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Martino Traversa:“Il solo ricordo del gol fatto al Ravenna, mi mette ancora i brividi”

Sembra di stare in un film apocalittico, dove non esiste una soluzione di uscita. Invece, dobbiamo essere fiduciosi, restare uniti, attenerci ai decreti e a quanto viene stabilito dal Governo. Dobbiamo rialzarci e tornare alla normalità. I nostri figli devono tornare a giocare a calcio e a vivere la vita quotidiana, così come il calcio e tutti gli sport. Non molliamo!”, un passaggio profondo delle dichiarazioni del difensore barese, Martino Traversa, non un goleador ma la sua è stata una carriera di altissimo livello, ricca di soddisfazioni ed un gol pesantissimo che si porta ancora nel cuore. Abbiamo intervistato Martino Traversa che ha sviscerato tanti temi dal covid19, alla sua lunga carriera con aneddoti anche di quando ha sfidato lo zar di Puglia, Pietro Maiellaro, fino a tornare nel capoluogo pugliese da vice allenatore della Primavera di Corrado Urbano. Questo e tanti altri argomenti, sono stati trattati, dall’ex giocatore del Bologna, del Milan, Barletta, Pescara, Lecce, Samp, Cosenza, Florentia Viola, Martina ed altre società di categoria dilettantistica dove ha concluso la carriera, prima di iniziare quella da allenatore. Da questa stagione milita nella fila del Molfetta Calcio, squadra che milita in Eccellenza ed è prima nel suo girone, in qualità di vice-allenatore del primo, ricoperto da Renato Bartoli, si ringrazia l’Ufficio Stampa.

Partiamo dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la quale ha dichiarato mercoledì sera lo stato di Pandemia, a causa di oltre 118 mila casi e tanti Paesi coinvolti, con l’Italia dopo la Cina che è la più colpita. Sempre in tarda serata durante il mercoledì di Champions League, è giunta un’altra grave notizia: il primo caso in ‘A’ covid19, un giocatore della Nazionale e della Juventus, Daniele Rugani. Il tuo punto di vista ed un messaggio per Rugani?

“Forse si è pensato che non ci sarebbe stato contagio e si è giocato, seppur a porte chiuse, mentre il virus era già in circolo ed andava presa una decisione diversa. Col senno di poi è comunque più facile, poter dire cosa sia giusto o meno, siamo tutti sconvolti. Non trovo le parole … Si è arrivati ad un punto molto critico dove leggo e si dice che il picco maggiore deve ancora arrivare. Ma come ha detto il presidente del Consiglio, ‘Non ci dobbiamo far prendere dal terrore ed affrontare la situazione, con tutte le precazioni, imposizioni necessarie per sconfiggere questo male’. Ti confesso che sembra di stare in un film apocalittico, la cui fine sembra già scritta. Vorrei che i nostri figli e figlie, possano uscire in strada a giocare, ma non si può, dobbiamo assolutamente stare in casa ed osservare le norme del Governo. Possiamo solo pregare perché tutto torni alla normalità e si rientra alla quotidianità, dallo sport a tutto il resto, l’economia in primis. Daniele Rungani? E’ sicuramente una brutta notizia, Juventus ed Inter in quarantena, e la cosa insolita che mercoledì sera come hai già citato, si giocavano altre due partite di Champions League. Vedremo come si svilupperà e se si dovesse arrivare addirittura anche alla soluzione estrema di sospendere i campionati, qualora non ci sia altra soluzione”.  

Parliamo, un po’ di te: hai esordito giovanissimo con il Bologna, ed a soli 17 anni ed un mese, hai esordito in Coppa Uefa. Se poi poi passato al Milan di Van Basten e Gullit, ti chiedo che emozione e ricordi conservi?

“Ho avuto la fortuna, ma sarebbe riduttivo parlare solo di ‘fortuna, piuttosto direi grazie alle mie qualità sono arrivato a fare una carriera senza avere alcun rimpianto Come giocatore, mi piaceva impostare l’azione e marcare in modo stretto, non tiravo mai la gamba ed avevo un carattere focoso, i tifosi ma anche i miei compagni, mi definivano uno con gli ‘attributi’. Quello degli anni Novanta, non se la prendano le nuove generazioni, era un calcio che ha avuto i vari Maradona, Van Basten, Gullit, Roberto Baggio e c’era una qualità incredibile, giocarci e farsi trovare pronti in certi contesti, era senz’altro una sfida avvincente e molto difficile. Nel mio caso che dire non avendo avuto la possibilità di fare il settore giovanile con il Bari, sono subito passato al Bologna, società che ringrazierò sempre ed a soli 16 anni e mezzo, feci il mio esordio al ‘Delle Alpi’ contro la Juventus di Gigi Maifredi, mio allenatore sino ad un anno prima che mi strizzava l’occhio e fece i complimenti. All’inizio mi tremavano le gambe, non lo nascondo, poi quando ci fu la partita ho combattuto come sempre senza guardare in faccia all’avversario e farmi problemi. Quella, sebbene fu anche la stagione che esordì in Coppa Uefa a soli 17 anni ed un mese, a Lisbona giocammo i quarti di finale contro lo Sporting Lisbona in uno stadio con quasi 80mila persone, tuttavia, retrocedemmo in B. Subito, dopo, passai al Milan di Fabio Capello, il quale in estate mi fece disputare tre amichevoli del calibro internazionale con i campioni come Papin, Gullit, Daniele Massaro, c’era anche Van Basten. Io non trovai spazio, ma ho avuto l’onore di farne comunque parte e di aver conosciuto campioni di quel Milan stellare”.

