Cultura e Spettacoli

Professore senza laurea, però…

Era nota, prima, come Piazza Borsa, per la presenza del monumentale Palazzo della Borsa (vedi immagine). Ma siccome sulla stessa superficie si affaccia l’edificio dove nella seconda metà dell’Ottocento visse Giovanni Bovio, ora la piazza è intitolata a quel filosofo e parlamentare. Un omaggio così non glielo ha dedicato nemmeno Trani, dove il Nostro nacque il 6 febbraio 1837, dunque esattamente 183 anni fa (ma nella città natale gli sono state intitolate una via e la Biblioteca Comunale). Napoli si è manifestata più grata per il fatto che Bovio vi visse dal 1869 fino alla morte, avvenuta il 15 aprile 1903. Perché abbandonò la Puglia? A otto anni di distanza dall’Unità d’Italia, Napoli per le genti del Mezzogiorno  restava ancora la capitale, la città dei sogni dove era possibile completare gli studi, fare fortuna, godersi la vita. E la vita con Bovio era stata avara in quel di Trani. ancora Va però detto che il Nostro ci aveva messo parecchio del suo. Pur dotato di ingegno vivissimo, Bovio non seguì un corso regolare di studi a causa della natura ribelle e insofferente. Il che, nonostante la vastissima erudizione da autodidatta, gli impedì di trovare un posto di lavoro consono al suo talento. Premette per ottenere una cattedra di Liceo ; ambiva ad una sistemazione economica per potersi dedicare ad un lavoro filosofico di grande ambizione : ‘Il Verbo novello, sistema di filosofia universale’. La mancanza di un adeguato titolo di studio frustrò le sue speranze.  Ugualmente il giovane Bovio attese alla stesura dell’ambizioso progetto, che riuscì a pubblicare a Bari nel 1864 col sostegno economico di alcuni amici. Apprezzato da molti esponenti della cultura, il libro regalò a Bovio una certa notorietà, al prezzo però dell’ira del Vescovo, che lo scomunicò. L’anatema pesava ora come una maledizione : Invano a Bari concorse nel 1866 per un posto di bibliotecario e nel 1867 per una cattedra di diritto penale. Dovette ripiegare sull’attività di insegnante privato. Alla lunga, esasperato, emigrò a Napoli. Nell’ex capitale, continuò a dedicarsi all’insegnamento privato, collaborando a La Rivista Partenopea e Il Popolo d’Italia. Ancora bussò alla porta della scuola, questa volta del Liceo Principe Umberto : ancora la scuola gli sbarrò il passo. Ma nel 1872, per interessamento del giureconsulto Luigi Zuppetta, presso il cui studio aveva prestato la sua opera, Bovio ottenne la libera docenza in filosofia del diritto presso l’Università, previo superamento di un esame (non si era ancora laureato). Da quel momento divenne uno degli insegnanti più amati dell’Ateneo napoletano. Ma i guai del docente senza laurea non erano finiti : Nel 1875, a seguito di una riforma dei regolamenti universitari, la cattedra di Bovio entrò in discussione. Fu raggiunto un compromesso : Bovio avrebbe sostenuto un esame per ottenere la qualifica di “professore privato con effetti legali”. Nel timore che la Commissione giudicante si rivelasse ostile (Bovio aveva qualche nemico per le idee repubblicane ed anti monarchiche che professava), una folla di studenti occupò la sala d’esame per sincerarsi dell’onestà delle cose. Bovio superò la prova e un uragano di applausi accolse il successo.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Febbraio 2020

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