Cronaca

La Puglia fanalino di coda anche per le grandi opere, oltre che nella sanità

 

La Puglia è fanalino di coda nell’elenco delle regioni italiane non solo per i Lea, i livelli essenziali di assistenza offerti dal Servizio sanitario nazionale, dove compare al penultimo posto della classifica ministeriale, ma risulta tra le ultime realtà regionali d’Italia anche nella realizzazione delle grandi opere. Un altro primato in negativo, quest’ultimo, che non fa di certo onore alla Puglia, che per numero di abitanti e risorse disponibili figura tra le prime sei regioni più importanti della nazione. A rilevare la disastrosa posizione della Puglia nella classifica delle gradi opere è la locale sezione dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, evidenziando che a 14 anni dall’approvazione della famosa ‘Legge Obiettivo’ in Puglia sono state completate appena 7 delle 13 grandi opere da realizzare in base a quella legge di pianificazione e, quindi, poco più della metà delle opere previste dal 2001. Pertanto, rispetto alle altre regioni italiane – sempre secondo l’Ance – la Puglia sarebbe in coda nella spesa pro-capite per le grandi opere deliberate. Infatti, stante ai dati  forniti dalla stessa Associazione di categoria, la spesa pro-capite investita in Puglia nelle gradi opere è di appena 380 Euro per abitante. Cifra, questa, che risulta molto distante dalla media nazionale che è pari a 2.453 Euro pro-capite, e che precede di poco nella classifica solo due piccole realtà regionali, come l’Abruzzo e la Valle d’Aosta che risultano in assoluto il fanalino di coda per le grandi opere previste nella Legge speciale del 2001. Partendo da questi dati, l’aspirante governatore pugliese del centrodestra, Francesco Schittulli, ha commentato:  “Ancora una volta, i malcapitati pugliesi si ritrovano a balzare agli onori della cronaca nazionale per accreditarsi l’ennesimo primato per inadeguatezza ed inefficienza. A tirarli in ballo, ancora una volta, è un altro primato negativo che vede la Puglia incapace di realizzare le grandi opere deliberate dal Cipe”. Però, per l’ex Presidente della Provincia di Bari, “il problema più grave è che, ancora una volta, non si faranno i nomi e i cognomi dei responsabili che hanno bloccato la nascita di piccoli e grandi opere indispensabili per lo sviluppo economico ed occupazionale della regione”. Ed è lo stesso Schittulli, poi, ad ammettere che “Una delle cause che può aver provocato  questo immobilismo è sicuramente da imputare alla burocrazia farraginosa” e, proseguendo, a chiedersi: “Ma come mai le altre regioni italiane sono riuscite a superare agilmente questa difficoltà?” Infatti, è ancora Schittulli che, commentando altri dati forniti dall’Ance, rileva: “Una magra figura che si ripete soprattutto guardando alle altre regioni del Mezzogiorno. La Calabria ci guarda dall’alto in basso con la sua performance che registra con il suo 29,3% la spesa più elevata per opere completate, seguita dall’Abruzzo con il 27,7%, la Sicilia con il 17,7%. Agli ultimi posti ci siamo noi (ndr – pugliesi) con il 14,6%, il Molise con il 13,7% e la Basilicata 12,9%”.  Su questo stesso tema delle grandi opere al palo, denunciato dall’Ance Puglia, si registra anche una intervento critico del vice presidente del Consiglio regionale, Nino Marmo, che in una nota ha ricordato: “Lo scorso dicembre, l’Ance ha fotografato la situazione drammatica in cui versa il settore edile pugliese, che ha registrato la fuoriuscita dal mondo del lavoro di oltre 50 mila nostri concittadini. Dati allarmanti che si aggiungono a quelli recenti, che vedono la Puglia in coda nella classifica italiana quanto a realizzazione delle opere pubbliche” e poi commentato, polemizzando: “Una decadenza frutto del governo di centrosinistra che, da Roma in Puglia, è stato capace di partorire una vera e propria emergenza occupazionale e, come in questo caso, un penoso gap per le infrastrutture”. E, continuando nella polemica con il governo regionale di centrosinistra targato, Marmo ha affermato: “L’indolenza, poi, nella realizzazione delle grandi opere deliberate dal Cipe è una faccia della stessa medaglia. Risorse disponibili che un governo regionale serio avrebbe immediatamente utilizzato, soprattutto considerando il taglio delle risorse del Fondo di Azione e Coesione per le Regioni del Sud che il governo Renzi, dello stesso colore politico di quello pugliese, ha operato”. Anche se poi è lo stesso vice presidente dell’Assemblea pugliese ad ammettere che: “A ciò si deve aggiungere il nodo della burocrazia: in Puglia, per avviare la realizzazione di un’opera, sono necessarie decine di autorizzazioni da circa 30 enti diversi, per un totale di 4,9 anni solo per avere un definitivo ‘sì’! Eppure, basterebbe costituire un’unica struttura regionale che abbia al suo interno dirigenti specializzati in tutti i settori, per arrivare ad un tempo di attesa di circa sei mesi”. E dopo tali rilievi, non sfugge a Marmo (Fi) che la campagna elettorale per le regionali è iniziata, per cui è forse d’obbligo concludere con un evidente richiamo alla stessa. Infatti, a tal proposito l’esponente forzista si chiede: “A fronte di questi ennesimi dati vergognosi, con che biglietto da visita si presenta Emiliano?” ed afferma: “Ha già avuto il coraggio di prendere le distanze dal fallimento della sanità, dopo averla governata per dieci anni”. E Marmo ironicamente termina: “Alle imprese edili, ai cittadini e ai 50 mila ex lavoratori dell’edilizia, che altra balla intende raccontare?” Peccato che il vice presidente del consiglio regionale, nel porsi quest’ultimo interrogativo, abbia dimenticato il noto detto che “in politica la forma è anche sostanza”, per cui la sua ultima domanda al candidato governatore del centrosinistra è verosimilmente superflua. Infatti, in politica se è vero il detto innanzi citato, allora “una balla in più o in meno” alla fine la sostanza non cambia.   

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 18 Marzo 2015

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