Cultura e Spettacoli

Monsieur Jourdain, ovvero l’Asino

Teatro Forma gremito ai limiti della capienza, venerdì scorso, per il secondo appuntamento di ‘Sorrisi e canzoni’, rassegna di teatro musica e cabaret. In cartellone era un’opera di Molière, ‘Il borghese gentiluomo’, un allestimento della Compagna Calandra per la regia di Giuseppe Miggiano. Dopo il debutto avvenuto il 14 ottobre 1670 al Castello di Chambord, l’opera è stata messa in scena centinaia di volte. Ad ogni allestimento si è accende una gara tra registi a chi più si distingue per originalità. Il che ha spesso aperto la porta a stravolgimenti gratuiti. Le libertà che Miggiano si prende sono ragionevoli. Tra esse spicca il fatto che monsieur Jourdain, il protagonista, cambi nome e diventi il signor Buridano. La novità non cambia la sostanza delle cose poiché Buridano resta quello che è : un parvenu o, come diremmo oggi, un cafone arricchito, le cui ignoranza e vanagloria ne fanno il bersaglio di furbastri e opportunisti. Insomma, il borghese… stupidotto continua ad essere menato per il naso. Ma perché  chiamarlo proprio Buridano?… La mente corre a Giovanni Buridano, filosofo francese del XIV secolo al quale è attribuito un apologo famoso. Tale storiella a carattere allegorico e dai palesi intenti etici e pedagogici, considera il caso di un asino che, posto tra due cumuli di fieno identici e collocati alla medesima distanza dal muso, finisce col morire di fame non sapendo da che parte cominciare. Dunque, Miggiano dà dell’asino a Jordan e non sbaglia. Perché il problema del borghese gentiluomo è il non saper vivere. Egli non sa gestire la ricchezza, non sa rapportarsi al prossimo, non si vuole bene… Un asino. ‘Giustamente’ gli altri lo puniscono. Miggiano sembra voler rappresentare l’ottusa intransigenza di Jordan nel prendere il buono per cattivo e viceversa con asciutte scelte scenografiche e costumiste nelle quali il colore è assente e il bianco e il nero fanno a braccio di ferro. Scelte ‘fredde’ che in qualche modo strizzano l’occhio a Brecht, specie nel collocare gli attori non impegnati siedono su un praticabile a vista in attesa di entrare in scena ; la soluzione funziona fino a quando i ‘panchinari’ osservano la necessaria immobilità. E invece… Dicevamo prima di alcune libertà. Senza stravolgere alcunché, Miggiano lavora su qualunque spunto comico, aprendo all’occorrenza siparietti comici di vago colore partenopeo e prossimi alla gag da avanspettacolo. Una messinscena molto ben accolta dal pubblico. – Prossimo appuntamento di rassegna, venerdì 20 dicembre con ‘Gospel’. In cartellone il Wanted Chorus diretto da Vincenzo Schettini.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 27 Novembre 2019

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