Cronaca

L’Udc barese cerca casa per le amministrative

A Bari, in vista delle prossime amministrative, l’Udc di Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa è come Totò in un noto film degli anni cinquanta, ossia “cerca casa”. Infatti, secondo indiscrezioni, i pochi militanti baresi ancora fedeli allo scudo crociato, dopo cinque anni di gestione del simbolo da parte del segretario provinciale Filippo Barattolo, per le comunali di fine maggio non sanno ancora che fare. E man mano che passano i giorni gli esponenti locali che rispondono all’appello del neo coordinatore cittadino del partito, il consigliere regionale Peppino Longo, sono sempre di meno. Ed a non decidere sul da farsi non sono solo i pochi attivisti rimasti legati al simbolo, ma soprattutto i vertici locali, a cominciare da quello regionale, rappresentato dall’ex deputato salentino Salvatore Ruggeri, che – a detta di qualche militante stesso del partito – non riesce a coordinare più un bel nulla nel barese, per finire al responsabile provinciale, Barattolo per l’appunto, che – sempre secondo lo stesso militante – è del tutto assente dai preparativi di partito per le amministrative non solo a Bari, ma anche negli altri centri del barese chiamati al voto, per il rinnovo del consiglio comunale e l’elezione del sindaco. Nel capoluogo pugliese, poi, la situazione dell’Udc – sempre secondo lo stesso attivista bene informato – è a dir poco ridicola, perché l’incaricato a comporre la lista dei candidati al Comune, il consigliere regionale Longo per l’appunto, essendo di Modugno, a Bari è, come suole dirsi, un vero e proprio “pesce fuor d’acqua”, per cui i nomi da contattare per la formazione della lista non solo non li conosce, ma gli dovrebbero addirittura essere suggeriti da Barattolo o da qualche altro esponente di rango minore del partito, altrimenti non saprebbe forse neppure dove o come contattarli. Ed anche se ciò avvenisse, non è detto che gli interpellati accettino di candidarsi, perché molti di quei nomi da tempo si sono allontanati dall’Udc, facendo altre scelte, o si sono ritirati in buon ordine dalla politica attiva di partito, per non avere a che fare con un segretario provinciale come Barattolo, che ha utilizzato – dicono molti ex attivisti e simpatizzanti –  l’Udc non come una sigla politica intorno alla quale far ruotare dei militanti interessati a perseguire disegni e progetti politici ma, quasi che fosse un marchio commerciale, come logo di cui lui doveva esserne beneficiario in tutti i sensi e misure, sia politici che di potere. Infatti, ora che l’Udc deve preparare la lista per il Comune di Bari e quelle per i cinque Municipi di decentramento amministrativo è evidente ancor di più lo sfacelo prodotto al partito da Barattolo in cinque anni di gestione dello scudo crociato di Terra di Bari. Liste che, stando così i fatti, il coordinatore cittadino Longo probabilmente non riuscirà a comporre, a meno che non vorrà affidarsi, per la ricerca dei nomi da candidare, al candidato sindaco della coalizione con cui si unirà l’Udc barese alle prossime amministrative. Lo scorso fine settimana, infatti, circolava la notizia che lo scudo crociato si appresta a stringere accordi con il candidato sindaco Domenico Di Paola, sostenuto dal centrodestra, e che nei prossimi giorni dovrebbe essere ufficializzato il patto elettorale. Invece, secondo alcune indiscrezioni, l’accordo elettorale dello scudocrociato con Di Paola è ancora in alto mare, perché il coordinatore cittadino dell’Udc, Longo, avrebbe chiesto esplicitamente alle altre forze politiche che lo sostengono di farsi interamente carico della formazione delle liste dei candidati al Comune ed ai municipi (alias circoscrizioni) che porterebbero come simbolo lo scudo crociato di Casini e Cesa. In altri termini, delle vere e proprie liste civetta, che dovrebbero poi evidentemente servire, in caso di vittoria del candidato sindaco che le utilizza, solo a garantire la possibilità di indicare un nome per  qualche posto in giunta, o di sottogoverno, da parte dei vertici romani dell’Udc, che sarebbero così ricompensati della concessione all’utilizzo del “marchio” per le elezioni. Insomma una strategia più o meno analoga a quella già sperimentata in passato con Michele Emiliano, alle amministrative del 2009. Sempre secondo voci, Di Paola si sarebbe limitato ad offrire all’Udc la possibilità di indicare il nome del candidato presidente per il quinto Municipio, ossia quello della circoscrizione di Palese-Santo Spirito, che nel 2009 fu la sola realtà dove l’Udc riuscì ad esprimere il suo unico consigliere circoscrizionale di tutta Bari. Offerta, questa, che – sempre secondo indiscrezioni – allo scudocrociato sarebbe stata fatta anche dal candidato sindaco del centrosinistra, Antonio Decaro, nel caso in cui l’Udc decidesse di sostenerlo. Però, l’unico vero problema, qualora lo scudocrociato barese accettasse tale offerta, sarebbe quello del nome da indicare per la candidatura alla presidenza di Palese e Santo Spirito. Di certo, infatti, si sa che ad indicarlo non dovrebbero essere i vertici locali del partito, ma quelli nazionali. E, se così fosse, sicuramente non sarebbe quell’unico rappresentante circoscrizionale dell’Udc eletto nel 2009, ma un nome calato da Roma, tanto per non cambiare il modo di gestire il partito nel barese.          

 

Giuseppe Palella

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

 

      


Pubblicato il 1 Aprile 2014

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