Cronaca

Novità di Vendola per la giunta, ma non per i metodi

Il preannunciato rimpasto della giunta regionale da parte del governatore, Nichi Vendola, è stato reso noto ieri. Ben cinque i volti nuovi che da ora innanzi affiancheranno il presidente Vendola nell’esecutivo pugliese e sei, invece, quelli degli assessori appena licenziati. Ma le novità non sono soltanto per i nomi dei  cinque nuovi componenti della giunta, che è stata in parte rinnovata anche per le deleghe, poiché il numero complessivo degli assessori è stato ridotto da 14 a 12. La parità di genere nell’attuale esecutivo, come per il precedente, è stata pienamente rispettata,visto che la rappresentanza femminile per metà dei componenti è stata mantenuta. Tra le novità più eclatanti del rimpasto c’è sicuramente la nomina dell’assessore all’Urbanistica, Angela Barbanente, alla vice-presidenza al posto di Loredana Capone (Pd), a cui è stata confermata solo la delega allo Sviluppo economico. Il neo vice di Vendola, come è noto, ricopre sin dal 2005 il delicato incarico all’Urbanistica ed è uno dei nomi esterni in quota al Presidente, che ha sempre mantenuto la Barbanente in quel ruolo. Però, ora, con la nomina pure a vice dell’esecutivo, Vendola conferma che la responsabile della delega all’Urbanistica è uno degli assessori di cui si fida maggiormente. Un’altra eclatante novità è la nomina del capogruppo regionale del Pd, Antonio De Caro, neo eletto alla Camera, che ottiene due importanti deleghe, Trasporti e Opere pubbliche, precedentemente affidate rispettivamente a Guglielmo Minervini e Fabiano Amati, entrambi del Pd. Minervini ha mantenuto il posto in giunta, ma con deleghe di minor peso (Politiche giovanili, Sport e Protezione civile), mentre Amati è fuori dal nuovo esecutivo. In questo caso la partita è tutta interna al Pd pugliese, che ha spodestato Amati, portando De Caro in giunta, per liberare il posto alla Camera al primo dei non eletti, il dalemiano di ferro Friz Massa, che così approderebbe in Parlamento al posto del capogruppo regionale del Pd, momentaneamente promosso assessore, in attesa delle comunali del 2014, quando potrebbe essere candidato a Bari alla poltrona di Primo cittadino. Le altre novità per i nomi sono: Rosa Stanisci (Pd), parlamentare uscente, che ora entra in giunta regionale da esterno, con delega al Personale; Leo Caroli (Sel), nominato assessore al Lavoro, che subentra in consiglio regionale al posto del brindisino Tony Matarrelli, recentemente eletto deputato nelle fila del Sel; un esterno è stato scelto anche per l’assessorato all’Agricoltura, il foggiano Fabrizio Nardoni, in quota al gruppo de “La Puglia per Vendola.” Ruolo, quest’ultimo, in precedenza ricoperto dal leccese Dario Stefano, unico eletto al Senato in Puglia per il Sel. Una ragguardevole sorpresa di rilievo politico è invece la nomina al Bilancio del foggiano Leonardo Di Gioia (gruppo Misto), eletto alla Regione il 2010 nelle fila del Pdl, che ora assumerà l’assessorato retto in precedenza dal tarantino Michele Pelillo (Pd), promosso alla Camera nelle politiche. Di Gioia è il rappresentante del raggruppamento montiano che dovrebbe costituirsi nell’Aula di via Capruzzi, non appena almeno un altro consigliere si unirà allo stesso Di Gioia e all’ex fittiano Francesco Damone , a suo tempo eletto nelle fila de “La Puglia prima di tutto.” Questi ultimi, infatti, avevano già alle politiche preso le distanze dallo schieramento di centrodestra in cui erano collocati. E proprio l’ingresso nell’esecutivo regionale della rappresentanza montiana ha scatenato le dure critiche a Vendola delle forze all’opposizione in consiglio regionale. Accuse che nei confronti del governatore sono politiche, per le evidenti contraddizioni di linea tenute dal partito di Vendola, il Sel, a Roma rispetto alle scelte poi effettuate dallo stesso partito in Puglia, mentre nei confronti dei consiglieri eletti nel centrodestra, ora unitisi alla maggioranza per ragioni di poltrone, sono essenzialmente personali. Infatti, il capo delle opposizioni, Rocco Palese (Pdl), ha definito il nuovo esecutivo come “Una squadra non da combattimento, ma per la sopravvivenza”, mentre altri due esponenti del Pdl, Nino Marmo e Lucio Tarquinio, hanno accusato di trasformismo il neo assessore al bilancio, Di Gioia, ricordando le critiche che quest’ultimo muoveva fino a qualche mese fa dalle fila dell’opposizione alla maggioranza proprio sulle politiche regionali di bilancio. Però, le polemiche maggiori sono scoppiate all’interno della maggioranza di centrosinistra, in particolare del Pd, dopo la rimozione dalla vice presidenza della Capone, il licenziamento di Amati e dell’assessore esterno Marida Dentamaro, pure in quota Pd, oltre che del depotenziamento di Minervini e del super assessorato affidato a De Caro. Malcontenti e sorprese che per alcuni esponenti del Pd potrebbero essere reali, ma che per altri potrebbero verosimilmente essere solo una farsa. Nessuna presa di posizione critica a Vendola si è finora registrata per l’estromissione dall’esecutivo dell’assessore esterno Maria Campese, che nel 2010 era stata cooptata in rappresentanza dei Verdi e di altre frange della sinistra estrema, come i Comunisti italiani e Rifondazione comunista che, pur non avendo ottenuto alcun seggio in Puglia alle regionali del 2010, avevano comunque contribuito alla vittoria di Vendola. Una vittoria che ora, alla luce del rimpasto in giunta, consente di nominare assessore un consigliere che non aveva combattuto Vendola e lascia fuori chi gli aveva dato i voti per vincere. In definitiva, il governatore pur di allargare la sua coalizione, ha spostato il suo asse politico più a destra, allontanandosi in modo clamoroso a sinistra dalle sue forze d’origine. Un’evidente inversione di rotta che sicuramente, e comunque, per Vendola produrrà non poche critiche, soprattutto nella sua base elettorale. E non solo.     

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 14 Marzo 2013

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