Cultura e Spettacoli

L’Armenia è dietro l’angolo

Viviamo nell’ignoranza. Media ossessivi ci bussano all’orecchio facendosi un dovere d’informarci a proposito di quanto accade all’antipodo del posto in cui viviamo, all’occorrenza non risparmiandoci la bugia o la notizia fuorviante. Allo stesso tempo quei media tacciono circa realtà a noi immediatamente periferiche e sulle quali l’applicazione della lente d’ingrandimento aiuterebbe a gettare luce, proprio attraverso l’osservazione del microcosmo, sulla complessità del macrocosmo di cui siamo pedine. Per esempio, tra i numerosi ‘dintorni’ di questo capoluogo metropolitano esistono realtà marginali in cui si preferisce non mettere il naso. Eppure si vive anche a San Pio, a Santa Rita, al Villaggio Lavoratori Stanic… Si vive anche a Catino. In quest’ultimo dormitorio alcune associazioni si battono per strappare al sonno (anche della ragione) i residenti. Vi è’ perciò attivo il ‘Multiuso’, un Centro Sociale o giù di lì dove è possibile incontrarsi o diventare protagonisti di iniziative lodevolmente formative. Per dirne una, martedì scorso i locali del Multiuso hanno ospitato un incontro della rassegna ‘Oltre l’immagine’, un progetto culturale del Teatro delle Bambole (direzione artistica di Andrea Cramarossa). Per paradosso l’appuntamento di tre sere fa aveva per oggetto la conoscenza di un luogo distante migliaia di chilometri: l’Armenia. Una distanza però solo apparente’. Le testimonianze di Kegham J. Boloyan, docente di lingua e letteratura araba nonché di lingua e traduzione araba presso l’Università del Salento, e di Carlo Coppola, Presidente del Centro Studi “Hrand Nazariantz” e Segretario dell’Associazione Armeni Apulia, hanno gettato luce su una realtà che il 99% dei baresi ritiene estranea alla nostra. Errore, poiché da quasi un secolo una piccola comunità armena è insediata a Bari, discendente da quella sessantina di profughi che nel 1924 approdarono da noi, avventurosamente sfuggiti al massacro del loro popolo ad opera dei Turchi. Poco noto è pure il fatto che quegli armeni diedero vita ad un villaggio (Nor Arax) in via Amendola che presto divenne sede di una preziosa manifattura di tappeti. Ancora meno noto, poi, è che ancora oggi, e in un silenzio malizioso, la repubblica armena debba patire ‘molestie’ ad opera del vicino Azerbaigian e che di fatto non sia ancora finita la guerra del Nagorno Karabakh, regione intermedia fra i due Stati e a maggioranza armena… Un fertile appuntamento di controinformazione condotto con pacatezza e arricchito dalla lettura di alcune poesie del patrimonio culturale armeno interpretate da Federico Gobbi. – Nell’immagine, l’Ararat, montagna particolarmente cara al popolo armeno, del cui territorio anticamente faceva parte, prima di passare in mano turca.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 4 Giugno 2021

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