Cultura e Spettacoli

Il film “Italy in a day” un capolavoro ? Bahhh!

La traduzione del titolo del film è: ”Una giornata da italiani”. Infatti, Gabriele Salvatores dagli schermi televisivi aveva invitato gli italiani a filmare ciò che essi avrebbero fatto di ordinario o di straordinario (NOI non avremmo avuto alcun dubbio sulla incapacità della più parte degli italiettini di vivere momenti straordinari nella loro insistita quotidianità. L’accoppiamento tra i primi e la seconda sarebbe stato un “ossimoro”) il giorno 26 ottobre 2013. Gli italiettini Gli inviarono 45.000 video, di cui 6oo selezionati, assemblati, montati nel film, il cui titolo abbiamo sopra Citato, da Salvatores, secondo i Dettami della sua Estetica Cinematografica. Dobbiamo per dovere di cronaca Precisare che Salvatores riprende l’esempio di Ridley Scott, promotore e produttore esecutivo nel 2011 di “Life in a Day” di kevin Maddonald, per il “suo” film in cui, tra l’altro, a suo dire, di “suo” “non c’è neanche un frame”; “…tutte le immagini le hanno girate gli italiani, che sono i veri protagonisti del film. E’ un film sulla gente, girato dalla gente”. Dopo aver Detto che NOI Amiamo la Filmografia di Salvatores, due Osservazioni CI Preme Fare. La Prima: l’uso da parte di Salvatores, “ad abundantiam”, del sostantivo “gente” che tra i tanti significati accoglie, anche, quello di “persone”, “gli altri, in genere” in contrapposizione “a noi stessi” con i quali, Aggiungiamo NOI, non abbiamo, spesso, niente da spartire; o può assumere il significato dell’indeterminato “qualcuno”: “supin giacea in terra alcuna gente (Dante. Inf. XIV, 22)”. Nell’un caso o nell’altro, non CI Pare che Salvatores possa o voglia nascondere  la “puzza al naso” da intellettuale “radical – chic” nei confronti della marea dei “qualcuno” che Gli hanno inviato in visione la loro “filmografia”. La Seconda: Salvatores ha insistito nel ribadire che il numero (15.000) dei video, dalla “gente” inviati a Ridley Scott, è di gran lunga inferiore al numero (45000) dei video a Lui inviati dalla “gente” dello stivale, tanto motivando con il desiderio irrefrenabile degli italiani di esprimersi, di comunicare non lo loro rabbia o, addirittura, il loro “trash” esistenziale, sebbene “la loro voglia di vivere…i desideri alti di futuro”. E’ un modo, estremamente, generico di connotare il vivere e i desideri alti: vivere ? Dove? Come? Ché non dare nome, cognome, indirizzo a codesti alti desideri ? In realtà, il devastante numero di video, a Salvatores inviati, si spiega con il convincimento immane, indotto negli italiettini dalla robaccia trasmessa dal tubo catodico, che non si è, se non si appare; che l’unico modo di essere è contestuale, è legato all’apparire, per cui i mittenti dei video speravano che con le loro “opere”, accettate dal regista, “Premio Oscar”, avrebbero avuto, pur per qualche istante, con qualche passaggio televisivo o cinematografico la possibilità di “essere”, come pochi fortunati al mondo sono. Il film – ha proclamato Salvatores – “lo hanno fatto gli italiani. Può essere un’occasione utile per una riflessione sull’Italia di oggi”. Nonostante in parecchi anni, ormai, di Collaborazione con il “Quotidiano di Bari” non siamo stati con il cappello in mano ad aspettare che il regista napoletano CI offrisse gli spunti sociologici per meditare sul presente e sul passato italiettino, pur con la non peregrina alea di ripeterCI, Accettiamo, non di buon grado (lo Confessiamo), di Riparlarne. Continua Salvatores: “Il film racconta la vita della gente. Tante vite le abbiamo cucite insieme”. E la tarantola, presidente della rai, poteva esimersi dal proferire ”leccaculate” di convenienza ? A riprova che non avrebbe potuto, ecco il suo parto di lapalissiano corismo: “L’italia, che nel film si rivela, non