Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Amelia Rosselli (III parte)

Pochi grammi di poesia al giorno  per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Nel 1948, Amelia Rosselli si sposta a Firenze e inizia a tradurre dall’inglese per la casa editrice Edizioni di Comunità. Ma lo stress del lavoro, la morte della madre ed i suoi studi intensi, le causano un esaurimento nervoso. Nonostante i suoi problemi,  continua a studiare musica ed etnomusicologia, ed inizia un’amicizia intensa con lo scrittore Rocco Scotellaro, che in seguito le presenta Carlo Levi. Continua a dedicarsi a studi letterari e filosofici e frequenta  gli ambienti letterari romani e gli artisti che avrebbero successivamente dato vita all’avanguardia del Gruppo 63. Negli anni sessanta si iscrive al PCI e inizia a pubblicare i suoi testi principalmente su riviste, attirando l’attenzione di Zanzotto, Raboni e Pasolini.

Ho venti giorni

per fare una rivoluzione: ho

altri venti giorni dopo la rivoluzione

per conoscermi

mio piccolo diario sentenzioso

Ho

Tana per

le fresche menti

le parole,

un pugno

chiuso le garantisce

la mia più imbattibile ragione d’essere.

 

Il nemico le strappa le vesti

la felicità è un micro-organismo nell’interno

dell’infelicità

 

nel cimitero

non sa smettere di essere felice.

 

da “Appunti sparsi e persi” (1966-77)

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte

 


Pubblicato il 31 Marzo 2022

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