San Paolo: Ortopedia in emergenza continuata, nonostante i turni supplementari
Da ospedale a misura di ammalato, a struttura fantasma. E’ la triste storia dell’ospedale San Paolo di Bari, dove a fronte di reparti (al massimo uno-due, purtroppo) all’avanguardia, c’è una situazione generale a dir poco esplosiva, una continua emergenza nell’emergenza, a fronte di un bacino di utenza da “coprire” che spazia da tutta l’area nord di Bari a grandi e popolosi comuni dell’hinterland privi di qualsivoglia presidio di soccorso, è la tesi di chi è costretto a occuparsi dell’ultimo, grande nosocomio costruito a Bari una ventina di anni fa, dopo altri vent’anni di attese e pene. Eppure in queste settimane i padroni delle ferriere che si occupano di sanità alla Regione Puglia stanno ancora dipingendo l’ospedale del San Paolo come fiore all’occhiello della sanità pugliese: e se questo è in parte vero, lo si deve solo all’enorme sacrificio quotidiano del personale medico e paramedico. Cominciando da chi lavora nella prima linea del pronto soccorso, dove vige la ferrea regola del “fai da te”, spesso mettendo a repentaglio la stessa incolumità del personale che appare abbandonato al proprio destino. Ma vogliamo parlare anche degli interi reparti destrutturati? Dell’Ortopedia smembrata e declassata da centro di riferimento a presidio di periferia? Del personale costretto a turni massacranti per assicurare una dignitosa assistenza agli ammalati? Eccolo l’ospedale San Paolo, diviso tra reparti gioiello, spesso doppioni di quelli esistenti al policlinico o al Di Venere, e corsie malandate con tante altre situazioni al limite dell’assurdo. Ma torniamo alla mancanza di personale specializzato, infermieristico e medico, presso l’unità operativa di Ortopedia. La situazione, anche qui, rischia il collasso. A far da portavoce di quest’altra criticità è ora il dirigente sindacale delle RSU/ASL/BA Lello Parisi che ricopre anche l’incarico di segretario aziendale del P.O. San Paolo, che per l’unità di Ortopedia dell’ospedale San Paolo di Bari, dove occorre personale altamente specializzato, chiama ovviamente in causa Asl e Regione. <
Francesco De Martino
Pubblicato il 21 Febbraio 2014