è ripiegata su se stessa, ma ha coraggio e voglia di vivere. Siamo un paese pieno di problemi, ma che ha la capacità di reazione e questo film ne è la prova”. Bene, anzi male! Se sono, ad esempio, i giovani la speranza su cui contare ché l’italietta possa uscire dal “tunnel” della crisi economica, politica, etica, ecco (Fonte: “Corriere della sera.it” del 28 settembre 2014) cosa essi sono capaci di fare. Nell’attesa di poter entrare in una discoteca, che loro offriva biglietti d’ingresso scontati, in poco tempo 200 studenti, provenienti da pisa, hanno trasformato il sagrato della basilica di piazza “santa maria novella” a firenze in un vero e proprio letamaio con bottiglie e cocci di vetro sparsi ovunque, ragazzi privi di senso per l’abuso di “alcol” svenuti sulle scale, la facciata della chiesa trasformata in una toilette pubblica. Ancora: a sassano, vicino salerno, un giovane di 22 anni, alla guida di una “bmw 520”, sbanda e travolge i tavolini di un locale, uccidendo 4 coetanei, tra cui suo fratello. Risultato positivo al “test alcolemico” è stato arrestato. Gli episodi inenarrabili, che abbiamo Captato dal “Corriere della sera”, non sono eccezionali, “sed” costituiscono, senza alcuna nostra remora, il quotidiano, quasi, con cui, dolorosamente, dobbiamo confrontarci; per non  numerare, poi, i delitti gravissimi (omicidi, stupri, violenze di ogni genere) che si consumano in molte famiglie italiettine, di cui la cronaca nera si occupa quotidianamente; per non salare la piaga, giammai rimarginata, che niente e nessuno riuscirà a rimarginare, della palma, la metafora di Sciascia per indicare la mafia, non importa se siciliana, calabrese, salentina, albanese, cinese, che, trasmigrando dalla sicilia, al nord, potentemente, prepotentemente, proditoriamente, radicandosi, ha appestato, intiera, la società italiettina. E dove mettiamo il declino culturale italiettino inarrestabile ? La scuola secondaria e l’università diventate diplomifici e laureifici, i cui prodotti senza Preparazione, senza Coscienza Etica, disponibili, quindi, ad ogni compromesso, ad ogni forma di corruzione, ad ogni “inciucio” occupano tutti i livelli istituzionali, determinando il declino, la scarsa credibilità di essi ? Pertanto, quale riflessione è possibile fare su un documento filmico, sia pure autoriale, edulcorato, omissivo, superficiale sulle sociali relazioni, perfino famigliari, tra gli italiettini ? L‘unica possibile conclusiva riflessione è che esso non fotografa la realtà sociale italiettina e, perciò, non è vero. Se il documento filmico ”Italy in a day” non è vero,  viene smentito il seguente assunto di Salvatores: se si  progetta di raccontare la realtà, qualsiasi realtà, il metodo più acconcio è quello di far parlare, muovere, agire, senza filtri, con gli strumenti tecnici moderni, i protagonisti di essa o di esse che si riprendono nel loro “vivere”, secondo il regista, da nessun regista o attore riproducibile. Per completare il suo pensiero sul suo ultimo lavoro, Salvatores afferma: ”In una società liquida, in cui tutto, velocemente, si consuma, c’è il desiderio di dire:’ci sono anch’io e vi racconto il primo giorno di scuola di mio figlio’”. Quale scoperta! E’ a un condòmino che salvatores permette di parlare, di raccontare! Nel suo film, che è per sua esplicita ammissione un film di montaggio, la cui anima è il montaggio, sostituto dell’intreccio del racconto, in cui i contenuti dei video selezionati sono stati ordinati secondo il ciclo temporale di una giornata (dalla mezzanotte del 25 ottobre alla mezzanotte del 26 ottobre 2013) e il ciclo della vita (dalla nascita alla tarda vecchiaia), Salvatores, oltre a imporre argini, non si sa con quale criterio e per quali motivazioni culturali, se non politiche (la rai è guardata a vista dai