Cronaca

“Inaccettabile” l’emendamento che ha modificato il criterio per gli aiuti alle Op olivicole

Le recenti modifiche introdotte al decreto “Disposizioni nazionali sui programmi operativi delle Op e Aop del settore dell’olio d’oliva e delle olive da tavola”, nel corso della seduta del 14 settembre della Conferenza Stato-Regioni, non hanno riscontrato un giudizio unanime da parte delle due principali Organizzazioni sindacali agricole, Coldiretti e Cia, e delle associazioni di olivicoltori ad esse collegate. Infatti, a dividere il comparto dei produttori di olive ed olio è la novità introdotta dal decreto innanzi citato per il calcolo del valore della produzione commercializzata di olio maturato nell’anno solare 2022, anziché nell’anno 2021. Modalità, questa, che secondo la Confederazione degli agricoltori italiani introduce un elemento di forte aleatorietà nella definizione dei futuri programmi operativi che andranno presentati già dal prossimo 10 ottobre. Una disposizione, quindi, che per la Cia sarebbe nei fatti inapplicabile, perché richiede alle imprese olivicole di programmare in corso d’anno, con dati non ancora certi e controllati, oltre che rischiosa per la gestione prudente delle risorse pubbliche e sicura futura fonte di confusione nella quasi certa rimodulazione di risorse a posteriori e con un probabile contenzioso che potrebbe derivare dalla sua applicazione. Il quadro per la Cia sarebbe reso ancora più complesso dalla scelta di considerare i contratti negoziati già dal 2023, ai fini del calcolo del valore della produzione commercializzata, poiché detta modifica contraddice anche gli obiettivi di vera aggregazione e crescita del settore alla base dell’Ocm e del Piano strategico nazionale. Da ciò scaturisce una forte preoccupazione dell’Organizzazione di via Mariano Fortuny a Roma e l’auspicio che il provvedimento venga applicato secondo le modalità concertate negli incontri istituzionali e che venga in tal modo scongiurato il rischio dell’introduzione di norme inapplicabili, aggravando la già difficile situazione in cui il settore si trova, come tutta l’agricoltura italiana, nel fronteggiare gli effetti dell’attuale crisi. Invece, un giudizio positivo in merito allo schema di decreto sulla ripartizione degli aiuti alle Op è stato espresso da Coldiretti Puglia, assieme a Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano che, sull’esito della Conferenza Stato Regioni che ha deciso di adottare il 2022 come anno di riferimento per il calcolo delle risorse comunitarie assegnabili alle Op per il 2023, parametrate in base al fatturato delle stesse, ritengono aiuti il sistema olivicolo italiano a crescere e a non disperdere il duro lavoro di aggregazione degli agricoltori e valorizzazione delle produzioni italiane portato avanti negli ultimi vent’anni. Infatti, per Coldiretti-Puglia ed Unaprol, “la scelta dell’anno di riferimento 2022, anziché il 2021, consentirà di attribuire risorse comunitarie maggiori a quelle regioni in grado di produrre alti livelli di fatturato, come la Puglia in primis, e darà la possibilità a molti territori, che nei prossimi anni inevitabilmente perderanno la disponibilità di risorse comunitarie, di guadagnare un anno in termini di programmazione di azioni, di attività e di riorganizzazione”. Inoltre, ha spiegato Coldiretti Puglia, “la decisione del Ministero e delle Regioni permetterà certamente di presentare programmi più adeguati alle reali condizioni delle realtà imprenditoriali locali e di impegnare tutte le risorse messe a disposizione per il settore”. Per poi concludere che “la tempistica proposta dal Ministero è perfettamente in linea con la possibilità da parte delle Op di programmare gli investimenti mentre le amministrazioni avranno a disposizione il fatturato effettivo supportato da documentazione ufficiale, in modo tale che l’assegnazione avvenga nella massima trasparenza possibile”. Per Coldiretti Puglia “è positiva anche la scelta di introdurre i contratti negoziati, che rispondono all’esigenza di comprendere nel calcolo delle risorse da distribuire anche le produzioni di olio e di olive che derivano da contratti siglati direttamente dai propri soci”. Mentre, “inaccettabile” è per la Regione Puglia l’intesa sull’emendamento introdotto in sede di Conferenza Stato-Regioni che ha modificato alcuni punti del Decreto sulle Op. A rendere nota tale posizione della Regione è stato l’assessore pugliese all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, che con un comunicato ha dichiarato: “come Regione Puglia non possiamo accettare l’intesa raggiunta su alcune modifiche al Decreto riguardante le disposizioni nazionali sui programmi operativi delle Organizzazioni e Associazioni di Produttori (Op e Aop) del settore dell’olio d’oliva e delle olive da tavola”. “Si tratta di modifiche che definiamo irragionevoli – ha spiegato Pentassuglia – perché penalizzano fortemente un intero programma di investimenti strategico per il tutto comparto olivicolo pugliese”. Motivo per cui – fa sapere l’Assessore – ha scritto al coordinatore della Commissione politiche agricole (Cpa) della Conferenza delle Regioni per esprimere il disappunto della struttura regionale e dell’intero settore produttivo olivicolo, oltre che per le modalità poco trasparenti in sede di discussione dell’emendamento del quale la Regione Puglia avrebbe chiesto l’immediata cancellazione. “La contrarietà alle modifiche introdotte – ha sottolineato Pentassuglia – riguarda prevalentemente la scelta del parametro indicato per il calcolo del valore della produzione commercializzata (VPC) di olio maturato nell’anno solare 2022, anziché nell’anno 2021, che penalizza l’attività di programmazione delle Op”. Infatti, ha chiarito l’Assessore, “il rischio grave sarebbe quello di definire futuri programmi operativi sfalsati e non adeguati alle reali condizioni delle nostre imprese. Ricordo che il Piano strategico nazionale prevede l’avvio delle attività di programmazione a partire dal 1° gennaio 2023, e pertanto i programmi delle Op dovranno essere approvati non oltre il 31 dicembre 2022. Dunque tale calcolo introdotto riferito al 2022 costringerebbe irragionevolmente le nostre aziende a programmare delle attività entro l’anno sulla base di un dato la cui certificazione avverrà solo successivamente”. Pertanto, ha affermato ancora Pentassuglia, “per le nostre amministrazioni il rischio altrettanto elevato è quello di approvare programmi operativi non attendibili e suscettibili di notevoli oscillazioni”. Motivi, questi, che secondo l’Assessore pugliese, sarebbero ampiamente condivisi dalle associazioni di rappresentanza olivicola, e per i quali la Regione Puglia ha ribadito la sua forte contrarietà rispetto alle decisioni assunte in sede di Conferenza e, come è stato comunicato al coordinatore della Cpa, anche la scarsa trasparenza in sede di discussione. Perciò, ha concluso Pentassuglia, “la Puglia ha chiesto immediata cancellazione” dell’emendamento introdotto, “condizionando l’accoglimento poi della proposta ministeriale”. Ora non resta che attendere gli sviluppi di tale presa di posizione della Puglia, che – come è noto – è la principale realtà  nel comparto olivicolo ed oleario nazionale interessata dal provvedimento citato e, soprattutto, se si riuscirà a trovare un’intesa anche fra tutte le Organizzazioni rappresentative del comparto, visto che allo stato dei fatti talune di queste sono su posizioni diametralmente opposte sulle recenti modifiche apportate al decreto per gli aiuti alle Op ed Aop del settore olivicolo.

Giuseppe Palella

 

 

 


Pubblicato il 20 Settembre 2022

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