Cultura e Spettacoli

La tragedia dello Stadio Fratelli Ballarin

Meno tre. Venerdì prossimo con Francia-Romania si apre la quindicesima edizione degli Europei di calcio. Per la prima volta un paese organizzatore è ossessionato più dall’incubo terrorismo che dall’ansia di mettere le mani sulla Coppa. C’è da credere che i francesi baratterebbero la vittoria in cambio di un Europeo senza bombe e kamikaze (traguardo, quest’ultimo, anche più prestigioso visto lo stato delle cose). Ma, Isis o non Isis, gli stadi stanno comunque diventando sempre più pericolosi. Si arriverà un giorno, come qualcuno pronostica, a partite disputate solo a porte chiuse al cospetto di una platea esclusivamente televisiva? Di fatto, gli spettatori sono in calo e i nuovi stadi sono meno capienti. Qualcosa vorrà dire.  Perché allo stadio (luogo ‘naturalmente’ pericoloso, a causa della pendenza delle gradinate ) il dramma è in costante agguato anche in assenza di ultras o di fanatici religiosi. Il 7 giugno 1981 (35 anni fa) in quel di San Benedetto del Tronto aveva luogo una tragedia rimasta senza pari, almeno per gli stadi italiani. Al ‘Fratelli Ballarin’ era in cartellone Sambenedettese-Matera, incontro valevole per l’ultima giornata del Campionato di serie C1, girone B, ‘80/’81. Stadio stracolmo (12mila presenti) per una gara decisiva : Alla Sambenedettese bastava un punto per conquistare la promozione in B. Enorme attesa sugli spalti, specie in curva sud, dove una montagna (7 quintali!) di striscioline di carta attendeva di essere lanciata festosamente in aria all’ingresso delle squadre in campo. Per ragioni imprecisate – si parlò di un bengala divenuto incontrollabile – quella carta prese fuoco. In pochi secondi si sviluppò un rogo spaventoso di cui fecero le spese gli spettatori più vicini. Bilancio : due morti (Maria Teresa Napoleoni di 23 anni e Carla Bisirri di 21), 64 ustionati, di cui 11 in gravi condizioni, e un centinaio di feriti. Incredibilmente, la partita si disputò lo stesso, sia pure con un ritardo di 16’. Per la cronaca, si chiuse col risultato di 0-0, che consentì ai padroni di casa di conseguire la promozione. Successivamente intervistato, l’arbitro, dichiarò che la scelta di dare ugualmente inizio alla partita fu concordata con le due squadre e le rispettive dirigenze nell’idea che lo stato di tensione creatosi avrebbe potuto causare danni anche maggiori in caso di mancato svolgimento della gara. Peraltro, a differenza di quanto sarebbe successo quattro anni più avanti all’Hysel di Bruxelles in occasione della finale di Coppa dei Campioni fra Liverpool e Juventus, la morte delle ragazze non sopravvenne subito bensì dopo una settimana. Ciò attenuò la percezione della tragedia dal terreno di gioco, stante pure la volontà espressa dagli stessi ‘superstiti’ in curva sud che l’incontro avesse comunque luogo.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 7 Giugno 2016

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