Facciamo ancora un tuffo nel passato perché con la maglia dei Bologna ti capitò di giocare contro un Bari ‘stellare’ quello di Pietro Maiellaro e di perdere per        4-0, in una partita in cui il tabellino registra anche il tuo nome tra gli ammoniti, correva il 24 marzo 1991. Hai sfidato solo quella volta il Bari e se hai rimpianti di non averne fatto parte?

“Certamente ricordo ancora quella partita dove ci nascosero il pallone ed impartirono una sonora lezione. Ricordo, come se fosse, ieri, l’effetto che faceva lo stadio ‘San Nicola’ gremito in ogni posto con gli ultras biancorossi sempre ad incitare la squadra, un vero e proprio catino nonostante la capienza enorme. La squadra, all’epoca allenata da Gaetano Salvemini, ci fece due gol per tempo rispettivamente con Maiellaro e Joao Paulo ed ancora loro, replicarono nella ripresa. Ma il gol da metà campo di Pietro Maiellaro, uno che a dirla tutta avrebbe meritato di giocare sempre ad alti livelli per le sue qualità e doti, lo ricordano ancora in tanti. A noi in porta c’era Valeriani, il secondo, che non vide proprio partire quel missile. Per noi, fu un’annata storta, invece, quel Bari con un grandissimo potenziale e giocatori si salvò, ma tutti dicevano che avrebbe potuto fare molto di più. Rimpianti? No, sicuramente per un barese e tifoso del Bari, dispiace non aver giocato nella squadra della propria città. Posso solo dire, che successivamente quando ero a Lecce, ci fu la possibilità di uno scambio con il Bari, con Dodo Giorgetti, poi tutto saltò, non ho mai saputo per quale motivo. Pazienza”.

A Perugia, invece una sola stagione ma giocasti con tre grandi campioni, di cui due campioni del Mondo, Gennaro Gattuso e Marco Materazzi, e poi con un grande tecnico Massimiliano Allegri. Hai intravisto, in ognuno di questi delle qualità da leader?

“Sarò crudele e dico no. Un po’ perché quando sei giocatore a meno che non sei a fine carriera, non pensi a certe cose. Poi, erano tutti dei gran ‘mattacchioni’. Gennaro Gattuso su tutti, faceva entrate forti anche in allenamento, focoso e non si arrendeva mai. Materazzi era più piccolo. Allegri, leggermente più schivo, ma anche lui, pensava solo a giocare e alla vita da calciatore. Su Gattuso, vi posso svelare, che una mattina non lo vedemmo agli allenamenti, all’epoca non cerano i social, e tutti ci chiedevamo che fine avesse fatto Gennaro. Poi la società ci mise al corrente, che su suggerimento del suo procuratore era volato in Scozia e quando è tornato ha fatto le sue fortune in Italia. Gattuso non solo è un campione del Mondo, ma sta dimostrando la tempra anche da allenatore, su Allegri, parla il suo curriculum da allenatore”.

Dovunque sei andato hai lasciato un segno nel cuore della tifoseria. A Lecce, in particolare, contribuisti con un gol dal dischetto alla terzultima di campionato. Raccontaci come andò, dato che c’è ancora un video di quel Ravenna-Lecce in cui si sente il telecronista che annunciava, ‘l’autografo di Martino Traversa in una partita decisiva’.

