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Salvatore Mazzarano:“Bisognava fermarsi prima, ma il calcio odierno è business”

Mercoledì sera mentre si stava finendo di giocare Liverpool- Borussia Dortmund, sui social, Ansa, tg e tutti gli organi di informazione giungeva la triste notizia che un giocatore della Juventus e della Nazionale Italiana, Daniele Rugani è risultato positivo al Coronavirus, il male del secolo che sta piegando l’Italia e tantissimi Paesi. La Juventus e l’Inter, domenica affrontatesi per l’incontro di campionato hanno ritirato i propri tesserati e sospeso l’attività agonistica, mettendo in quarantena giocatori e forse anche lo staff tecnico. Bisognava fermarsi prima? Di questo, ma anche della sua carriera da difensore arcigno, che non tirava mai la gamba e che ha fatto tanta gavetta sino ad arrivare in serie A, marcando campioni come Roberto Baggio, Vialli e tanti altri, ne abbiamo parlato con Salvatore Mazzarano, il quale ha collezionato in carriera ben dodici reti. ben ventinove presenze in A con la maglia dell’Ancona e con la stessa ha segnato anche due gol. Ed inoltre, ha esordito nel Massafra, per poi giocare nel Fasano, Casarano, Ancona, nel Taranto e nel Castrovillari. Nel Tarano, squadra della sua città, ha vinto un campionato dilettantistico.

Inevitabile, partire da un commento sul primo caso del contagio in serie A, Daniele Rugani, anche se qualche settimana prima in serie C, c’era stato il caso di un giocatore della Reggio Audace, Alessandro Favilli, ma il calcio era andato comunque avanti. La tua opinione, senza filtri alcuno.   

“Grazie per partire da questa domanda, mi sembra doveroso e rispettoso così. Il problema è diventato quasi ingestibile, ed è normale che ogni giorno vengono adottate misure di sicurezza. Le recenti notizie che hanno riguardato Rugani sono la fisiologica conseguenza di questa catastrofe che ogni giorno miete vittime e contati, molti dei quali però si stanno curando e sono sotto stretto controllo ed osservazione dei medici ed infermieri, in prima linea ed ‘in corsia’. Hai fatto bene a citare anche il giocatore della Reggio Audace, perché purtroppo il calcio si doveva fermare tutto quanto già da allora, ma oggi ad alti livelli in serie A, questo mondo è business, una macchia per fare soldi, e ci si ferma soltanto quando poi arrivano certe brutte notizie. Penso che il nostro Esecutivo nazionale dovrebbe prendere misure ancora più drastiche e chiudere tutto, una prevenzione necessaria per ripartire più forti di prima. Non basta restare a casa, ma occorre il pugno duro e fermezza, l’esercito nelle città come già in parte sta avvenendo e grandissimo senso civico e di responsabilità, invece si nota a malincuore, ancora anziani in giro e persone che stanno sottovalutando la gravità”.

Parliamo di te. Con l’Ancona nella tua stagione in ‘A’ hai marcato Roberto Baggio, l’attuale Commissario Tecnico, Roberto Mancini che allora giocava nelle fila della Samp, lo scatenato Carnevale (allora nella Roma, ndr) e tanti altri campioni, quali ricordi conservi di quell’annata sfortunata, dal punto di vista dei risultati che vi vide retrocessi nonostante un organico di tutto rispetto. Ricordaci le tue emozioni e come hai vissuto quel campionato.

“Hai riassunto alcuni dei nomi che ci fecero gol quando li abbiamo affrontati. Eravamo una squadra molto giovane, ma come si sa, ci sono annate storte e dove vieni travolto da tutto quello che accade intorno. L’allenatore di quel tempo era mister Vincenzo Guarini, uno che mi ha insegnato molto e faceva buttare il ‘sangue’ dai suoi giocatori, in squadra avevamo anche un ex Bari, Caccia, poi Lupo, ma anche altri giocatori come Felice Centofanti, Massimo Agostini, quest’ultimo aveva militato prima nella Roma e poi anche nel Milan, e qualche stagione dopo andò al Napoli. Io, ero e sono sempre stato un difensore arcigno, mi attaccavo all’attaccante e non gli davo respiro, beccavo spesso il giallo per qualche entrata ‘cattiva’ ma sempre nel rispetto delle regole. Un aneddoto? Ricordo con piacere la storica vittoria con l’Inter di Osvaldo Bagnoli, correva il 9 dicembre del 1992. Quel giorno si inaugurava lo stadio ‘Del Conero’, ricordo persino l’arbitro, il signor Bettin. Noi prima del riscaldamento avevamo incrociato i giocatori dell’Inter, da Zenga, Beppe Bergomi, Ferri e tutti gli altri, ed avevano quell’aria che si sarebbero fatti la ‘scampagnata’. Noi ci guardammo tutti negli occhi e ci promettemmo che avremmo venduto cara la pelle. E così fu, terminò tre a zero, con la doppietta di Lajos Detari, giocatore ungherese che parlava poco ma si faceva sentire in campo ed il terzo gol di Lupo. La domenica dopo andammo a San Siro, e perdemmo con doppietta di Papin, forse, abbiamo peccato di costanza, ma davamo sempre tutto in campo”.

