Cronaca

Pacco celere, pacco ordinario… Ma come parli?

Il prestito linguistico è fenomeno naturale nell’evoluzione di una lingua. L’italiano, difatti, attinge da tempo dal vocabolario inglese. Ma la diffusione planetaria dell’inglese, unita al potere della comunicazione mediatica, ha in questi ultimi trent’anni allargato il fenomeno sino all’abuso. Sicché, vuoi per snobismo, vuoi per esterofilia o provincialismo, l’italiano si ritrova inflazionato da una quantità crescente di anglicismi la maggior parte dei quali viene impiegata gratuitamente, specie nella realtà aziendale. In un’impresa ‘seria’ non si parla di riunione, gestione, finanziatori, traguardo e risorse umane, bensì di briefing, management, sponsor, target e human resources. L’inquinamento non è limitato al solo mondo degli affari; il nostro Governo non ha più un Presidente del Consiglio: ora c’è il premier. Anche lo ‘stato sociale’ è defunto, scalzato dal welfare. Nel quotidiano più spicciolo le cose non vanno meglio: l’elaboratore è stato sostituito dal computer (ora solo ‘pc’); i ragazzi si sono stancati di farsi autoscatti e perciò ripiegano sul selfie; a tavola il sano medaglione (la polpetta di carne macinata e pressata) ha ceduto il posto all’hamburger; le ragazze non si fanno più belle, perciò basta col trucco avanti col make up. E se ti serve qualcosa non hai più un punto vendita dove rivolgerti, ti devi contentare dell’outlet. Il treno Italo corre più forte di tutti perché privo di capotreno; adesso il biglietto (pardon, il ticket) lo controlla il train manager… E quelle altre buone carni dei giornalisti? incapaci di confezionare notizie o di procurarsi un colpaccio, ora sono diventati buoni solo a sparare news o a scovare scoop. Nel dire questo non si vuole tessere un elogio indiretto a Starace, il ‘bonificatore’ in camicia nera della lingua italiana per il quale sandwich, croissant, film e bar andavano sostituiti con tramezzino, cornetto, pellicola e mescita. Né si vuole, tornando al giorno d’oggi, scivolare nel ridicolo proponendo un ‘badacani’ a dog-sitter o ‘privatezza’ a privacy. E’ però irritante che chi oggi faccia ingresso in un ufficio postale per spedire un pacco debba rischiare una brutta figura se domanda la differenza di prezzo fra pacco ordinario e pacco celere, ovvero se si esprime come un buzzurro. Il mondo va avanti, progredisce, sicché il cliente dell’era globale può scegliere tra Delivery Express, Delivery standard, Delivery Globe, Delivery Europe, Delivery international Express, Delivery web… In altre parole Poste Italiane non trasporta più, né consegna, distribuisce o recapita: si occupa di ‘delivery’. C’è un limite a tutto. Un’azienda vestita del tricolore (‘Poste Italiane’…) non dovrebbe farsi allettare dal marketing al punto da smarrire la dignità delle origini e i fondamentali della chiarezza e dell’accoglienza.

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 30 Novembre 2021

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