“Ho ancora i brividi sulla pelle a pensare a quella giornata, afosa del 30 maggio del 1999 ed era la terzultima giornata del campionato cadetto. All’epoca andavano in ‘A’ ancora quattro squadre e senza playoff e noi con quella vittoria giunta sul fotofinish, avevamo così la possibilità di festeggiare dinnanzi ai nostri tifosi, al ‘Via del Mare’ alla penultima contro il Pescara, sia in caso di pareggio o di un’eventuale vittoria, ma perdemmo 1-0, per poi rimandare il sogno promozione e festeggiare all’ultima giornata. Tornando a quella partita, veramente mi scorrono ancora i brividi, perciò vi voglio raccontare tutto dettagliatamente: l’arbitro di quella partita era Gianluca Paparesta, il quale ci assegnò quel rigore a tre minuti dalla fine, non saprei definire se un po’ generoso o meno, ricordo però che io ero il terzo rigorista, il primo in ordine era Stefano Casale, reduce da un infortunio, poi il principe Giuseppe Giannini e poi il sottoscritto. Tuttavia, senza voler mancare di rispetto ai miei compagni, mi fiondai sulla palla, anche perché ero nei pressi, si avvicinò un giocatore simbolo di quel Lecce, David Sesa, mi fissò negli occhi ed io annui con la testa e la smania di voler battere quel rigore. Di fronte avevo un ‘portierone’ Salvatore Berti che aveva parato sette rigori in quel campionato, ma per questo ed altri motivi che nella mia carriera, sono sempre stato sfrontato e non mi interessavano le statistiche. Paparesta, fischiò e calciai la palla nel sette ed andai ad esultare sotto la curva occupata dai tifosi giallorossi. Ricordo, ancora di quella giornata memorabile, forse una delle più belle da calciatore, perché un tifoso giallorosso scomparso, che poi diventammo amici guardava dalla rete di recinzione quasi incredulo e sgomento, ma poi fu proprio uno dei primi a gioire dopo aver segnato. Feci un urlo liberatorio quasi alla Tardelli e festeggiai con i compagni quella liberazione”.   

Sul tuo passato da calciatore, ci sarebbe tantissimo da chiederti per una carriera importante dove hai giocato con tante maglie prestigiose, tuttavia, ti chiedo per chi non ne fosse a conoscenza, di un episodio singolare quando hai vestito la maglia della Samp, ed anche in quel caso, sei diventato un idolo della tifoseria.

“Inutile dirti che è forse a livello di colori è il derby più bello e sentito tra le rispettive tifoserie. Io sono stato a Genova sponda blucerchiata, ho indossato sia la maglia numero due che la numero quattro. Ho giocato due derby, e purtroppo in entrambi sono uscito, mi piace sottolineare, ‘vinto’ e non ‘sconfitto’. Il derby è molto sentito da entrambi le tifoserie e ci chiedevano di dare l’anima come loro facevano sugli spalti. Così, vado subito all’episodio che mi hai chiesto, ci fu un derby contro i rossoblu, coreografie sempre da paura, nonostante la cornice perdemmo per 2-0. La partita non era ancora terminata, io stavo continuando a lottare perché volevamo riprendere la partita, e dopo essere provocato con un gesto di sfida, da Marco Carparelli feci un’entrata in cui presi piedi e palla, ma ai limiti del regolare. Fui espulso per due giornate, e la tifoseria apprezzò quell’entrata molto ‘maschia’. Espulsione ovviamente che ci stava tutta, però, ripeto ho sempre giocato con tanta ‘cattiveria agonistica’ e giocato sino all’ultimo senza mai tirare i remi in barca, questa mia peculiarità mi ha fatto apprezzare dalle tifoserie”. 

Una pillola sul Bari di Vivarini e sul tuo Bari che hai vissuto da secondo allenatore della Primavera, coadiuvando Corrado Urbano nel 2014.

“Su Corrado Urbano, ex del Bari da calciatore, da tecnico impartiva ai ragazzi una mentalità molto offensiva. Giocavamo con un 4-3-3 ma con grande attenzione alla fase difensiva, divenimmo la rivelazione del campionato Primavera ed alla fase finale perdemmo contro la Fiorentina. Destino o coincidenze, Gaetano Castrovilli risultò uno dei migliori, non solo in quel frangente ma anche in quel campionato, penso che fosse un predestinato, perché si vedeva che aveva un strappo diverso dagli altri, classe ed esplosività nelle gambe.Sul Bari di Vivarini, mi auguro che finito questo stato di gravità in cui siamo, possa giocarsi le sue chance ai playoff e di arrivare nel giro di poco, nella massima serie”.

Infine, sempre nella giornata di ieri, è risultato un altro calciatore di serie A, positivo al Coronavirus, ed è Manolo Gabbiadini della Sampdoria e non resta che augurare anche al giocatore della Samp, un’immediata ripresa. Ringraziamo, tuttavia, l’allenatore in seconda del Molfetta ed ex di tante squadre importanti, Martino Traversa per essersi prestato in un momento così delicato che stiamo attraversando ad una lunga chiacchierata sulla sua carriera. #Italiarialziamoci!

Marco Iusco

 


Pubblicato il 13 Marzo 2020

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