Ti ricordo un’altra data, 18 settembre 1993 Bari-Ancona ed in particolare un campionato avvincente come quello cadetto in cui il Bari arrivò secondo e la tua Ancona terminò ottava a soli cinque punti dal Padova, quarto. Il ricordo nello specifico di quella gara e di quel campionato con un alto tasso tecnico di diverse squadre, sei d’accordo?

“Come non dimenticarsi quella data da te citata. Arrivavamo gasati, ed era appena la quinta giornata di campionato. Ma giocammo contro un Bari che anche se non partiva con i favori del pronostico ad inizio stagione, aveva in squadra Joao Paulo, Igor Protti, Sandro Tovalieri, con il quale ad Ancona ci avevo giocato per un paio di stagioni e conoscevo il valore del Cobra. In porta il Bari aveva Alberto Fontana, un grandissimo portiere. Quella partita a fine primo tempo prima Gautieri su rigore, poi Protti ci avevano un po’ tagliato le gambe. Poi il brasiliano Joao Paulo fece la terza rete, ma noi tentammo la rimonta, prima con il nostro bomber Agostini e poi con Caccia, altro vostro ex che però a Bari aveva giocato ad inizio carriera. A prescindere da quella partita, a ritorno ci imponemmo noi per 1-3, quello ricordo come forse il miglior campionato della ‘B’ di sempre. C’errano nella categoria bomber di razza, Battistuta, Pippo Inzaghi, c’era anche un Ascoli molto forte che non riuscì a centrare la promozione, facendo soltanto un punto rispetto a noi. Nel Bari, invece, mi piaceva tantissimo Emiliano Bigica, un regista difensivo caparbio, poi Lorenzo Amoruso. Una serie cadetta che senza nulla togliere a quelle odierne, in realtà era come se fosse una A2”.

Una battuta sul tuo Taranto e quello di oggi trascinato dal bomber Beppe Genchi, nonostante la società rossoblu avrebbe potuto disputare un campionato di vertice mentre, invece, sono al sesto posto e distanti dalla vetta al netto del fermo in campionato e delle decisioni che la Lega Dilettanti, prenderà in merito. Dicci la tua.   

“Il mio ricordo è da ex del Taranto è sempre vivo, vincemmo un campionato dilettantistico di fronte a tanti tifosi. Taranto, come Bari è una piazza che merita altri palcoscenici. Da pugliese, tengo a precisare che tiferò sempre per le pugliesi. Il Taranto, attuale, aveva ricomprato Peppe Genchi, uno dei bomber tarantini più prolifici ed anche in questa stagione ha fatto la differenza sin qua. Poi, avevo letto che per motivi societari era stato messo fuori rosa, ma per volere del tecnico e perché chiarito con la società è stato immediatamente reintegrato. Ecco, forse, dico che è mancata una certa condotta più stabile nella gestione, perché ripeto la tifoseria tarantina e la storia del Taranto non merita di stare nell’inferno della serie dilettantistica, senza nulla togliere alle altre realtà e a chi sta dominando il campionato come il Bitonto”.

Chiudiamo con un tuo post sul tuo profilo social, nella giornata di ieri rivolto all’attaccante del Sassuolo, Ciccio Caputo, distintosi per un bel gesto, lunedì sera e poi proseguito perché ha donato la sua maglia all’asta al fine di aiutare il sistema Sanitario Pugliese. In lui quando lo hai allenato ed avevi selezionato per quel Torneo Regionale, avevi già intravisto tante qualità?

“Grazie per questa domanda perché ci tengo a spendere molto volentieri qualche parola ed il mio ricordo su Francesco Caputo. Ho avuto Ciccio che era un ragazzino ed io allenavo la Rappresentativa delle Regioni, correva la stagione 2005/2006. Lui aveva si vedeva qualità umane, era molto generoso con i compagni, in campo poi un leone. Ricordo, che aveva già i movimenti dell’attaccante, si trovava sempre al posto giusto e momento giusto, un giocatore coraggioso con grande feeling con il gol. Avevo intuito che sarebbe arrivati ad alti livelli, ha sempre fatto la differenza dovunque ha giocato. Sono sicuro che un attento Commissario Tecnico come Roberto Mancino che ho affrontato da giocatore, lo terrà presente per questa Nazionale. Con l’augurio come nel cartellone di Ciccio ‘Andrà tutto Bene’ e che questa situazione termini quanto prima, per ritornare alla normalità.  Pertanto, auguro anche alla piazza barese di ritornare in palcoscenici migliori, Vivarini è un allenatore molto capace e se ci sarà la possibilità di riprendere a giocare, sono sicuro che anche dalla lotteria dei playoff sarà all’altezza di portarvi in trionfo”.

Marco Iusco

 


Pubblicato il 13 Marzo 2020

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