Cultura e Spettacoli

‘Magnolia’ profuma di vissuto

Una settimana fa, al Forma, Mirko Signorile presentava ‘Magnolia’. Ad accompagnarlo erano gli stessi validi musicisti con cui il pianista pugliese ha inciso il suo ultimo disco, ovvero Giovanna Buccarella, Giorgio Vendola, Fabio Accardi e Cesare Pastanella. Edito da ‘Auand piano series’ e distribuito da Goodfellas, ‘Magnolia si presenta come un viaggio sonoro fra le suggestioni che nel giovane compositore accende il rapporto col prossimo. ‘Magnolia’ profuma di vissuto. Nelle undici tracce si snoda una galleria di ritratti. Persone care ed estranei divengono motivo di racconto. Gente da descrivere o da raccontare, gente con cui stabilire un contatto. Quarantatre minuti di musica coerente e misurata, abbastanza originale, ambiziosa ma senza pretenziosità. Apertura col brioso ‘Viola’, che infonde serenità e un senso di leggerezza ; e nel titolo si può anche cogliere il senso di una sfida, essendo il viola colore sgradito a chi vive nel mondo dello spettacolo. Nel successivo ‘Come burattini’ una tristezza da carillon prelude ad una composizione dai tempi ariosi in cui tra svolte efficaci echeggiano reminiscenza ‘rotariane’. Con ‘La rosa del deserto’ il pensiero occidentale (il pianoforte) trova in un ritmico tappeto esotico il supporto ideale per dire un senso di solitudine che ben richiama l’immagine della nota formazione minerale tipica delle lande sabbiose e infuocate. ‘Magnolia’, delicatamente pensoso, si snoda a velocità variabile con aperture gaie. Segue ‘E si aprono le ali’, brano fortemente descrittivo ; percepibile il senso del prendere il largo, del passo che si fa spedito, di una fuga consumata nello stesso fruscio discreto d’una farfalla in volo. E’ poi la volta di ‘Il giro della testa’, a nostro avviso la cosa migliore  di ‘Magnolia’ ; una costruzione armonica piena d’intelligenza, raffinata e dolente ; l’intervento dei vocalizzi di Giovanna Carone rende bene il senso di vertigine che il pensiero di una donna può accendere nel cuore dell’uomo sensibile. ‘La danza del rivale’ ha un avvio prudente, quasi circospetto, avanti di schiudersi con personalità tra spunti grotteschi. Il ben ritmato ‘Racconti di fata’ anticipa ‘Autoritratto’ dove a colpi di tasti invece che di pennello prende vita il volto di una persona che si definisce “nostalgica e solare”. ‘Intorno a me’ è ideale prosecuzione del brano precedente, nel senso che qui la pennellata sembra allargarsi oltre i confini della tela per descrivere – e in toni positivi – il mondo che avvolge l’Autore. In chiusura, il bellissimo, elegiaco ‘La villa bianca’. Un disco gradevole che consacra la definitiva maturazione di un personaggio a proposito del quale non a torto qualcuno parlava di talento già vent’anni fa.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Dicembre 2012

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