Cultura e Spettacoli

Pillole di attuale sconforto

E’ da tempo che CI Poniamo la seguente Domanda: come mai magistratura, carabinieri, polizia, guardia di finanza aspettano che un capo clan mafioso, ndrino, camorrista racimoli un notevole tesoro tra quote azionarie, beni immobili, attività commerciali ecc., ecc., ecc, per, poi, requisirgli il malloppo maltolto, mal conquistato o acquistato ed arrestarlo, non di rado, con famigli e sodali ? Per accumulare tanto “ben di satana”, il sopraddetto per anni ha dovuto, in prima persona o come mandante, compiere gravissimi reati: estorsioni, grassazioni, rapine, tentati omicidi, omicidi, il tutto nel contesto di associazioni a delinquere minaccianti vasti territori antropizzati. E behh, si attende, forse, la goccia che ha fatto o fa traboccare il vaso per mettere fine a condotte criminali che tante sofferenze apportano a intere comunità, tante lacrime fanno scorrere a singoli Cittadini presi di mira da malavitosi che si sostituiscono a coloro che dovrebbero essere i tutori della Legge, per stracciarLa, irrimediabilmente ? I nostri chiamati in causa CI risponderanno che ciò che appare lentezza nel far tintinnare le manette ai polsi di presunti malnati è, invece, dettato dalla necessità inderogabile di comporre montagne di inoppugnabili prove sì che la presunzione di colpevolezza diventi certezza del malfare da parte di singoli o di gruppi. A tal proposito, vorremmo Ricitare la frase dello storico latino livio, che è diventata un aforisma, sempre attuale, da applicare a situazioni diverse in tempi e spazi diversi: “dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, cioè, “mentre a roma si discute, sagunto viene espugnata”. Mentre la magistratura ordina alle forze dell’ordine, cosiddette, costosissime intercettazioni, riprese con ogni sorta di protesi tecnologiche dei reati commessi, non dai presunti, sebbene dagli indubbi malfattori (ché dopo anni di curatela dei, testé, menzionati, si deve pur arrivare alla convinzione, oltre ogni ragionevole dubbio, della  ineludibile pericolosità di essi!), la campania, ad esempio, diventa una velenosissima discarica a cielo aperto, per permettere, nel contempo, ai camorristi di raggranellare milioni di euro che, una volta ad essi sequestrati, quando e come i misteriosi “grandi vecchi” vorranno, potranno essere utili, anche, all’erario pubblico e non solo. ”Ognie picc formn assej”, traduzione in dialetto calabrese di un Assioma di Esiodo che Giustificava solo l’accumulo modesto di denaro con il risparmio annoso di briciole del reddito da lavoro. Al contrario, le grandi ricchezze dei singoli e degli stati galleggiano su cruente nefandezze: a volte, dei singoli che  si raggruppano in oligarchie autarchiche autoreferenziali, identificandosi con gli stati (gianni agnelli  era solito emettere grugniti, affermando che ciò che fosse utile, andasse bene alla, per la fiat, era utile, andava bene all’italia, per l’italia: lo sviluppo banditesco, ad esempio, del trasporto su gomma delle persone e delle merci, mettendo tra parentesi le grandi possibilità di movimento di esse su rotaia, lungo i fiumi navigabili e le “autostrade marine”); a volte, degli stati (le classi, caste egemoni di essi, ovviamente) che si servono di oligarchie, di clan, di “gentes”, alla stregua di “bravi” manzoniani, “incettanti” immense risorse patrimoniali e quantità, altrettanto, immense, di denaro, non depositabile sotto i mattoni delle loro faraoniche dimore o sotto i materassi dei loro regali letti, ma nelle banche centrali e nelle banche private, ufficiosamente, autorizzate a  ripulire ciò che è sporco di sangue e, oggi, nell’italietta, anche di veleni; così riciclato, esso diventa qualcosa di gestibile da chi lassù “puote ciò che vuole”. O nostro caro Lettore, “capisc a NOI!”, da ciò che abbiamo Denunciato si comprendono le lunghe latitanze, sotto il culo delle forze dell’ordine, di riina, di provenzano e, buon ultimo, di mesina denaro. Riina, per anni, dovunque,  ricercato, era a palermo, ben piazzato in una villa; ogni giorno da essa usciva, dal suo autista accompagnato, per le quotidiane domestiche “incombenze” alla luce del Sole, dopo che in quelle notturne aveva avuto modo di inseminare la moglie per procreare una cinquina di figli da battezzare, da somministrare, poi, ad essi i primi sacramenti, da iscrivere a scuola. Dopo una ventina d’anni i solerti segugi, che sapevano, perfino, quante volte il riina frequentasse il familiare orinatoio, decidono, magari su pressioni di dignitari di “cosa nostra”, che riina dovesse passare lo scettro a provenzano, pensionandolo in qualche “albergo” dello stato. E incomincia la medesima manfrina con provenzano: il “minculpop ombra (ministero della cultura popolare) incomincia a produrre veline per i media servacci: “Ma dove s’è ficcato provenzano, in quale bosco è volato l’uccello ?” E  l’uccello dopo 43 anni viene pescato a suon di trombe e tromboni in una masseria a pochi chilometri dal centro di corleone, ove i suoi scagnozzi, giornalmente, gli recavano biancheria pulita, cibo preparato dalla di lui fedele metà, sicuri che gli infedeli servitori dello stato, presenti nel paesone siculo, non potevano non essere sordi alla “vox populi” che indicava nella masseria il “bunker”, diciamo, dell’ ambito da lunga pezza. Pensionato il provenzano, siamo sicurissimi che fra non molto arriverà il turno del suo successore, di