Cultura e Spettacoli

Le sette vite del Bollsta

Nel corso del devastante bombardamento al quale la Luftwaffe sottopose il porto di Bari la sera del 2 dicembre 1943 più di una ventina di navi andarono a fondo. Quando a guerra finita l’area venne liberata dei relitti (la complicata operazione si protrasse per molti anni), si scoprì che uno di questi era ancora in grado di navigare, previa qualche importante riparazione. E’ il caso del Bollsta, un piccolo mercantile battente bandiera norvegese e varato diciannove anni prima ad Oslo. Dopo avere navigato nei tre oceani uscendo miracolosamente indenne da decine e decine di missioni svolte singolarmente o in convoglio, a ottobre del 1943 il Bollsta venne destinato al Mediterraneo. Il 16 ottobre la nave lasciò il porto tunisino di Biserta per approdare a Brindisi. Dopo essere stata ad Augusta, in Sicilia, il Bollsta ritornò in Puglia, questa volta a Taranto. Da quel momento non abbandonò più le acque pugliesi, spostandosi più volte fra Taranto, Brindisi, Bari e Barletta. Dopo una sosta di tre settimane in quest’ultimo porto, l’unità norvegese riprese il mare l’1 dicembre per tornare a Bari. Ventiquattr’ore dopo il suo arrivo era a fondo : una bomba da 500 libbre ne aveva attraversato ponte e scafo, senza però esplodere. Un caso fortunatissimo. Anziché uscire devastato dal tremendo impatto, considerati il modesto tonnellaggio e il potenziale detonante dell’ordigno, il Bollsta se la cavò ‘solo’ con un grosso squarcio all’altezza della sala macchine. Nel rapido e inevitabile affondamento (secondo caso fortunato), nessuno tra l’equipaggio perse la vita. In questo modo il Bollsta fu l’unica nave colpita a non lamentare morti. E a salvarla concorse anche il fatto d’essere stata la prima nave colpita ; il veloce affondamento l’aveva salvata dall’esplosione delle navi che l’affiancavano, cariche di proiettili o di fusti di benzina. Il Bollsta restò sott’acqua per ben cinque anni. Prima nave ad andare a fondo, fu anche l’ultima a riemergere. Nessuno avrebbe scommesso una lira su quello che in partenza era ritenuto un rottame (se però qualche palombaro si fosse subito immerso a constatare l’effettiva entità del danno, il Bollsta sarebbe stata la prima unità ad essere riportata in superficie). Ad ogni modo, malgrado l’evidente convenienza a rimettere in esercizio l’unità, essa non divenne oggetto di reclamo da parte della compagnia di bandiera (evidentemente, al contrario dell’opinione delle maestranze italiane, i norvegesi avevano sottovalutato le capacità del Bollsta di tornare a navigare). Il mercantile venne così rilevato dalla compagnia genovese Fratelli Maggi. Ribattezzato ‘Stefano M.’, fu subito rivenduto ad altra compagnia genovese, la Italica Compagnia di Navigazione, e rinominato ‘Sabino’. Ennesimo passaggio di proprietà nel 1958 (nuovo proprietario : Nello Patella, un armatore di Venezia) e quarto battesimo. Rinominato ‘Coraggioso’, il mercantile dalle sette vite navigò per altri undici anni, prima che nel 1969 venisse radiato e demolito.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Gennaio 2017

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