Cultura e Spettacoli

Shakespeare, la notte in più

Durante l’allestimento di un lavoro teatrale può succedere che gli interpreti, una volta calati nei personaggi, si ritrovino quei panni tagliati addosso anche fuori della scena. Sicché, se ordinando i costumi in camerino essi fischiettano le musiche della colonna sonora, nel relazionarsi col prossimo tenderanno anche a proposito delle cose più comuni a mantenere i ruoli assegnati dalla regia, al più stravolgendo goliardicamente le cose ; che è poi il modo migliore di difendersi dalle insidie che al pensiero porta l’invisibile ponte gettato tra finzione e realtà dall’esercizio dell’arte scenica. Insidie che possono divenire gigantesche quando di mezzo si mette Shakespeare, Maestro insuperato del gioco del teatro nel teatro. Ciò, all’incirca, avviene  in ‘La tredicesima notte’ (produzione  : Schegge d’OrtaeT ; scrittura e direzione : Marco De Santis e Massimiliano Urso), un lavoro che giovedì scorso era in cartellone alla Vallisa per ‘Movimenti teatrali’, rassegna promossa dal Piccolo Teatro di Bari Eugenio D’Attoma. Il soggetto coglie una compagnia senza pretese nell’imminenza della prima. Ma Shakespeare scotta sempre e ‘La dodicesima notte’ (cui ironicamente De Santis e Urso aggiungono quella della vigilia del debutto e fanno tredici) rimane testo insidioso ; se a ciò si aggiungono stanchezza, invidia, rivalità, l’influsso inquietante dei personaggi interpretati come si diceva in apertura e dubbi mastodontici sulla funzione del fare teatro nell’era globale, non fa meraviglia che tutto sfiorisca a un passo dal traguardo. ‘La tredicesima notte’ procede lungo due piani che s’intersecano con regolarità. Sul primo scorre il testo scespiriano ben asciugato in frazioni ; sul secondo si snoda altra scrittura : il relativo e coerente dietro-le- quinte del piano precedente, un efficace back-stage che diviene qua e là occasione per qualche J’Accuse. L’azione quindi pendola tra finzione e realtà ; ma siccome tutto avviene su un palcoscenico, la discriminazione si fa ardua. Pur non originalissimo, lo schema drammaturgico funziona. Per cui cattura questo togliersi e mettersi la maschera, questo svelarsi ‘alti’ nella finzione e invece comuni, quasi deludenti nella (presunta) realtà. Fra giusta esuberanza e pathos si muovono i ben applauditi Cesare Pasimeni, Domenico Palmieri, Giampiera Dimonte, Rita Martia e Rosanna Marangelli. Musiche eseguite da Antonello Arciuli. – Prossimo appuntamento di rassegna : giovedì 7 marzo con ‘La Sciammerghe’, un testo di Eugenio D’Attoma che vede Nietta Tempesta protagonista. Nell’imminenza della Giornata della donna, il pubblico femminile godrà di un sostanzioso sconto sul biglietto d’ingresso : appena cinque euro.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Marzo 2013

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