Cultura e Spettacoli

Le “tre vite” di Antonio Bassolino. Quarta in arrivo?

E’ arrivato a Bari, rinvigorito dalla piena assoluzione nell’inchiesta che lo coinvolgeva sui presunti illeciti sullo smaltimento dei rifiuti in Campania, per presentare  all’Hotel Boston – presenti il Sindaco Emiliano, il segretario regionale organizzativo del PD Domenico De santis e la giornalista Maddalena Tulanti – il suo ultimo libro ”Le Dolomiti di Napoli – Racconti di politica e di vita” (Editore Marsilio). Ma il futuro prossimo di Antonio Bassolino resta un’incognita ed il protagonista stesso è stato tutto sommato sibillino. Per un pezzo da 90 della sinistra storica, ex sindaco di Napoli e Presidente della Regione Campania, la politica è stata ed è, come ha rimarcato, la sua vita. Non potrebbe essere altrimenti: a 16 anni era già segretario di una grande sezione cittadina del partito, a 29 segretario regionale, a 31 membro della Direzione del PCI, “al cospetto di Berlinguer e Ingrao”, ha sottolineato con orgoglio e nostalgia. E ora? Scrive, disincantato, libri: “fuori dalla politica c’è tutto un mondo”, rafforza il concetto. Ci tiene molto a questa suo nuovo prodotto editoriale che non è, precisa, un saggio politico e nemmeno un’autobiografia. Né il lettore troverà il resoconto di delicati passaggi politico-istituzionali. Eppure ne avrebbe da dire. Si tratta della narrazione di tre vite, come dice lui: l’ingresso, giovanissimo, nel mondo della politica, poi nelle Istituzioni, infine il periodo del dolore e della sofferenza. Emergono passione e rammarico: l’impegno totalizzante per il partito e, fatalmente, la lontananza dalla famiglia – “una volta decisi di partecipare ad un attivo provinciale a Cosenza senza particolare importanza mentre mia moglie stava per partorire: appresi lì la notizia e ne fui umiliato” – poi l’accorgersi del degrado della politica. “Non uso la parola traditori ma come non vedere tanti opportunismi?”, riflette amaro. “La mia – aggiunge in sede di auto-reprimenda – è stata una storia troppo lunga ma mi dicevano che senza la mia candidatura si rischiava di non farcela alla Regione. Avrei dovuto invece impegnarmi dentro al partito”. E’ un Bassolino ancora ferito ma non a terra. La politica nell’anima, dicevamo. E infatti quando si parla di attualità dice con grande verve “dobbiamo”, “costruiamo”. Un plurale che indubitabilmente lo coinvolge, ma come? Le voci lo danno di nuovo papabile alla carica di Sindaco di Napoli. Lui si limita a dire: “Dopo soli due anni e mezzo nessuno dovrebbe porre il problema: allora significa che c’è una crisi seria”. Il PD non lo convince: “Il partito non può più essere quello di ieri ma neanche quello attuale, così gracile. E’ nato con dieci anni di ritardo. Ora bisogna aprire alle nuove generazioni, anche sgomitanti, ma sulle radici del passato perché altrimenti dal nulla si va verso il nulla”. E’ disposto “a dare una mano, se mi viene chiesta”,  come curiosamente diceva spesso D’Alema, magari per ricondurre ad “una più alta civiltà politica” i rapporti tra centro-sinistra e centro-destra. Progetto impegnativo… Altrimenti il suo apporto sarà di tipo “culturale, parlando e scrivendo senza rancore senza risentimenti”. Perché ora Antonio Bassolino  guarda il mondo “con occhi diversi, con gli occhi sereni dei miei nipotini”.

 

 

Adriano Cisario

 


Pubblicato il 6 Novembre 2013

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