Cronaca

I veti del Pd su Emiliano pigliatutto

Dopo la decisione a sorpresa del Pd nazionale di candidare alle europee, nella circoscrizione meridionale, l’assessore pugliese alla Sanità, Elena Gentile (Pd), dal partito di Matteo Renzi parte un altro colpo basso al segretario regionale del partito, Michele Emiliano, candidato sicuramente anch’egli all’europarlamento. Questa volta a disseminare di insidie il percorso per un’ascesa politica da presunto leader del sindaco di Bari uscente è il deputato Alfredo D’Attorre del Pd che, durante il suo intervento alla trasmissione televisiva Agorà di Rai 3, ha dichiarato: “Mi auguro che sulle candidature del Pd per le elezioni Europee valga il ‘No’ alle deroghe sui limiti di mandato: é un criterio che deve valere per tutti e non possiamo dare l’idea che ci siano due pesi e due misure”. Poi, continuando nel discorso, D’Attorre è stato ancora più esplicito: “Io eviterei doppi e tripli incarichi, mentre invece sento parlare di personalità che fanno già il sindaco, il segretario politico regionale e che dovevano andare al Governo e adesso saranno candidati alle Europee: secondo me un politico può fare bene una cosa per volta”. E tornando ai doppi e tripli incarichi, D’Attorre ha fatto un esempio che calza perfettamente con il suo rilievo politico: “Emiliano può benissimo guidare la lista del Pd al Sud, ma non può contemporaneamente guidare la lista al Sud e fare il segretario politico regionale. Non può candidarsi alle Europee e dopo una passeggiata di otto mesi a Bruxelles candidarsi poi l’anno prossimo a presidente della Regione Puglia”. Insomma, l’intervento di D’Attorre parlamentare Pd della Calabria non è forse casuale sui limiti di mandato e sui doppi e tripli incarichi che vedono interessato il sindaco Emiliano. Difatti il dato che nel Pd vi siano due pesi e due misure, e quindi una disparità di trattamento, tra gli esponenti non è affatto un’idea del parlamentare calabrese, ma è una constatazione incontrovertibile, di cui il Primo cittadino di Bari ne è un eclatante esempio. Anche se, per la verità, non è il solo. Infatti, un’altra eccezione è quella che il partito ha concesso ad deputato barese Antonio Decaro che, a differenza del suo collega parlamentare Dario Nardella  (Pd) anch’egli candidato sindaco alle prossime amministrative in una grande città capoluogo di regione, Firenze per la precisione, continua a rimanere in carica, contravvenendo alla norma statutaria del partito che per i parlamentari del Pd prevede le dimissioni dalla carica già all’atto dell’accettazione della candidatura ad altro importante incarico. Regola, questa, che nel caso di Nardella è stata rispettata, mentre per Decaro è stata accordata una deroga, consentendogli di partecipare alla prossima competizione elettorale amministrativa barese da deputato in carica e, quindi, di affrontare la corsa a sindaco senza il rischio di perdere lo scranno di Montecitorio. Un vantaggio non da poco, poiché Decaro, in caso di mancata elezione a Primo cittadino di Bari, resterebbe comunque deputato. Ora D’Attore ha forse voluto mettere in evidenza il caso di Emiliano, che potrebbe diventare parlamentare europeo e contemporaneamente ricoprire l’incarico di segretario regionale del partito fino alle prossime regionali del 2015, quando lo stesso Emiliano potrebbe approfittare del suo ruolo di partito per farsi designare anche come candidato presidente della Regione. Il rischio sarebbe quello che nel Pd pugliese le deroghe diventerebbero la regola. Ma al momento per D’Attorre  non è forse tanto questo il motivo del rilievo, quanto quello che riguarderebbe il problema del capolista alle europee. Come dire, se Emiliano vuol fare il capolista alle europee per D’Attorre è forse opportuno che il segretario pugliese del Pd s’impegni a lasciare la segreteria regionale del partito. O, quantomeno, a rinunciare sin da ora ad una futura candidatura per succedere a Nichi Vendola alla Regione. E più chiaro D’Attore non poteva esserlo.       

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 8 Aprile 2014

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