ingrassare. In luogo di anguilla e capitone vanno abbastanza bene il sushi, il pesce sfilettato, il carpaccio. Registriamo persino un calo netto nelle vendite dei frutti di mare, addirittura intorno all’ 80 per cento rispetto a prima, tutto dire in una città che del pesce e dei frutti di mare ha fatto il centro della tavola specie ad Immacolata e Vigilia del Natale. Inoltre vi è chi preferisce comprare il già preparato, per godersi le feste e non stare a lavorare in cucina. E’ il segno dei tempi che cambiano, come non saprei”.

Bruno Volpe


Pubblicato il 22 Dicembre 2021

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