Cultura e Spettacoli

L’antica Cinta Daziaria di Bari

Pochi ricordano che via Giuseppe Capruzzi una volta era nota come ‘Via Estramurale’. Prima tangenziale del capoluogo pugliese, l’Estramurale Capruzzi faceva anche da ‘cinta daziaria’. Istituita nel 1870, la cinta daziaria consisteva in un confine fiscale pensato per ‘colpire’ tutte le merci che facevano ingresso in città dai ‘varchi’ aperti nel tracciato ferroviario, che allora ‘sigillava’ la città fra costa ed entroterra. A ciascuno di questi varchi corrispondeva una stazione del Dazio dove le merci in ingresso venivano controllate, pesate e tassate. Le stazioni erano tre. La prima trovava posto in prossimità del passaggio a livello oggi eliminato di Corso Sonnino ; la seconda sorgeva ai piedi del ponte pedonale di Corso Cavour ; l’ultima era all’altezza di un secondo passaggio a livello, anch’esso oggi disattivato, quello che una volta tagliava via Napoli a poca distanza dal Macello Comunale. Tale stato di cose comportava che al di là della cinta daziaria le merci potessero essere vendute a prezzi più bassi. Cominciarono così a sorgere sull’Estramurale una serie di depositi di generi all’ingrosso. La vicinanza di questi magazzini al centro della città favoriva l’afflusso dei compratori. Poco a poco, da semplice via di transito, l’Estramurale cominciò a mutare aspetto, riempiendosi di locali commerciali. Molti grossisti trovarono conveniente abbandonare gli appartamenti del borgo murattiano per andare a vivere in appartamenti di nuova costruzione eretti nelle immediate vicinanze di magazzini e depositi. L’aumento delle abitazioni (e dei residenti) cominciò a richiamare artigiani, commercianti al minuto e officine. Infine arrivò la grande industria, ingolosita dall’opportunità di impiantare stabilimenti su terreni che costavano quattro soldi e che si aprivano a due passi dal tracciato ferroviario. Sorsero così il saponificio Borrelli, la fabbrica di motori navali Lindemann, la cereria Introna, il lanificio Scoppio, l’impresa d’imbottigliamento di bibite gassate Violante, lo stabilimento Vetrario Pizzirani, l’impresa di alimenti in scatola La Rocca e il birrificio Peroni. Il bum industriale diede impulso alla nascita dei quartieri San Pasquale e Carrassi. In conclusione, uno strumento di pressione fiscale (la barriera daziaria) decretò l’ennesimo sviluppo del capoluogo, dando vita ad un’altra Bari, la ‘terza’ dopo il borgo antico e il borgo murattiano. La cintura daziaria venne abolita nel 1923 nell’ambito di un riordino del sistema di percezione fiscale. Con l’abolizione finirono le vacche grasse per molti imprenditori, i quali però si consolarono investendo in immobili gli enormi introiti accumulati in anni di esenzione. All’iniziale bum commerciale/industriale fece seguito quel bum edilizio da cui avrebbe tratto origine lo sviluppo esplosivo di Carrassi e San Pasquale.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 22 Gennaio 2022

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