Cultura e Spettacoli

“Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”

Vita meravigliosa e tragica fu quella di Kurt Cobain, front-man dei Nirvana, tragicamente scomparso il 5 aprile del 1994. Della sua breve e sofferta parabola esistenziale il giovanissimo cantante statunitense lasciò traccia in una ventina di quaderni che, dopo essere rimasti chiusi in cassaforte per una decina d’anni, sono stati di recente pubblicati sotto il titolo di ‘Diari’. Operazione maliziosa, ‘Diari’ riempie trecento pagine di schizzi di chitarre, indirizzi e numeri di telefono, lettere di accompagnamento a demo destinati a case discografiche, liste di album da comprare, disegni di magliette dei Nirvana… Ma qua e là brillano alcune pagine. Sono quelle in cui Cobain parla di figlia e moglie, della sua tossicodipendenza, della politica, dello star system. Su queste oasi che si aprono in mezzo al ciarpame si sofferma un regista giovanissimo, Ivano Capocciama, il quale ne cava materiale per un sapido ritratto di questa icona del grunge. ‘2013’s Kurt’ è andato in scena sabato scorso al Teatro Osservatorio aprendo la rassegna ‘r#esistenze’. Un solo attore in scena, il bravo Federico Pellegrini, cui un efficace look assicura una discreta somiglianza col personaggio che interpreta. All’interno di uno spazio scenico che ben riproduce il disordine mentale in cui la rock star visse per quasi tutta la vita, si muove un Cobain che s’interroga, riflette, rimembra in un saliscendi umorale. Di tanto in tanto con la chitarra, accennando in acustico ai maggiori successi dei Nirvana, Pellegrini espande l’ampia traccia musicale dello spettacolo, che contempla anche Mozart, Beethoven, Patty Smith e persino canti gregoriani. ‘2013’s Kurt’ è omaggio rispettoso alla solitudine di un uomo e di un artista e, tra le righe, alla maledizione di molte altre rock star (Hendrix, Joplin, Curtis, Morrison, Presley, Winehouse, Lennon…).   Per una sessantina di minuti il Cobain più intimo viene alla luce e stupisce per lucidità, per profondità di pensiero, benché sia il Cobain delle ultime ore, quello della morte misteriosa avvenuta nella serra della sua casa a Washington Lake. Ma Capocciama non tocca il tasto delle circostanze che successivamente hanno alimentato sospetti da complotto. Qui Cobain scherza con la morte. Agghiacciante e grottesca la ‘danza del fucile’ con cui lo spettacolo si chiude : La rock star fa dell’arma con cui metterà fine alla sua vita ora una chitarra, ora una tromba. Con uno sberleffo alla vita, con uno strattone Cobain cala il sipario e si consegna alla Storia, preferendo come scrisse : “bruciare in fretta piuttosto che spegnersi lentamente”. Fu il povero Cobain un altro ‘inetto a vivere’ (per dirla con Cesare Pavese)? Spettacolo appassionato, pieno di delicatezza, ‘2013’s Kurt’, lo lascia intendere. – Prossimo appuntamento di rassegna : 23-24 novembre con un lavoro della compagnia La Stanza Del Tè. (info 3475596088)

Italo Interesse


Pubblicato il 6 Novembre 2013

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