Cronaca

Parco della Giustizia: i giudici d’appello rinviano la decisione

Continua la battaglia legale per la costruzione della cittadella della giustizia di Bari all’interno di un parco allocato all’interno di un’area ex militare con oltre trecento alberi di pregio che gli ambientalisti -costituiti in comitato civico e difesi dall’avvocato Lofoco del foro di Bari – hanno fermamente deciso di tutelare. Ed ora, dopo il Tribunale amministrativo regionale di primo grado, il consiglio di stato ha respinto la istanza cautelare contenuta nel ricorso del Comitato “Per un Parco Verde di Quartiere alle ex Casermette: Capozzi e Milano”, assegnando per la discussione del merito del giudizio di secondo grado a un’altra sezione dello stesso CdS, esperta in urbanistica e ambiente. Dunque, ancora in attesa le associazioni ambientaliste che, come detto, si sono costituite contro il progetto del nuovo parco della giustizia a Carrassi, a Bari. Il 22 agosto scorso i giudici amministrativi in primo grado avevano ritenuto il ricorso inammissibile e le associazioni avevano deciso di ricorrere in appello ed ora, con la sentenza dell’altro ieri (Presidente Luciano Barra Caracciolo; estensore Stefano Fantini) il Consiglio di stato ha respinto l’istanza cautelare e condannato i ricorrenti a rifondere le spese al Comune (per 2 mila euro), ma rinviato per la discussione nel merito del giudizio che dunque dovranno ancora definire i giudici di Palazzo Spada. “L’invocata misura della sospensione dell’esecutività della sentenza appellata – scrivono i giudici di appello – non appare assistita, nella comparazione dei contrapposti interessi, dall’attualità del pregiudizio degli appellanti, a fronte del preminente interesse nazionale alla realizzazione dell’opera, finalizzata all’efficientamento delle strutture giudiziarie”. A questo punto bisogna ricordare che l’area delle due caserme, della estesa superficie di oltre 140mila mq, è interamente destinata dal vigente P.R.G. comunale a “Verde di Quartiere ”, la cui concreta sistemazione a verde è rimasta gravemente inattuata, da parte del Comune di Bari, da quasi mezzo secolo e cioè dalla data del P.R.G. che risale al lontanissimo 1976. Allorquando l’ing. Quaroni, estensore del P.R.G., aveva assegnato alla “intera area” delle due caserme la destinazione a “Verde di Quartiere”, per assicurare le “quantità minime inderogabili” di “Verde per abitante”, prescritte dalla legge nazionale a tutela del “diritto alla salute” dei residenti nel quartiere. Il P.R.G. Giova ancora rammentare, “aveva dovuto” destinare a “Verde di Quartiere” l’intera area delle due caserme, nonostante all’epoca le stesse fossero in piena funzione e operatività. E ciò, perché non vi era alcuna altra possibilità di reperire, all’interno di quel quartiere, aree idonee e disponibili da destinare a tale scopo. E fatto sta che adesso, da oltre 10 anni, le caserme tra via Fanelli e Alberotanza sono state liberate dai militari e sono state dismesse e rese disponibili, essendo sorto, così, già da allora l’obbligo del Comune di Bari di acquisire, “immediatamente”, la disponibilità di dette aree e di attrezzarle, concretamente e validamente, sin da allora, a “Verde di Quartiere”. Quel che è accaduto è ancora materia di approfondimento di giudici e avvocati.

Francesco De Martino


Pubblicato il 12 Novembre 2022

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