Cultura e Spettacoli

Pasqua, riproduzioni in scala

Oggi è l’ultimo giorno per apprezzare il diorama pasquale curato da Giuseppe Di Bello col contributo di Antonietta Latorre e in esposizione al Centro Studi Valerio Gentile di Fasano, in Largo San Giovanni Battista 21. Diorama pasquale…?  I diorami – una volta detti ‘plastici’ – sono riproduzioni in scala ridotta di ambienti di vario genere. Vi fanno ricorso architetti, ingegneri, ferromodellisti, curatori museali, praticanti di giochi di ruolo… Anche i presepi sono diorami. A propositi di diorami a carattere religioso, da qualche tempo sta prendendo piede il diorama pasquale. Rispetto a quello natalizio il ‘plastico’ di Pasqua presenta una possibilità di rappresentazione moltiplicata decine di volte. Perché mentre il presepe si riduce alla sola riproduzione della Natività, al più inserita in un contesto allargato di montagne, stagni, ruscelli, case, botteghe, gente al lavoro e greggi al pascolo, il diorama pasquale, invece, si presta a tutte le scene che il tradizionale itinerario della Passione suggerisce. Per cui si può andare anche oltre i canonici quattordici quadri della Via Crucis (che possono diventare quindici riproducendo la Resurrezione) considerando le scene dell’Ultima Cena, la cattura, l’incontro con Erode, quello con Pilato, la flagellazione… Attenzione però,  se un presepe si arrangia sempre, col diorama pasquale non si scherza : o lo si costruisce badando al minino dettaglio (e senza badare a spese), oppure è meglio lasciar stare. Il primo ostacolo è la materia prima. Sotto Natale pastori, Bambinelli, angeli, Magi e pecorelle si trovano a profusione, anche sulle bancarelle e a costo vile. Al contrario, la statuina di un soldato romano, di un apostolo o di Cristo sotto il peso della croce le trovi solo nei negozi di articoli religiosi. E che prezzi. Non basta : L’industria può sfornare tutte le Grotte della Natività che si vuole, non l’orto del Getsemani, il Cenacolo, il palazzo di Erode, quello di Pilato… Per quelle ‘locations’ il fedele devi metterci del suo, deve inventare, mettere mano, dedicarsi… Mica facile, anche per assenza di tradizione fai-da-te. Né pensi il fedele di cavarsela acquistando un diorama bell’e fatto, rivolgendosi ad un appassionato di queste cose e disposto a mettere sul mercato i propri pezzi. Quanti sono disposti a prosciugare il portafogli? Il diorama pasquale è fenomeno relativamente recente, eppure circolano già dei capolavori. Parliamo di pezzi unici, inseriti in cataloghi, quotati migliaia di euro, persino premiati. Diverrà tendenza il diorama pasquale? Preferiremmo di no e per una questione di qualità. Perché ciò vorrebbe dire, prima o poi, spalancare la strada a riproduzioni in materiale scadente e in milioni di esemplari di Orti, Cenacoli, Flagellazioni… E, in guardia, potrebbe giungere un altro colpo dell’industria : il diorama pasquale ‘a puntate’, quello che si assembla fascicolo dopo fascicolo recandosi per mesi dal giornalaio a comprare ora il tavolo dell’ultima cena, ora la statuina del fariseo ingiuriante, poi l’asinello sul quale Gesù fa ingresso a Gerusalemme, quindi l’ulivo del Getsemani, la ghiaia della Via Crucis… Dopo la banalità natalizia, ci venga almeno risparmiata quella pasquale.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 19 Aprile 2019

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