Cultura e Spettacoli

Il macabro bottino del vincitore

In un giorno d’agosto del 216 a.C., in quel di Canne, Annibale inflisse a Roma la più cocente sconfitta della sua storia. La battaglia ebbe termine al calare della luce. Il bagno di sangue riprese l’indomani quando i Cartaginesi, ritrovate energie nel sonno e nel cibo dopo la carneficina e i festeggiamenti, diedero il via a quella pratica abominevole della depredazione dei morti. Fu l’occasione per finire molti legionari romani rimasti feriti e impossibilitati a fuggire per la gravità degli squarci o perché intrappolati in quello stratificato groviglio di uomini, animali e cose che ricoprì il campo di battaglia. – Si racconta che durante l’esplorazione del campo un soldato cartaginese fu trovato ancora vivo, ma imprigionato dal cadavere di un avversario disteso su di lui. Il volto del cartaginese e le sue orecchie si presentavano orrendamente lacerate. Era successo questo : Caduto sul nemico e non potendo più impugnare il gladio, finché le forze non l’avevano abbandonato il legionario aveva infierito a morsi sul viso dell’altro, inchiodato spalle a terra. – I morti vennero così spogliati del non poco oro che indossavano (oro per lo più ‘patrizio’, ostentato da senatori e cavalieri per ribadire l’appartenenza ad un ceto sociale superiore a quello della truppa). Il bottino non fu cosa da poco. In ‘Ab Urbe condita’ Tito Livio riporta che Annibale, a testimonianza della vittoria a Canne, inviò a Cartagine tre moggi di anelli d’oro. Il ‘moggio’ era una misura per aridi (frumento o farina) in uso nell’antica Roma consistente in un cilindro metallico o in legno della capacità di quasi nove litri. Dunque, quanto oro i vincitori strapparono alle mani dei caduti? Si provi a immaginare tre secchi colmi fino all’orlo… Grosso modo, azzardiamo, il macabro bottino ammontò a dieci chili d’oro (corrispondente a un migliaio di ‘pezzi’). Messi nelle mani del fratello maggiore Magone Barca, quegli anelli vennero poi distesi su un tappeto nel vestibolo della ‘Curia’ cartaginese al cospetto dei rappresentanti del potere. Chi a Canne procedette alla squallida operazione di ‘prelievo’? Sicuramente uomini di fanteria, pungolati dalla prospettiva che parte di quella ricchezza destinata alla Patria sarebbe stata distribuita fra la truppa. Perciò, più oro scovava il soldato, più in percentuale gliene sarebbe tornato in tasca. Niente scherzi però. Profondo conoscitore delle debolezze umane e diffidente per natura, Annibale dovette predisporre controlli ‘a campione’. Guai all’incauto pescato con un anello nascosto sotto la lingua, nella scarpa o tra le piume dell’elmo. Non se la sarebbe cavata con dieci bastonate e altrettanti giorni di paga in meno. E morire sgozzati per mano degli stessi compagni dopo aver avuto la sorte di scampare a quel bagno di sangue doveva avere più il sapore della beffa che della tragedia.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 31 Agosto 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio