Cultura e Spettacoli

L’improbabile mietitrice pugliese

Ancora negli anni Sessanta, fra tabaccherie ed edicole erano comuni cartoline postali che a differenza delle altre non ritraevano scorci architettonici o panoramici di grande notorietà. Si trattava di fotografie a carattere lieto adoperate per salutare parenti e amici lontani : primi piani di fiori, immagini di neonati o di coppie di fidanzati, caricature di vita da caserma… L’immagine a corredo di queste righe fa parte di un complesso di diciannove illustrazioni a carattere folclorico/regionale e firma di tale A. Carini (sì, le regioni italiane sono venti ma solo dal 1963, anno in cui la regione ‘Abruzzi e Molise’, prevista dall’articolo 131 della Costituzione, non trovò più attuazione dando vita a due distinte realtà amministrative). La nostra immagine ritrae una giovane donna ‘pugliese’. Premesso che tutte le altre diciotto cartoline ritraggono solo donne – e soffocata sul nascere ogni polemica sterile sull’opportunità di rappresentare donne invece che uomini o, più ragionevolmente, coppie, – studiamo l’immagine. Lo stemma, che vorrebbe essere ‘regionale’ è invece barese, come indicano le due storiche bande verticali rossa e bianca affiancate. Quanto all’abito, si tratta del comune, sgargiante ‘vestito buono’ che le popolane di tutta Italia indossavano alla domenica o nelle grandi occasioni. Insomma, Carini ragionava per luoghi comuni, per cui già allora (figuriamoci oggi) era arbitrario dare del ‘pugliese’ all’abito di questa improbabile mietitrice ; si noti la nonchalance da fotomodella con cui la tipa reca sotto braccio il suo piccolo fascio di spighe, palese omaggio alla fertilità generosa della Capitanata, allora considerata ‘il granaio d’Italia’. Miglior servigio alla ‘regionalità’, invece, venne assicurato negli stessi anni da Corrado Mezzana, altro e ben più capace illustratore il quale firmò ‘Italia al lavoro’, serie filatelica che celebrava l’energia con cui in quegli anni l’uomo della strada rialzava la schiena dopo i guasti della guerra. Una vittoria della dignità rappresenta dall’immagine di uomo o di una donna (quando si dice par condicio…) intenti ad una attività la cui tipicità geografica era in un particolare paesaggistico di facile riconoscibilità. Per quanto riguarda la nostra terra, essa era raffigurata nelle forme d’un’avvenente e ancora improbabile contadinella con un paniere sul capo colmo di grappoli d’uva ; sullo sfondo è riconoscibile la sagoma di Castel del Monte. Restando alle rappresentazioni regionali, il sommo portico dell’Altare della Patria enumera sedici statue in tema (sono sedici poiché nel 1885, anno di inizio della costruzione del Vittoriano, altrettante erano le suddivisioni amministrative del Regno d’Italia). La statua che rappresenta la Puglia e che fu scolpita da Francesco Pifferetti riproduce una donna vigorosa e austera dall’abito semplice e i capelli sciolti che, appoggiata ad una aratro, offre grappoli d’uva.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Giugno 2022

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