laboratori di analisi, fare chiarezza su strutture in ginocchio da anni
Una situazione che si trascina da tempo, davvero tanto tempo, ad essere più precisi dall’inizio del 1999 allorquando, con l’introduzione dei tetti di spesa fissati dalla Regione Puglia, si toccò davvero il fondo. E che ora, con l’adozione del nuovo tariffario paventato dai vertici sanitari, non potrà che sancire definitivamente la chiusura di numerosi laboratori, con il loro inevitabile declassamento. Ma andiamo per ordine. L’attività laboratoristica, spiega il dottor Leonardo Perrorre, operatore del settore, per l’entità dei costi di gestione che richiede, rappresenta <<…un’attività, dai connotati imprenditoriali oltre che professionali e non può pertanto essere esercitata in base ad un punteggio che ne determini l’ammontare del fatturato da sviluppare>>. Ma gli erogatori sono anche costretti ad operare in un mercato che non è un vero mercato ma ”un quasi mercato”, e cioè un mercato protetto dai ticket e dalle esenzioni ed alcune strutture, ancora oggi, sono assegnatarie di un tetto di spesa che non copre i costi minimi che la normativa vigente di settore richiede (il riferimento è ai requisiti minimi richiesti dal regolamento n. 3 del 2005 così come modificato ed integrato nel 2010 ). E’ per questo assolutamente necessario che i volumi di attività siano distribuiti quanto meno in quantità adeguata alle caratteristiche minime oggettive delle strutture che il regolamento regionale prescrive. E invece? <
Francesco De Martino
Pubblicato il 27 Marzo 2013