quel mesina denaro, foscoliana “upupa” da ben 24 anni. Gia i “media” stanno incominciando a preparare l’opinione pubblica, sempre, ispirati dal “minculpop” ombra: ”Ma sì, o popolo bue, non ti preoccupare che si sta facendo terra bruciata intorno al mesina; hanno arrestato, perfino, la sorella e il nipote; la sua cattura non potrà essere un affare da “kalendae” greche”. E così sarà! Già i “media” stanno tirando fuori tutti i più chiassosi strumenti a percussione per reclamizzare ”in urbe et in orbe” la cattura del capo mafioso, ormai, decisa. Da chi ? Certamente, non ci vuole la zingara per appurarlo! Comunque, siamo certi, solo a voler prestare fede ai resoconti ragionieristici dei media, grilli parlanti del “chi”, dalle mesinate ladronerie, per usare un eufemismo, tanti sesterzi gli sportelli bancari ufficiali e ufficiosi dello stato hanno  incamerato. Abbandoniamo, costernati, per non dire, disgustati, stomacati, nauseati, le profanate itale sponde, di montiana memoria, e, sull’onda di notizie, dai media forniteCI, siamo sbattuti negli “states”, per schifarCI di essi. Cosa di innominabile succede in essi ? Ecco il laconico elenco: dopo 24 anni rinchiuso nel braccio della morte di una prigione di uno stato statunitense, viene giustiziato un condannato con un’iniezione letale; in un altro stato statunitense la condanna non può, per il momento, essere eseguita ché al boia mancano le medicine letali. Se esse non potranno essere recuperate, ché le case farmaceutiche europee, produttrici di siffatte moderne “cicute” per endovena, al boia rifiutano, si procederà a giustiziare il condannato con la sedia elettrica o con la fucilazione. Obama e putin ? Certo che siamo messi proprio male! Sette miliardi di uomini che dipendono dagli umori di due omuncoli, portatori di interessi di lobby, nazionali e transnazionali, che li hanno espressi. Che siano bianchi o “abbronzati” i presidenti degli “states” scorazzano per il mondo per imporre a chicchessia la volontà  del centro dell’impero. A renzi, con il plauso di napolitano, senile fan dei capi d’oltre atlantico (ma c’è chi giura che tale fu, eziandio, da giovane pciniano), obama ha “consigliato” di onorare l’acquisto dei costosissimi ”f35”; in seguito, ha minacciato, in visita ai vassalli italiettini, putin di far intervenire la “nato”, se l’oligarca russo non la smetterà di infastidire i futuri valvassini obaniani dell’ l’ucraina, in gran parte abitata da gente di cultura e di ascendenze russe. Una minaccia, quella di obama, che è un assoluto “motu proprio”, che egli non avrebbe potuto e dovuto pronunciare in quanto la “nato”, sia pure, formalmente, è un’organizzazione per scopi di difesa militare dei paesi che ad essa hanno deciso di aderire su di un piano di rispetto reciproco e di pari dignità. Quindi, a parte il fatto che le milizie della “nato” possono essere usate, solo, nel caso che un paese membro di essa sia attaccato da un nemico individuato, nessun capo di un paese membro di essa può annunciare l’inizio di operazioni militari, senza l’espressa deliberazione degli altri paesi, membri di essa. Ma obama non s’è fatto mancare niente e, conscio di essere l’inquilino, pur provvisorio, della “casa bianca”, ha mostrato come un bush qualsiasi, i muscoli del più forte, militarmente. Torniamo sulla penisola italiettina: sono innocenti i ”bambini” piccolo – borghesi ? Nooo! Sono, potenzialmente, ma, anche, in atto, talvolta. avanzi di galera, come i loro padri, le madri, le nonne, i nonni. Un branco di adolescenti, non importa quale sia la zona dello stivale che, maledettamente, diede loro i natali, hanno massacrato (molto probabilmente, il ragazzino perderà la vista da un occhio) di botte un loro pari d’età, reo per loro di essere di “derma” nero. Nei sussidiari di scuola elementare, Parliamo di 65 anni fa, l’italietta era descritta come il “giardino d’europa”. Ora chi avrà, ancora, il coraggio di etichettarla, come i nostri Antichi di essa s’inorgoglivano ? Noi, indegni nepoti, chi pensando alla vittoria della sua quadra del cuore, chi alla sciata sul tonale, chi alle sconfitte delle ferrari, abbiamo permesso che le mafie, prodotte dalla nostra incultura dell’indifferenza, come vissuto nell’orticello famigliare, di essa dissestassero l’equilibrio idrogeologico con speculazioni edilizie dissennate e l’avvelenassero a macchia di leopardo. A parte la campania, in questi giorni abbiamo saputo che 700mila abruzzesi hanno bevuto acqua avvelenata in quanto per anni la “montedison”, industria chimica, ha sversato nel fiume pescara innumerabili quantità di liquidi tossici, che hanno inquinato le falde acquifere, poi, finiti in mare. Ah, se potesse alzare la testa il Gabriele che nella Poesia “I Pastori” Cantava: “…i miei pastori /… /…/scendono all’Adriatico selvaggio /che è verde come i pascoli dei monti”. Infine, quasi stricnina sulla torta, che rende l’acqua non più potabile di tanti quartieri della ex “caput mundi”, “ecce” il declino culturale che non rispetta neanche le più alte istituzioni della, ormai, malandata italiettina repubblica. “Sarò breve e circonciso”, “No! Si dice sarò breve e coinciso”. “Ecce” l’alato dialogo di qualche giorno fa tra un deputato italiettino e il presidente di turno della camera dei deputati! “Amen!”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it  


Pubblicato il 1 Aprile 2014

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