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Ionut Rada:“Bari è stata la mia Champions ed è la mia seconda casa”

Difficile parlare di calcio di questi tempi, senza pensare a quanto accade ogni giorno, ogni ora per la precisione, senza trascurare i bollettini ufficiali che fanno il punto sui contagi e morti, specie nella nostra amata Puglia. Ma da una parte dobbiamo reagire, restando a casa e lasciando lavorare gli addetti ai lavori autorizzati, ma soprattutto è nostro dovere morale essere positivi per sconfiggere ed arginare questo maledetto covid19! Soltanto, insieme, potremo farcela, essendo positivi, attenendoci alle norme del decreto e non abbattendoci. Abbiamo, così intervistato Ionut Rada, ex calciatore del Bari per due stagioni dal gennaio 2015 a giugno 2016, un difensore arcigno ed ordinato, puntuale nelle chiusure sui marcatori avversari, in biancorosso ha collezionato venticinque presenze e due gol. Rada. Subito dopo il Bari ha vissuto due stagioni con la Fidelis Andria di Paolo Montemutto e Piero Doronzo ds. Ma precedentemente nella sua carriera ha giocato nelle fila del Karlsrushe in Germania e vinto tantissimo in patria. Rada, tuttavia, ci ha tenuto a lanciare bel messaggio incoraggiante e su come affrontare questo gravissimo periodo, oltre ad averci raccontato della sua amicizia con Enis Nadarevic, suo compagno alla Fidelis Andria che oggi è in forza alla Sly United del presidente Danilo Quarto.

L’altro ieri ha realizzato un bel video sulla pagina fb di tifosi biancorossi, La Casa del Galletto, un messaggio di speranza e di saluto ai tuoi tifosi biancorossi ed al popolo italiano. Il tuo pensiero. Ionut?

“Sono vicinissimo al popolo italiano ed ai miei fratelli baresi. Seguo sempre poi il Bari, seppur da distanza e non potevo mancare in qualche modo di manifestarvi la mia vicinanza. Bari è la mia seconda casa, siamo stati bene con tutta la mia famiglia e siamo preoccupati per quanto sta avvenendo. Ci vuole senso responsabilità, dobbiamo stare a casa, e vivere di più la famiglia. Da oggi, ieri –ndr, anche qui c’è lo stato di allerta e si esce solo per ciò che è strettamente necessario con le dovute precauzioni. Rispettiamo le regole!”

Anzi, forse hai anche qualche consiglio da dare per mantenerci in forma?

“Si, certamente e grazie di darmi questa possibilità. Ogni mattina, alle ore 8 italiane attraverso il mio canale social, ho lanciato un programma di allenamento con esercizi per mantenersi in forma, passare un po’ di tempo, allenandoci insieme. Seguitemi e ci sentiremo ancora più vicini. Quando tutto sarà finito, valorizzeremo al 110% questo momento storico, e torneremo ad abbracciarci, a prenderci un caffè al bar, a correre insieme e a poter godere ancora di più la nostra famiglia, che molte volte per chi lavora fuori o torna a tardi, è costretto a sacrificarla o a dedicare loro poco tempo. Restiamo uniti, Forza Italia, forza Romania, uniti!”

Hai esordito nel Craiova, società rumena. Dopo una trafila nei più importanti club della tua patria, dal Rapid Bucharest, Nacional Bucasrest, Steaua Bucarest, dove peraltro hai collezionato, da protagonista, diversi successi, su tutti: 2 Coppe di Romania, una Supercoppa rumena ma la classica ciliegina sulla torta è arrivata con la conquista del Campionato rumeno con il Cluj. Proprio con questa maglia hai esordito in Champions ed hai realizzato due gol, di cui uno alla Roma, ricordaci quella serata e sul tuo percorso in Romania.

