Cronaca

laboratori di analisi, fare chiarezza su strutture in ginocchio da anni

Una situazione che si trascina da tempo, davvero tanto tempo, ad essere più precisi dall’inizio del 1999 allorquando, con l’introduzione dei tetti di spesa fissati dalla Regione Puglia, si toccò davvero il fondo. E che ora, con l’adozione del nuovo tariffario paventato dai vertici sanitari, non potrà che sancire definitivamente la chiusura di numerosi laboratori, con il loro inevitabile declassamento. Ma andiamo per ordine. L’attività laboratoristica, spiega il dottor Leonardo Perrorre, operatore del settore, per l’entità dei  costi di gestione che richiede, rappresenta <<…un’attività, dai connotati imprenditoriali oltre che professionali  e  non può  pertanto essere esercitata in base ad un punteggio che ne  determini l’ammontare del fatturato da sviluppare>>. Ma gli erogatori sono anche costretti ad operare in un mercato che non è un vero mercato ma ”un quasi mercato”, e cioè un mercato protetto dai ticket e dalle esenzioni ed alcune strutture, ancora oggi, sono assegnatarie di un tetto di spesa  che non copre  i costi minimi che la normativa vigente di settore richiede (il riferimento è ai requisiti minimi richiesti dal regolamento n. 3 del 2005 così come modificato ed integrato nel 2010 ). E’ per questo assolutamente necessario che i volumi di attività siano distribuiti quanto meno in quantità adeguata alle caratteristiche minime oggettive delle strutture  che il regolamento regionale prescrive. E invece? <>. E allora occorrerebbe quanto meno  pianificare l’attività sul territorio come avviene per le Farmacie e in ogni caso, considerato anche che oltre il 90% dell’attività è costituita da prestazioni di Patologia Clinica e Microbiologia eseguibili da tutti i laboratori, la quasi totalità delle risorse (80-90%) andrebbe distribuita in parti uguali tra tutti gli erogatori e solo per la differenza (10-20%) si dovrebbe fare riferimento ai punteggi  e quindi alle griglie stabilite dalla delibera n. 1500 del 2010. Infine, malgrado la  visione del management sia rivolta essenzialmente al risparmio, per le realistiche contingenti difficoltà economiche, occorrerebbe provvedere con la dovuta urgenza a rifinanziare il settore, in considerazione dell’indispensabile potenziamento delle attività sul territorio conseguente al riordino ospedaliero. Ma tutto questo resta in “mente dei”, con buona pace di chi ha sempre maggiore necessità di tutelare la propria salute senza ulteriori salassi in un settore praticamente al collasso … 

Francesco De Martino


Pubblicato il 27 Marzo 2013

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