Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Mario Luzi (III Parte)

Pochi grammi di poesia al giorno  per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Nel 1945 Mario Luzi ritorna a Firenze e in questa città insegna al liceo scientifico. Sono di questo periodo alcune importanti raccolte poetiche: nel 1946 Un brindisie nel 1947 Quaderno gotico che rappresenta un momento di transizione dove si affaccia l’idea che l’amore potrebbe vincere la solitudine del soggetto poetico, ma resta solo una mera speranza. Superata la soglia dei quarant’anni, il poeta toscano inserisce nei suoi versi molte note esistenziali, fa un bilancio,spesso amaro, della propria esistenza, descrive i paesaggi dei posti dove vive o dove si reca che divengono simbolo dei suoi stati d’animo e della sua vita.

 

Rughe

L’anima assente, ovunque mi rivolga
è un rigore che assidera le forme
nel vuoto dello sguardo,
l’uomo, un muto consistere d’aspetti
nell’eterna imminenza,
il perenne variare delle fonti.
Un incerto sorriso dissimula il terrore
ed esala fra i denti neghittosi
e morbidi l’oscuro sogno umano.
Sospiri ciechi, aneliti,
volti non più istigati fra i muri e fra le piante.
Le labbra lente macerano antichi veleni
nell’effimero blu della campagna.
Stanno i corpi pazienti,
cresce la sera arborea fra le nubi
e l’universo è incolume fin quando
da una buia ferita una creatura
mutata in ombra prenda a singhiozzare.

da Un brindisi 1946

 

 

Aprile-amore

Il pensiero della morte m’accompagna
tra i due muri di questa via che sale
e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di primavera irrita i coloni,
stranisce l’erba, il glicine, fa aspra
la selce; sotto cappe ed impermeabili
punge le mani secche, mette un brivido.

Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
che in un turbine chiaro porta fiori
misti e crudeli apparizioni, e ognuna
mentre ti chiedi che cos’è sparisce
rapida nella polvere e nel vento.

Il cammino è per luoghi noti
se non che fatti irreali
prefigurano l’esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono divenuto
che m’aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole!

E’ incredibile ch’io ti cerchi in questo
o in altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un’età, la mia,
che s’aspetta dagli altri
quello che è in noi oppure non esiste.

L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
e inlui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.

 

da Primizie del deserto1952

 

 

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 24 Febbraio 2022

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