Cultura e Spettacoli

I palloncini: le nuvole, le idee

Qualche giorno fa si parlava di Pascarosa, placida contrada dell’ostunese che dà anche titolo ad un racconto di Anna Garofalo nel quale una donna reduce da una delusione d’amore va a rifugiarsi in questo luogo ameno dove grazie a felici incontri ritrova sé stessa. Venerdì scorso quel testo è andato in scena al Nuovo Abeliano per la direzione di Rocco Capri Chiumarulo (produzione Terrae ; collaborazione tecnica di Paolo Mastronardi). A parte Vince Abbracciante, che con la sua fisarmonica si posiziona in platea ad un passo dal proscenio (bellissime le sue composizioni), Anna Garofalo è ovviamente sola, essendo ‘Pascarosa’ ricordo digitato con tenerezza su pc da una donna grata a cani, donne e ulivi. Puntuale, un personal è posato su una scrivania al centro della scena. Ma solo di tanto in tanto si vedrà lei andare a manovrare la tastiera mentre tira qualche boccata (nelle quali oasi ella rifiata dando la stura all’estro del bravo Abbracciante). Infilata dentro una salopette stinta su cui squillano il rosso di una maglia e di un paio di scarpe, la donna si presenta in bicicletta dopo avere a lungo pedalato intorno alla platea (una trovata sfiziosa). E trova il palcoscenico disseminato di lumini posati a terra e palloncini sospesi ad altezze variabili. L’effetto é suggestivo : se queste fievoli fonti di luce raccolte dentro contenitori da conserva ricordano, quando esistevano le lucciole, il gioco antico di raccogliere quegli insetti dentro un barattolo di vetro per ricavarne una suggestiva lanterna, i palloncini richiamano l’idea delle nuvolette che nei fumetti sormontano personaggi pensosi. Rappresentano questi globi i pensieri sospesi fra le righe del testo, quelle cose così profonde da risultare indicibili persino alla stessa Autrice? Ma si può vedere in essi anche idee che ‘galleggiano’ in attesa di essere raccolte per giungere a una qualche conclusione. E difatti nel finale lei raccoglie uno ad uno i palloncini, li lega al manubrio della bicicletta e si allontana soddisfatta. Ma ne dimentica uno. Quello se lo prende, diciamo così,  la musica, ovvero Abbracciante, che poi – non per dabbenaggine – se lo lascia scappare (qualcosa sfugge sempre, alla fine i conti non quadrano mai perfettamente). E il palloncino fugge verso l’alto, termina la sua corsa in qualche angolo del soffitto, ma piace di più pensare che trovato un varco nel tetto si libri nel cielo accompagnato dal tenero interrogativo di una canzone di Renato Rascel : “Dove andranno a finire i palloncini che scappano di mani ai bambini?”… Vanno “a spasso per l‘azzurrità”, si conclude la prima strofa. E con un senso di azzurro si chiude questo bell’allestimento, così delicato pur in mezzo a picchi stizzosi e rigurgiti amari che spunti ridanciani mitigano.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Marzo 2016

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