“Sono stato sicuramente molto fortunato, ma il tutto è stato determinato dalla mia volontà e determinazione, ho avuto anche la fortuna di giocare nella ‘Bundesleague’ in Germania. Giocare nella propria patria, ovviamente ha un sapore particolare ed anche aver militato in club che hanno scritto calcisticamente belle pagine sportive. A me è capitato di vincere il campionato con la squadra della mia città, il Cluj e con la stessa ho fatto l’esordio in Champions League con la maglia dello Steaua Bucharest allenato da Gica Hagi. Mentre ho segnato due gol, con Cartu, quando giocavo nel Cluj. Quella sera perdemmo 2-1, nella Roma allenata da mister Ranieri, in squadra c’era gente come Mexes, andato anche in gol in quell’occasione insieme a Borriello, ma c’era anche capitan Francesco Totti, Daniele De Rossi. Era il 28 settembre del 2010, il mio gol giunto al 33’ riaprì la partita, ma terminò con la nostra sconfitta di misura ed un gol memorabile nello stadio ‘Olimpico’ di Roma”.   

Due le stagioni in biancorosso: nella prima sei arrivato a campionato in corso, nella seconda ti sei ritagliato più spazio e fatto anche molto bene sotto la guida tecnica di Davide Nicola. Il tuo ricordo e la partita più bella.

“Si, all’inizio non è stato semplice anche se a Bari ti ambienti facilmente. Non avevo idea cosa significasse giocare in una piazza simile. Da bambino avevo sempre desiderato di giocare anche un minuto in Champions League, cosa poi realizzatasi ed ho anche segnato. Ma una volta arrivato a Bari ho capito che la mia Champions League era il Bari. Tifo caldissimo e piazza passionale che si vedeva avesse vissuto tanti anni di serie A, una maglia indossata da tanti campioni. Nella seconda stagione, mi sono ritagliato più spazio e con Davide Nicola, penso sia uno dei tecnici italiani emergenti, mi sono trovato benissimo. A lui devo tantissimo, mi ha insegnato la tattica e ci trasmetteva fiducia. Il mio gol più bello dei due? Quello con la Pro Vercelli che valse tre punti ed un’iniezione di fiducia. Avevamo disputato un ottimo girone di andata, ma qualcosa è andato storto nelle ultime tre, perdemmo di misura contro un ottimo Cagliari, poi la sconfitta in casa con il Brescia, il mio gol ci avevi illusi poi il Brescia rimontò con un rigore molto discusso ed un altro gol. E poi l’ultima del girone di andata, perdemmo a Trapani di misura, a mezz’ora a causa del gol della domenica di Fazio. La dirigenza sollevò dall’incarico il mister e ricominciammo tutto daccapo con Camplone, sino alla partita dei playoff con il Novara”.

Entriamo nello specifico, 25 maggio Bari-Novara: ventiduemila cuori biancorossi, a fine primo tempi fischi della tifoseria per un 0-3 inspiegabile, nella ripresa la vostra reazione, compreso il tuo ingresso nel quale che senza dubbio hai dato una scossa, ma a quasi tempo scaduto, accadde l’inevitabile doccia fredda, Galabinov approfittò di un tuo errore per condannare il Bari. Nonostante è validissimo il detto. ‘errare umanum est…’ c’era la possibilità di una tua riconferma, ma non avvenne poi. Raccontaci di quella sfortunata serata e perché non sei rimasto.

“Si, nella vita si dice sempre bisogna avere il coraggio di prendere le decisioni ed esserci per poter agire. Io entrai a gara in corsa e la partita si mise subito sui binari giusti. In realtà a fine primo tempo ci guardammo negli occhi, forse c’era troppa tensione accumulata di una stagione in cui avremmo potuto chiudere anche in altra posizione. Sono sicuro che se fosse rimasto un tecnico validissimo come mister Davide Nicola, senza nulla togliere a colui che era subentrato, forse avremmo scritto una bella pagina sportiva, ma è andata diversamente e ne prendiamo atto come esperienza. Tornando alla partita, la rimettemmo in piedi con doppietta di uno strepitoso Rosina ed un gol di Puscas, mio connazionale e grande attaccante. Poi ad un minuto dal termine, complice un mio errore, abbiamo perso. Ma ripeto, si vince e si perde in undici, anzi tutta la squadra, dal primo all’ultima riserva. Mi è dispiaciuto moltissimo del mio errore, non ho dormito, ma non ho rimpianti perché ho sempre dato tutto. Sono felice per aver giocato nella piazza barese e conservo per sempre un bel ricordo. C’era la possibilità che rimanessi, ma il nuovo diesse Sean Sogliano si oppose. Con il nuovo mister Roberto Stellone avevo già parlato, sarei tornato utile alla causa, ma andò diversamente”.

