Cronaca

In piazza i migranti: “Parliamo di riuso e ruderi pubblici, altro che container”

E’ già trascorso un mese dalla presentazione dell’appello dei rifugiati all’interno del capannone ‘Ex Set’, decisi ora più che mai a ribadire la volontà di non essere trasferiti in un ghetto di container (o “prefabbricati in metallo”, come li chiama il sindaco), ma di poter riusare una struttura pubblica abbandonata. Infatti, nonostante la sottoscrizione e la solidarietà espressa da tanti collettivi, associazioni, organizzazioni sindacali e cittadini, il Comune ha deciso di far finta di nulla e tirare dritto verso una soluzione all’insegna del “razzismo istituzionale e dell’emarginazione”, s’arrabbiano le associazioni di volontariato più combattive. <>, rimarcano i gruppi più vicini ai migranti, in questi giorni di confronto tra i rifugiati accolti in un capannone ripulito da poco e gli stessi amministratori civici. Quindi, sarà meglio mettere le carte in tavola, una buona volta, sulla seconda accoglienza a Bari. E visto che anche la gara per le opere di urbanizzazione dei cinquanta container vicino alla Fiera (aggiudicata a una ditta di Massafra) segna il passo e si allungano i tempi per il trasferimento degli extracomunitari ospitati nei capannoni ex Set da metà novembre 2014. Ma adesso ci hanno pensato Ripartizione Infrastrutture, Viabilità e Opere Pubbliche del Comune, guidati dall’ing. Montalto, all’appalto per la fornitura ed anche se tutto s’è bloccato in attesa dell’avvio dell’altra gara, quella per le opere primarie necessarie all’impianto dei cinquanta container, il primo cittadino continua a prendere tempo. Insomma, ci vuole tempo, specie in tempi in cui l’assistenza ai migranti potrebbe diventare anche a Bari un lucroso ‘business’ per società e associazioni cha magari agiscono come i vari Carminati e Buzzi, tristemente noti con la “Roma Capitale”. Insomma, tutto ancora in alto mare e c’è chi dice che le Istituzioni stiano riflettendo sulla destinazione dei cento e più migranti ancora ospitati (si fa per dire…) nel capannone Ex Set. <>, spiegavano un anno fa i volontari più vicini ai rifugiati. Dopo l’incontro con Comune e Prefettura di gennaio, alcuni dei rifugiati hanno ottenuto la residenza per il rinnovo del permesso di soggiorno, mentre alcuni nuclei famigliari con bambini piccoli sono stati trasferiti a Villa Roth, a San Pasquale. Nel frattempo si avvicina  a grandi passi l’inverno e le condizioni di vita all’interno della tendopoli ai margini del rione Libertà, sono peggiorate: sicuramente il capannone è inagibile per utilizzarlo come alloggio, persone costrette a dormire ammassati in otto in tende di appena 20 metri quadri, col rischio del contagio di malattie. Ora più che mai occorre capire i tempi di chiusura della tendopoli, l’individuazione di altri siti per un immediato trasferimento, ma anche come si stanno utilizzando i finanziamenti europei per i rifugiati (1,6 milioni di euro) destinati all’ottenimento di un’altra (e umana…) abitazione. Se ne riparlerà, dunque, venerdì prossimo, 13 novembre (cioè un anno esatto dopo lo sgombero da parte del sindaco Decaro della Casa del Rifugiato e lo spostamento delle sue centinaia di abitanti nella tendopoli fatiscente dell’Ex Set) verrà consegnato l’appello di persona ai diretti interessati, chiedendo una risposta. <>, dice chiaro Giovanni De Giglio di “Rivoltiamo la Precarietà”, ricordando a questo proposito l’esempio di Villa Roth: <<…la riapertura dell'immobile di proprietà pubblica, che oggi ospita dignitosamente circa venti persone tra nuclei famigliari migranti ed italiani, non è stata una concessione delle Istituzioni, ma una vittoria dei rifugiati dell'ex Set. Della loro caparbia resistenza, della loro lucidità e della capacità di creare legami forti con la città e non solo>>. Villa Roth, infatti, come forse pochi ricorderanno, è stata riaperta repentinamente dopo la “figuraccia” rimediata su scala nazionale dal Comune di Bari a seguito della visita di Cecilia Strada (presidente dell’associazione umanitaria Emergency) di fine settembre, alla tendopoli tra via Brigata Bari e via Napoli. <>, rimarcano i volontari baresi, decisi a ridiscutere la seconda accoglienza in una Città come Bari invitando la cittadinanza a essere presente, per una battaglia di legalità e civiltà che non è solo dei migranti…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 10 Novembre 2015

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