Cultura e Spettacoli

Pentesilea, il mito voltato

Il Mito parla chiaro : Uccisa in duello Pentesilea, Achille ignora d’aver battuto la regina delle Amazzoni fino a quando, secondo l’usanza guerriera, non spoglia il nemico delle armi. Allora scopre la bellezza della Regina e ne resta folgorato. Ma Heinrich von Kleist inverte l’ordine della cose : In preda a un furore cui l’eros non può essere estraneo, la regina delle Amazzoni sbrana l’eroe e perde memoria del suo gesto. Quando le compagne le rivelano la verità, il dolore di Pentesilea esplode : “Ora affondo nel mio petto come in un pozzo e per me scavo un sentimento annichilente… lo tempro nella brace del dolore… lo imbevo del veleno rovente e corrosivo del rimorso… e lo trasformo in un pugnale affilato e appuntito. A questo pugnale adesso porgo il mio petto”. E così muore. Anzi, morrebbe se a questo punto non arrivasse Roberto Corradino. Il giovane teatrante pugliese strappa dal pensiero della Regina il mortifero ‘pensiero annichilente’ e, crudelmente, restituisce la donna agli strazi del rimpianto. Pentesilea non metabolizza il senso di colpa e crolla, si lascia andare, cola a picco senza dignità. Corradino propone una Regina decaduta a clochard. Sciatta, patetica, probabilmente bevuta, essa si trascina nel suo scarno habitat, un vuoto descritto sul palcoscenico da un poligono irregolare, delirando d’Achille e dell’amor perduto. Un Corradino en travesti, ‘carnale’ e ispiratissimo,  perciò meritatamente ripagato dal caldo tributo della platea, racconta il dolore della kentaurin kleistiniana con efficace senso della contemporaneità. Sorprendente la longevità di ‘Perché ora affondo nel mio petto’, una delle più stagionate produzioni della compagnia Reggimento Carri. La ragione può individuarsi nel suo naturale ‘pungere’ lo spettatore, disponendolo alle più personali interpretazioni. Per esempio, in ciò che di fatto è il trans tragicomico offerto da Corradino può leggersi un Achille andato fuori di testa. Torniamo al Mito : uccisa Pentesilea, Achille resta folgorato dalla sua bellezza, piange sulle sue spoglie e Tersite, il più squallido dei Greci, lo deride. Ovvia e feroce la reazione dell’eroe. Ma uccidere Tersite non basta a placare tanto dolore. Non reggendo l’idea che la regina delle Amazzoni non sia più, Achille sceglie di restituirle la vita a costo di rinnegare la propria. Perciò si copre delle sue vesti, calza una parrucca che ne replichi la chioma e quasi un’anima purgante va ramingo e dolente, lontano dal teatro di battaglia, indifferente alla causa achea. Poi il gioco gli prende la mano ed ecco le cose voltarsi come un guanto : Pentesilea piange l’eroe ucciso con le proprie mani… Povero Mito, quante libertà.

Italo Interesse


Pubblicato il 5 Marzo 2013

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