Cronaca

Le commissioni di Montecitorio chiedono modifiche al ddl del Governo

Da Montecitorio è arrivato un primo “No” al disegno di legge governativo che prevede la derubricazione da penale ad amministrativo del falso ‘Made in Italy’ per l’olio extravergine di oliva non di produzione nazionale. Infatti, a respingere la proposta di depenalizzazione del reato di contraffazione dell’olio extravergine di oliva ‘Made in Italy’ sono state entrambe le Commissioni della Camera competenti in materia, ossia quella all’Agricoltura e quella alla Giustizia, che hanno approvato il ddl presentato dal ministro alle Politiche agricole e forestali, Maurizio Martina (Pd), ma con riferimento all’articolo 4 del citato ddl, che introduce il reato amministrativo di ‘evocazione’ (una dicitura o un simbolo che potrebbe ingannare il consumatore, facendogli credere che il prodotto sia italiano quando, in realtà, non lo è), è stato chiesto che tale nuova fattispecie giuridica non interferisse in alcun modo con l’azione penale. L’altra modifica al ddl chiesta da entrambe le Commissioni al Governo riguarda invece la reintroduzione della sospensiva fino ai sei mesi per gli imprenditori oleari recidivi nelle frodi commerciali, ovvero la norma in base alla quale le aziende sorprese una seconda volta a non rispettare le regole indicate nel decreto devono essere condannate anche alla sospensione per sei mesi dell’attività commerciale. Ad esultare per aver scongiurato il rischio che venga depenalizzata la contraffazione dell’olio extravergine di oliva ‘Made in Italy’ e che imprenditori colpevoli possano continuare senza alcuna discontinuità la loro attività commerciale è il gruppo parlamentare della Camera del “Movimento 5 Stelle” che, attraverso il suo capogruppo in Commissione Agricoltura di Montecitorio, il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, ha dichiarato: “Siamo soddisfatti che la tutela del nostro oro verde si sia risolta positivamente anche grazie al nostro contributo”. “Le nostre proposte, – ha proseguito l’esponente pugliese del M5S – accolte favorevolmente all’interno di un parere unitario, intervengono sostanzialmente su due articoli del decreto”, chiarendo che “Con l’articolo 4 viene introdotto il reato amministrativo di ‘evocazione’  ma, per evitare che ciò potesse distogliere l’attenzione dagli illeciti penali, abbiamo chiesto e ottenuto di specificare nel provvedimento che l’evocazione non interferisse in alcun modo con l’azione penale, in caso di connessioni con le ipotesi di reato di contraffazione, frode e fallace indicazione”. “Insomma, – sottolinea L’Abbate – che il nuovo illecito amministrativo non si rivelasse una scusa per ‘condonare’, di fatto, gli illeciti penali”. Ed aggiunge: “Inoltre, abbiamo fatto inserire nel parere la reintroduzione della sospensiva fino ai sei mesi per gli imprenditori recidivi  ovvero la norma in base alla quale le aziende sorprese una seconda volta a non rispettare le regole indicate nel decreto sono costrette a sospendere la propria attività commerciale”. In fine, il deputato pugliese del M5S comunica di aver chiesto “che il Governo recepisca al più presto queste indicazioni all’interno della versione definitiva del decreto olio, che dovrà essere emanato entro ottobre, in modo da renderlo operativo prima della prossima stagione di raccolta delle olive, mettendo così al sicuro – conclude L’Abbate – il nostro oro verde”. Per la cronaca ricordiamo che lo scorso 11 dicembre (esattamente una settimana dopo che la Procura di Bari ed il Corpo Forestale dello Stato avevano sequestrato, ad un’azienda olearia di Fasano, ben settemila tonnellate di falso olio extravergine ‘Made in Italy’) il governo Renzi, depositò alla Presidenza della Camera, per l’iter approvativo, un ddl con nuove norme per il contrasto delle frodi nel comparto agroalimentare ed in particolare per quello oleario. Da non dimenticare che appena qualche mese prima (primi di novembre 2015) la Procura di Torino aveva fatto sequestrare un consistente quantitativo di olio extra vergine di oliva commercializzato come “100% italiano”, mentre in realtà non lo era, e le sette aziende confezionatrici di tale prodotto erano noti e rinomati marchi nazionali del settore. Il ddl governativo, come si ricorderà, prevedeva stranamente all’articolo 4 una sorta di “colpo di spugna”  sulla contraffazione d’origine dell’olio extra vergine d’oliva, prevedendo per tale reato una sanzione non più penale, ma solo amministrativa, con un’ammenda massima di 9500 Euro. Proposta normativa, questa, che ha sollevato subito le proteste di tutte le principali organizzazioni agricole di categoria, oltre che di alcune forze politiche di opposizione, come il M5S. Infatti, tale ipotesi normativa, oltre a presentare delle evidenti incongruenze con altre norme che attualmente regolano il settore (come, ad esempio, quella che sanziona con un’ammenda di 18mila Euro l’uso non veritiero di diciture facoltative per l’extra vergine: “estratto a freddo” o “fruttato”, ecc.), rappresenterebbe una palese contraddizione nel tentativo di contrasto e persecuzione del fenomeno di criminalità commerciale nel settore dell’agroalimentare italiano di qualità. Ora, infatti, anche alla luce delle numerose proteste e prese di posizione politica contro il tentativo del Governo di alleggerire con il ddl le sanzioni per i reati di contraffazione commerciale, le due Commissioni camerali interessate per il parere hanno proposto le modifiche innanzi descritte. Variazioni che, nell’auspicio dei produttori e trasformatori olivicoli italiani, dovrebbero essere recepite dal Governo con una modifica al testo normativo presentato. E salvo, ovviamente, altre sorprese finali che gli stessi produttori e trasformatori si augurano di non riscontrare in sede di stesura finale del testo da sottoporre al voto e, quindi, di approvazione definitiva del ddl da parte del Parlamento.  

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 2 Marzo 2016

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