Cultura e Spettacoli

Luoghi d’attesa e di speranza

Fino ai primordi dell’Ottocento, in assenza di moderne misure di profilassi, non esisteva città di mare che non disponesse all’interno dell’area portuale di un locale di quarantena, impropriamente chiamato lazzaretto. Lì gli equipaggi provenienti da paesi dove si aveva notizia di epidemie, erano obbligati a sostare quaranta giorni. Se in questo lasso di tempo il contagio non si era manifestato, i marinai internati potevano sbarcare. Anche Bari ebbe il suo locale di quarantena. Anzi, ne ebbe due. Il primo sorgeva nello spazio oggi corrispondente a Piazza IV novembre (lo stradario cittadino colloca questo non-luogo – un paio d’aiuole spartitraffico che emergono da una distesa d’asfalto – nell’area grosso modo triangolare corrispondente al tratto in cui Corso Cavour si collega a Lungomare Di Crollalanza ; su tale piazza compare un solo numero civico, il 2, corrispondente all’ingresso di un noto Circolo). Tale locale era in legno. Venne abbattuto nel 1722 per essere sostituito da una costruzione in muratura eretta in un angolo della moderna Piazza del Ferrarrese, a poca distanza da Palazzo del Sedile. Oltre il locale portuale di quarantena, Bari ebbe anche un lazzaretto propriamente detto, ubicato dove oggi sorge il cimitero e chiamato Locale San Lazzaro. Esso si rivelò determinante nella grande pestilenza del 1656, tragedia che ispirò ‘Disavventure di Bari’, un’opera scritta nel 1658 da Fabrizio Veniero, un nobile imolese che visse nella nostra città in quell’infausto periodo. Veniero racconta di come i baresi non abbastanza fiduciosi nell’effigie della Madonna di Costantinopoli portata in processione e nella manna di San Nicola, con cui furono asperse le strade, mandarono una delegazione cittadina a Monte Sant’Angelo. Poiché si diceva che solo il Gargano era rimasto immune da quella sventura che aveva messo in ginocchio tutto il Mezzogiorno, quei baresi staccarono dalle pareti della Grotta frammenti che poi vennero murati nella facciate degli edifici. Addirittura in una piazza (Mercantile?) venne eretto un patibolo a scopo deterrente : malgrado la gravità della situazione c’era sempre l’incosciente di turno che non si atteneva alle severe disposizioni in materia di salute pubblica. Quanti furono i morti a Bari? Veniero parla di dodicimila vittime. Probabilmente esagera. Forse dodicimila furono gli ammalati e i casi sospetti passati per Locale San Lazzaro e per tutte le altre strutture frettolosamente messe in piedi per fronteggiare l’emergenza. Di quei dodicimila almeno un terzo dovette scansare la morte. – Nell’immagine, il lazzaretto di Milano in una foto di metà Ottocento.

 

Italo Interesse

 

 

 

 

 

 


Pubblicato il 17 Luglio 2019

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