maggiorenti dei partiti e il film è stato foraggiato del “ministero dei beni culturali”), all’esprimersi dei protagonisti dei documenti, ha voluto dare l’idea di un popolo che affronta i suoi annosi problemi, non con rabbia, sebbene con decoro, dignità, con senso di umanità; di un popolo tutto, spiritualmente, cementato nella medesima barca, affratellato nelle sue individualità le une accanto alle altre. E no, e – grege Salvatores! Il condòmino non farà mai la rivoluzione che si augurava il protagonista di un video, da lei selezionato, di uccidere l’ ”io” e di far Fiorire il “Noi”, grazie al quale ogni Utopia Rivoluzionaria riguarda tutto il Genere Umano, non  i miserabili interessi di bottega familistica o condominiale o di clan mafioso. Il condòmino è, meschinamente, infognato nel suo “particulare”, non è il Cittadino che, oltre ad avere a cuore la sua individuale Felicità, Consapevole, appieno, di Essere “Zoon Politikon”, Animale Sociale, appassionatamente, Si Prepara per Essere, proficuamente, Coinvolto nella Crescita Felice della Società degli Uomini, a partire dal tempo e dallo spazio da Lui Vissuto. Il film “Italy a in day”  ritrae, se si vuole, con vivacità, con spontaneità, “cum grano salis” l’italietta condominiale di oggi; elabora una mappa, quasi, dei desideri, sogni, paure, riflessioni; di qualsiasi cosa considerata importante dai condomini italiettini il 26 ottobre 2013, giorno in cui Salvatores aveva raccomandato agli italiettini di dare uno sguardo alla “interiorità” loro, alle relazioni tra di loro, all’italietta a causa loro, Lamentiamo NOI, tale, appunto. Niente di incredibile, di ineffabile, di straordinario, di impensabile è venuto fuori da tanto affaccendarsi di 45000 italiettini, solo ciò che non avremmo potuto non sapere, non conoscere. A braccio: il pensionato che soffre per la solitudine in cui i suoi prossimi, perfino, l’hanno inabissato; il papino che piange di gioia per la nascita della sua figlioletta; la mammina che consiglia ai suoi figli di imparare il cinese, in quanto profetizza l’egemonia economica e, quindi, politica della superpotenza asiatica; un altro papino, più giovane del precedente, considera un fatto rivoluzionario che egli, il maschio di casa, abbia imparato a cambiare i pannolini al suo fantolo; finalmente, una situazione, ritenuta  trasgressiva dai parrucconi, che rileva il malcontento di due papà, sposati in canada, i quali nell’italietta sono in uno “status” di discriminazione, se non affettiva, comunque legale, ché solo il “padre biologico” ha tutti i diritti e doveri nei confronti del figlio adottato; nella terra dei fuochi, le paure, i tormenti per gli effetti letali dei rifiuti pericolosi in essa sepolti,”non si sa da chi”; un giovane, che staccando la spina da tutto ciò che lo circonda, ritiene di potersi considerare la “persona” più fortunata del pianeta, fino a quando avrà la possibilità di addentare un panino farcito alla medesima maniera di quello che sta manducando, mentre lo stanno filmando. Per Parafrasare l’affermazione del protagonista di un video selezionato, la sintesi del film starebbe nell’ inconfessabile rassegnazione degli italiettini che la salvezza è nell’oscurità, non nelle luci che si osservano in alto. Non a caso, il film di Salvatores si chiude con tre musicanti che intonano con strumenti a fiato “il silenzio” nella penombra di piazza “plebiscito” in napoli, quasi un apostrofare i napoletani a stare sotto le coperte che, come grugnisce la ragazza di un video selezionato, permettono di immaginare il raggiungimento di qualsiasi obiettivo, la realizzazione di qualsiasi sogno: di condomini, ovviamente!

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it         


Pubblicato il 30 Settembre 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio