Cultura e Spettacoli

La Berta Maggiore canta Diomede

La Berta Maggiore appartiene alla famiglia dei Procellaridi, ovvero ‘uccelli delle tempeste’. Questo volatile è chiamato così poiché, più audace del gabbiano e dell’albatro, sfida persino i venti delle tempeste (procelle) pur di andare a caccia. Usa una tecnica di volo che lo porta a muoversi fra le creste di due onde facendo così il minimo sforzo nella fase di volo attivo. Se non riesce a catturarle in superficie, insegue sott’acqua le sue prede (pesci, cefalopodi e crostacei). Inesauribile, può volare per centinaia di chilometri al giorno, toccando punte di 50 km orari di velocità. La maggior parte dei siti di nidificazione si trova sulle coste del bacino del Mediterraneo.  In Italia è stanziale principalmente nelle isole. La colonia europea più grande si trova a Linosa, con circa diecimila coppie stimate. Un’altra significativa colonia ha sede alle Tremiti. Non è difficile individuare queste colonie. La Berta Maggiore, infatti, si distingue dalle altre specie pelagiche per il caratteristico, sgraziato verso, d’una tonalità più acuta nel maschio e roca nella femmina. C’è chi in esso trova un colore infantile, mentre ad altri questo richiamo torna lamentoso, quasi sinistro. Tanto ha ispirato leggende. Alcuni di questi miti consentono di individuare nella Berta Maggiore il prototipo delle sirene in cui incapparono sia Ulisse che Giasone. Per gli antichi le sirene non erano mostri metà donna e metà pesce, come invece i bestiari medievali hanno tramandato, bensì ibridi donna-uccello (allo stesso modo delle arpie). Navigatori esperti, i Greci avevano imparato a riconoscere il canto delle berte e – per quanto affascinati e intimoriti da quella sorta di pianto di bimbo – a tenersene lontani per non naufragare contro le scogliere dove questa specie usa nidificare. Una seconda leggenda avvicina la Berta Maggiore al più vasto arcipelago pugliese : Il nome scientifico di questo uccello è Calonectris Diomedea e le isole Tremiti sono chiamate anche Diomedee… Il mito di Diomede è strettamente legato alla Puglia. Alla fine della guerra di Troia, l’eroe non fece più ritorno ad Argo ma peregrinò lungo le coste adriatiche prima di sbarcare sulle Tremiti e di lì, poi, sul Gargano. Entrato in contatto col re Dauno, Diomede ne ebbe in sposa la figlia. Legatosi a quella terra, non volle più abbandonarla. Morì alle Tremiti, tra la disperazione dei suoi fedelissimi. Riferisce Strabone che Afrodite, toccata dalla costernazione di quegli uomini, volle trasformarli in uccelli (le Berte, appunto) affinché il loro richiamo lamentoso suonasse in eterno come canto funebre in memoria dell’eroe.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Febbraio 2021

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