Poi hai vissuto un’esperienza di due stagioni alla Fidelis Andria e lì è nata un’amicizia con Enis Nadarevic, oggi alla Sly United, società barese che è prima in classifica in Promozione ed è fortemente solida come poche società, anzi, è attrezzata per vincere sulla base di una programmazione per stare ai vertici. Il tuo pensiero, in merito.

“Sono stato molto bene anche ad Andria. Dispiace vederla, oggi, in una categoria che le sta stretta. Si, conoscevo già molto bene Guido Doronzo, e lì ad Andria, mi sembrava di stare ancora a casa. Vissi due belle stagioni, segnai anche, legai moltissimo con Enis Nadarevic. E non ti nascondo, che già da allora la Sly United aveva iniziato a far parlare di sé con i fatti ed a vincere. A chi non piacerebbe avere una chance in una società del genere, a prescindere dalla categoria. Ed aggiungo che della Sly, se ne parlava anche tra noi giocatori in quegli anni. Su Enis che dire? Non solo un bravo ragazzo, ma penso che abbia pagato per gli infortuni un prezzo troppo alto. Enis, ha fatto benissimo sempre, aveva un passo diverso, qualità e strappi incredibili, forza e velocità e sotto porta è un cecchino, ed ho visto che continua a farlo. Un compagno, insomma, che vorresti sempre avere in squadra perché può fare la differenza ed ha collezionato anche qualche presenza in A, con il Genoa”.

Una battuta sul tuo Bari, al netto che tutti i campionati sono fermi naturalmente, ma allo stato attuale i ‘Galletti’ sono secondi e lanciati per il traguardo finale. Che idea ti sei fatto di questa stagione in corso d’opera

“Come già detto ampiamente, seguo tantissimo il Bari. Dopo il cambio tecnico quasi immediato, la squadra con mister Vivarini ha avuto un cambio passo veloce ed oggi ha un’identità. La Reggina ha fatto un campionato a parte e merita la promozione in serie cadetta. Ma il Bari è lì, deve saldare la seconda posizione e vincere i playoff, un’impresa alla portata del blasone, di una piazza affamata di calcio e meritevole, e perché dietro c’è una società organizzata, non sarà semplice ma sono sicuro che quando riprenderà il campionato la squadra barese riscatterà i pareggi nelle gare esterne, e potrà dire la sua”.

Infine, chiudiamo con un nome, Florin Raduciou, stella del calcio rumeno ed unico insieme al giocatore danese, Poulsen ad aver militato nei primi e più importanti cinque campionati europei nello specifico in quello spagnolo, inglese, tedesco, italiano e francese. Dicci la tua.

“Florin Radouciou è un simbolo per la Romania. A Bari giocò anche due partite con la Nazionale, penso e sono sicuro abbia lasciato un ottimo ricordo anche di quella stagione che so fu allenato da Salvemini. In seguito, oltre ad aver vestito la maglia del Verona e Brescia, ha giocato anche nel Milan stellare, vincendo. Radouciou, mi fa pensare anche ad Hagi, soprannominato il Maradona dei Carpazi, ed ancora più indietro nel tempo a Ion Dumitru, a Marcel Raducanu, Popescu, tutti giocatori che hanno fatto benissimo ed avuto carriere brillanti, giocando nel Real Madrid, Barcellona, Chelsea che sono stati e sono tuttora di ispirazione per le nuove leve”.

Sei sono stati i giocatori di nazionalità rumena del Bari, Ioan Bogdan, Paul Constantin Codrea, Josef Fabjan, Alexandru Daniel Pena, George Puscas, Florin Valeriu Raducioiu, Adrian Stoian e Ionut Rada che ringraziamo per la sua diponibilità ed auguriamo le migliori fortune sportive ma soprattutto #rialziamociinsieme!

Marco Iusco

 

 

 

 

 


Pubblicato il 17 Marzo 2020

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