Cultura e Spettacoli

Il veleno di Giulia non perdonava

Giulia Tofana, nata a Palermo ai primi dei Seicento e giustiziata a Roma il 5 luglio 1659, fu un’assassina seriale sui generis. Simpatizzante per donne intrappolate in matrimoni infelici, vendeva loro un veleno che preparava personalmente. Il suo ritrovato era efficacissimo : ne bastava un piccola quantità per procurare al malcapitato una morte pressoché priva di sintomi. Il veleno di Giulia aveva origini assai remote, ma solo pochissime persone sapevano confezionarlo. E’ molto probabile che Giulia fosse stata iniziata al gran segreto dalla madre, una fattucchiera giustiziata a Palermo il 12 luglio 1633 per aver avvelenato il marito… Ciò premesso, facciamo un salto indietro di un secolo. Era il 19 novembre 1557 quando a Bari, nel castello, si spegneva Bona Sforza, Regina di Polonia e Duchessa di Bari. Il male “improvviso e oscuro”, aveva trovato impotenti i medici di corte (a ben poco valgono salassi, clisteri e rudimentali lavande gastriche quando di mezzo sono certe tossine). In quanto tempo l’amatissima figlia di Isabella d’Aragona se ne andò ? Se resta imprecisato il momento di quel 19 dicembre in cui la duchessa di Bari cominciò a star male, è invece documentato che la sera dello stesso giorno l’inferma si riprese e, dando del “traditore” al presunto avvelenatore (Gian Lorenzo Pappacoda, suo segretario personale), richiamò i notai e “si risolse di far un altro testamento… mediante il quale dichiarò il primo testamento nullo et contra sua volontà stipulato”. La duchessa si era ripresa quando, improvvisa e inattesa, la morte sopravvenne. Fu per somministrazione di una seconda dose di veleno? Ci pare improbabile. Dopo l’esternazione di Bona (quell’accusa di tradimento rivolta al Pappacoda) ognuno teneva d’occhio l’altro. Nessun avvelenatore avrebbe avuto vita facile una seconda volta. Probabilmente quel ritorno di salute di Bona fu l’ultimo colpo di coda di un organismo in lotta contro un veleno non ad effetto rapido, tuttavia irresistibile. Possibili avvelenatori dovevano avere tutto l’interesse che l’ammalarsi della duchessa fosse tutt’altro che fulmineo al fine di sviare facili sospetti (e difatti i medici di corte inizialmente diagnosticarono un attacco fulminante di febbre malarica, un caso molto frequente nella Bari del tempo, dato che poco a nord dell’abitato, alla foce del torrente Picone, si estendeva una vasta palude). Alla luce di queste considerazioni, quale il veleno più adatto? Frughiamo fra i veleni impiegati nel Rinascimento. La cicuta è ben solubile in alcool, perciò poteva essere propinata a Bona insieme al vino ; ma ce  ne vuole molta (750 mg) per uccidere un uomo, cosa che avviene nel giro d’un paio d’ore e con effetto paralizzante ; troppi indizi per non destare sospetti. L’aconite, allora ? Ne sono sufficienti 5mg per far morire un uomo in meno di sei ore e con perdita di coscienza (tutt’altro che il caso di Bona, come si è visto). Veniamo alla Belladonna : i sintomi insorgono rapidamente e la morte interviene per paralisi dopo quasi due giorni (la sfortunata duchessa di Bari spirò nella metà del tempo).  Allora non resta che l’acqua ‘tofana’, cioè il famoso preparato di Giulia Tofana. L’acqua tofana conteneva acqua, anidride arseniosa, limatura di piombo, limatura di antimonio e succo estratto dalle bacche della belladonna. Consisteva in una soluzione incolore, inodore e insapore ad altissimo tasso di tossicità. Come tale si prestava ad essere ingerita senza sospetti come acqua di cottura di cibi o come tisana.  Una volta somministrata, provoca in breve tempo vomito e in seguito febbre, facendo in modo che il quadro clinico del malcapitato venga confuso con quello di un normale disturbo intestinale. Ogni sospetto d’omicidio, infine, era allontanato dal colorito roseo della vittima. – Nell’immagine, un dettaglio di ‘La morte di Socrate’, olio su tela di Jacques Louis David, realizzato nel 1787 e conservato al Metropolitan Museum of Art de New York.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Settembre 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio