Cronaca

Partito democratico: Emiliano getta la pietra, ma nasconde la mano

 

Il governatore pugliese, Michele Emiliano (Pd), ha gettato la “pietra” nelle acque ormai molto agitate del suo partito, il Pd per l’appunto, però subito dopo ha nascosto la mano, Infatti, dopo aver dichiarato alcuni giorni fa di essere disponibile a correre per la segreteria nazionale del partito, Emiliano sabato scorso, intervenendo alla riunione romana della minoranza Dem che fa capo all’ex segretario Pierluigi Bersani ed all’ex capogruppo alla Camera, il lucano Roberto Speranza, ha dichiarato che è prematuro pensare ai nomi, perché è prima necessario compattare gli anti-renziani sotto un unico cartello e poi individuare un unico nome da contrapporre, alle primarie per il congresso, al segretario in carica ed ex premier Matteo Renzi. In realtà, Emiliano non ha cambiato di certo idea su una sua possibile scalata al vertice nazionale del Pd, però ha chiaramente cambiato la strategia di percorso. Infatti, il presidente della Regione Puglia probabilmente si è reso conto che la battaglia per spodestare Renzi dalla segreteria del Pd al prossimo congresso non sarà sicuramente facile non tanto perché l’ex premier ha ancora intorno a lui una maggioranza coesa all’interno del partito, in quanto così non è più da dopo la cocente sconfitta referendaria del 4 dicembre scorso, ma soprattutto perché i nomi di coloro che evidentemente ambiscono a succedere a Renzi nella guida politica del Pd sono parecchi. Ed allora ha forse pensato bene Emiliano di non tirarsi fuori dalla corsa, ma di non fare neppure fughe in avanti un po’ troppo azzardate, come ha invece fatto lo scorso sabato l’ex capogruppo Speranza, annunciando già che lui a quella corsa per la segreteria ci sarà. Emiliano, infatti, sa bene che spesso in politica accade come nei conclavi, dove il più delle volte chi entra già potenzialmente papa, alla fine esce rimanendo cardinale. Ed è per questo, forse, che il governatore pugliese dopo la sua dichiarazione di disponibilità a scendere in campo per la segreteria ha subito tirato il freno a mano sulla candidatura, facendo presente che è più opportuno prima riunire tutte le anime anti-renziane del Pd e poi individuare il condottiero della battaglia. Una strategia, questa, che in politica – per chi conosce bene logiche e susseguenti evoluzioni (ed Emiliano anche in questo non è di sicuro uno sprovveduto!) – ha quasi sempre successo. Infatti, il governatore pugliese del Pd con il suo dinamismo “anti-Renzi”, per la verità non dell’ultim’ora, si è già posizionato ai blocchi di partenza della corsa per la segreteria del Pd, aspettando però che a fare il suo nome siano successivamente altri nel partito. E, perché questo accada, Emiliano sicuramente si è già attrezzato e sta continuando nell’opera di ricerca dei suoi propositori. Infatti, non è certamente un caso se un deputato pugliese del Pd, Francesco Boccia, nel corso di una recente intervista al programma radiofonico “Un giorno da pecora” di Radio 1 Rai, ha affermato: “Se si candidasse Michele Emiliano (ndr – alla guida dl Pd), credo che lui possa essere uno di quelli in grado di ricompattare la sinistra”. Quindi, il tatticismo del governatore pugliese un primo effetto lo ha sortito nel partito. Ovvero quello di farlo passare nel partito come uno di quelli che “può, ma al momento non ci pensa” a sfidare Renzi nella corsa alla segreteria. Per intanto Emiliano continua con la sua strategia di attacco all’ex premier, sapendo che le sue critiche al segretario servono a fargli guadagnare le simpatie di molti anti-renziani ed a mantenerlo quindi a blocchi di partenza della corsa fino a quando sia i giochi che gli eventi del Pd e del governo Gentiloni siano più chiari. Infatti, dalla piega che prenderà nei prossimi mesi la vita del Governo si potrà meglio capire quali e quante potranno essere le possibilità di successo all’interno del Pd e, quindi, al congresso dei frontisti dell’attuale segretario. Ecco perché Emiliano non ha più alcuna fretta nel proporsi o farsi proporre per la scalata alla segreteria nazionale. Quel che è certo, invece, è che il governatore pugliese da subito dopo l’esito del referendum costituzionale sta intessendo una propria ragnatela di rapporti politici interpersonali all’interno del Pd che, al momento opportuno, gli dovranno servire al congresso previsto per il prossimo anno, se questo sarà celebrato prima delle elezioni politiche, oppure al momento della composizione delle liste qualora le elezioni per il rinnovo del Parlamento dovessero essere anticipate e, quindi, svolte sotto la regia di Renzi come segretario. Ed è proprio dal succedersi di tali eventi che si potrà già capire se l’ex premier sarà ancora in grado di resistere agli attacchi interni degli anti-renziani, oppure il suo destino da leader del Pd avrà i giorni contati. Secondo indiscrezioni provenienti da fonti bene informate l’ex premier è già in forte difficoltà nella guida del partito e non è escluso che quando, il prossimo 24 gennaio, sarà resa nota la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum, ossia la legge elettorale voluta dall’ex governo Renzi, il quadro politico interno al Pd possa complicarsi ulteriormente per il segretario, che rischia un logoramento lento nel partito. E questo è ciò che sicuramente vogliono gli anti-renziani, ma forse anche alcuni dei suoi attuali alleati interni al partito. Anche questi interessati, evidentemente, ad una  possibile ed eventuale, ma non ancora dichiarata, scalata alla segreteria. Comunque dalla Puglia un primo #matteostaisereno è già sicuro per Renzi. Ed è quello che potrebbe avergli già trasmesso il sindaco di Bari e presidente dell’Anci su diktat dell’ex premier, Antonio Decaro, che con il segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, ed entrambi insieme ad Emiliano hanno verosimilmente già deciso cosa fare “da grandi” nel partito, sia con Renzi ancora segretario che senza. E questa, forse, è l’unica certezza per ora su cui l’ex premier può di certo mettere ancora la mano sul fuoco.    

 

 

Giuseppe Palella   


Pubblicato il 21 Dicembre 2016

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