Cronaca

Lama Giotta, tra catapecchie abitate e discariche abusive

E’ ancora terra di facile, anzi facilissima conquista per incivili, disperati e stupratori del territorio, il litorale a sud del capoluogo pugliese. Ne è la prova/provata l’ultimo rapporto redatto – una settimana fa precisa – dalle guardie volontarie ambientali in servizio presso la delegazione comunale di Bari. Che, come per fortuna capita sempre più spesso, hanno effettuato un altro sopralluogo nella zona costiera barese. Infatti sabato scorso, scandagliando la periferia di Torre a Mare, sotto i loro fari c’è finita la lama Giotta, in particolare un’area piuttosto desolata dove – tra le sterpaglie – spuntava un casolare fatiscente, abbandonato da anni e già oggetto di verifica da parte delle stesse guardie ambientali guidate dal comandante Enrico Grandi nel periodo estivo 2015. Il casolare, come si legge nell’esposto/denuncia già trasmesso alla Procura della Repubblica di Bari per gli eventuali, successivi adempimenti di legge, recava pochi rifiuti depositati nel suo perimetro. <>. Ma al di là del singolare albero di Natale, le guardie dell’ambiente si sono addentrate all’interno della vegetazione, a ridosso della lama e quindi alle spalle del casolare, hanno individuato un tubo in plastica di colore arancio del tipo usato per lo scarico fognario o di acque reflue, che scende dal primo piano del fabbricato, e dopo averlo costeggiato in verticale, finisce interrato e tramite una barra di ferro indirizzato all’interno della lama>>. Causa la fitta vegetazione, scrivono puntigliosamente le guardie baresi nei loro verbali, non è stato possibile al momento entrare nella lama per verificarne la strada e il punto in cui scarica i liquami, ma l’impressione è che qualcuno viva nascosto all’interno, poiché durante la visita estiva di un anno fa, l’ingresso del casolare era aperto e libero. Sabato scorso, invece. l’accesso al muro perimetrale era chiuso da una recinzione posticcia amovibile. Non solo: l’apertura che consente l’accesso al piano superiore è stato coperto con un portone e un telo bianco sporco, certamente un lenzuolo. <>. E ora, per capire se davvero quella porzione di territorio a sud di Bari, verso Torre a Mare, è terreno di conquista di abusi e scariche di liquami noci, la parola passa agli investigatori di via Nazariantz.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 21 Dicembre 2016

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